Nazioni Unite. Russia e Stati Uniti ai ferri corti sulla questione siriana

NEW YORK – Negli ultimi tre giorni la tensione è salita alle stelle sulla questione del conflitto Siriano. In seguito all’attacco sabato sera degli Stati Uniti a una base militare governativa Siriana, un bombardamento a un paese sovrano che ha provocato la morte di 90 militari nella zona di Dayr az Zor, la controffensiva mediatica occidentale punta il dito contro la Russia, accusandola di aver attaccato un convoglio umanitario di UNHCR nella città di Aleppo. Accuse rispedite al mittente, con tanto di prove satellitari che evidenziano un pick-up dei ribelli sostenuti dagli USA, dotato di mortaio, correre e dunque nascondersi dietro il convoglio di aiuti delle Nazioni Unite. Al momento è in atto un faccia a faccia alle Nazioni Unite, perché le potenze interessate nel conflitto sono ancora distanti da una soluzione diplomatica. La guerra civile siriana è infatti diventata palcoscenico di dissapori geopolitici e interessi economici di tante potenze occidentali. Lo scontro più acceso ed evidente contrappone gli Stati Uniti, a supporto del fronte ribelle, definito per opportunità mediatica ‘moderato’; e la Russia, politicamente vicina alla Siria, nazione sovrana, e dunque al governo di Assad.

Il vertice internazionale presso il Palazzo di Vetro a New York ha come intento quello di stipulare una nuova e duratura tregua. Le parti in causa però restano molto lontane e fermamente convinte delle loro attuali posizioni: il delegato Russo, Vitaly Churkin, ha condannato aspramente l’attacco americano di sabato scorso, insinuando un appoggio della casa bianca all’ISIS; mentre il segretario di Stato Americano, John Kerry, ha accusato il Cremlino dell’ultimo attacco al convoglio umanitario, spingendo per una risoluzione veloce del conflitto e sulla resa del governo di Assad: “E’ il momento della verità. Ci sono troppe vittime e troppi rifugiati.”. Nel suo lungo intervento Vitaly Churkin ha invece manifestato l’intenzione della Russia di procedere secondo la linea politica sin dal principio intrapresa. Continuano dunque a palesarsi gli enormi limiti del sistema diplomatico internazionale, in particolar modo del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, organo obsoleto e legato al meccanismo di veto, retaggio di scenari geopolitici ormai superati.

Sullo scacchiere internazionale, dove i paesi che sono in conflitto sul campo di battaglia sono gli stessi che in teoria dovrebbero lavorare a una pacifica soluzione degli scontri, in realtà sono impegnati a far valere le proprie ragioni in sede ONU a colpi di veto incrociato. La risoluzione delle ostilità rappresenta oggi una vera e propria utopia, soprattutto con un dialogo diplomatico così distante. Lo scontro in sede d’assemblea si è più volte soffermato sul problema dei rifugiati: ultime stime portano il conteggio a 6 milioni di persone tra sfollati e richiedenti asilo, sufficienti a mandare in tilt tutto il sistema politico del vecchio continente. La stima è allarmante se solo consideriamo che normalmente i flussi migratori, provenienti dall’Africa, che investono l’Unione Europea, l’Italia in particolare, sono nell’ordine di poche centinaia di migliaia di individui. Le attuali divergenze diplomatiche non fanno altro che prolungare un conflitto che oggi vede la popolazione siriana in ginocchio e 6 milioni di persone senza alcuna prospettiva né futuro.

By Ernesto Gagliotta

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