Ordine di sgombero al Gridas, Mirella La Magna: “Resisteremo!”

NAPOLI – È trascorso da pochi giorni il secondo anniversario dell’inaugurazione di FELIMetrò, la stazione della metropolitana a Piscinola dedicata alla vita e alle opere dell’artista e attivista Felice Pignataro, fondatore dell’associazione Gridas di Scampia. Eppure, proprio in questi giorni si profila per l’associazione culturale il pericolo di sgombero. Ne abbiamo parlato con Mirella La Magna, una dei fondatori del Gridas e compagna di vita di Felice, morto nel 2004. Mirella ci accoglie nella sede di Via Monterosa, ha i capelli candidi come la neve, occhi mobilissimi e allegri, sorriso sempre aperto. E’ un fiume in piena e ci racconta la storia del Gridas, il Gruppo di Risveglio Dal Sonno: l’associazione fu fondata nel 1981 da lei, Felice, Franco Vicario e altre persone che volevano mettere le proprie capacità artistiche e culturali al servizio di un risveglio delle coscienze e per stimolare una partecipazione attiva alla Società. Del Gridas notissimi sono i quasi 300 murales di Felice realizzati in ogni parte d’Italia e il festoso Carnevale di Scampia organizzato da trent’anni a cui partecipano associazioni da tutta Italia ed Europa. Il Gridas offre supporto a tutte le realtà in lotta per il rispetto dei diritti dei più deboli, come i disoccupati, gli studenti e altri. Per gli eventi di questi gruppi, Felice realizzava spesso anche estemporanei e geniali striscioni e manifesti in quello che lui chiamava “pronto soccorso culturale”.

Con la morte di Felice, il GRIDAS non ha cessato la sua attività: collabora con le scuole, ospita eventi culturali, promuove un cineforum gratuito settimanale, rappresenta da sempre un punto di riferimento per numerose realtà che operano a Scampia e in altre parti di Napoli. La presenza del GRIDAS ha sicuramente sottratto i locali alla camorra, che in territori molto problematici come Scampia è solita appropriarsi dei luoghi abbandonati per destinarli ai propri traffici.

Mirella ci racconta di quando lei e Felice, provenienti da esperienze di attivismo alla fine degli anni ’60, si trasferirono in questo primo nucleo di edifici INA Casa, che poi sarebbe diventato il cuore di Scampia. Inizialmente i locali erano gestiti dai comitati degli inquilini che diedero il permesso a Felice e Mirella di svolgervi le loro attività, cosa che loro hanno fatto indisturbatamente negli anni, fino a quando nel 1981 hanno fondato il GRIDAS. Attualmente i locali sono di proprietà dell’Istituto Autonomo Case Popolari, che non si è mai curato della loro manutenzione né delle loro condizioni. Periodicamente i vertici dell’IACP, Ente attualmente commissariato, hanno un sussulto di memoria e sembrano ricordarsi della sede del Gridas, che sembra non abbiano neanche avuto cura di accatastare né di attribuire legalmente all’associazione come negli anni aveva cercato di ottenere Felice, e ne ingiungono lo sgombero con tanto di denunce penali e civili ai responsabili delle associazioni per “occupazione abusiva”.

Mirella La Magna, cosa vuole farne dei locali lo IACP?

«Uffici per i propri dipendenti.»

Mirella racconta che è intervenuto al riguardo anche il Sindaco Luigi De Magistris, proponendo allo IACP di scambiare questi locali con quelli di un asilo abbandonato situato alla Villa Comunale di Scampia, in posizione più agevole rispetto alla metro, cosa non da poco per i dipendenti dell’Ente. Ma lo scambio si è inceppato a causa delle solite pastoie burocratiche.

Non è la prima volta che tentano di sgomberare il Gridas. E’ accanimento?

Mirella non risponde, ma sorride sorniona. Le pareti sono ricoperte dai murales: coloratissime visioni tramite le quali Felice parodiava le storture del mondo, ma sognava anche utopie colorate in cui la speranza ha stabile diritto di cittadinanza, come la “Costruzione dell’Uomo Nuovo”. Impossibile ora immaginare questa stanza dalle pareti variopinte, gremita di tante particolarissime opere d’arte come il “televisore a mano”, svuotata, con le pareti ridipinte di un grigio tonalità uffici. No, non si può, questo è un vero e proprio museo.

«Preferisco chiamarlo luogo della memoria storica.», aggiunge Mirella

Cosa può accadere?

«Se andiamo al processo civile c’è il pericolo di sfratto», e per un attimo gli occhi di Mirella brillano di timore.
Dunque cosa farete?

«Resisteremo, anche questa volta. Abbiamo il sostegno delle gente!».

By Riccardo Bruno

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