Napoli. Tanti eventi a favore della Legalità e per fare sistema contro le mafie

NAPOLI – Sabato 23 aprile, per la conclusione della Settimana della legalità 2016 che ha visto partecipe il Comitato Luzzatti Ascarelli con una serie di eventi, si è svolta la cerimonia di intitolazione di una strada del rione Ascarelli al brigadiere della polizia di Stato Luigi Carbone, ucciso dalle Brigate Rosse il 27 aprile del 1981 mentre era di scorta al consigliere regionale Ciro Cirillo. Il nome del brigadiere é stato scelto dagli abitanti del rione dopo una consultazione cittadina. A presenziare l’evento, oltre ai familiari della vittima, c’era anche il Sindaco di Napoli.

In precedenza invece, martedì 19 aprile, si era tenuto un altro significativo incontro per la legalità, organizzato sempre dal Comitato presso i locali della parrocchia Sacra Famiglia: con la collaborazione dall’Associazione VAS, Verde Ambiente e Società; e Cittadini contro le Mafie e la Corruzione, è stato presentalo il libro Male capitale – la misera ricchezza del clan dei Casalesi, edito da Giapeto, scritto da Catello Maresca, PM della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, corredato da fotografie di Nicola Baldieri e con interventi di Sandro Ruotolo, Franco Roberti e Nicola Graziano.

Catello Maresca è il PM che, insieme ad altri magistrati, ha coordinato le indagini che hanno portato alla cattura del superlatitante del clan dei Casalesi, quel Michele Zagaria da cui nasce l’idea di scrivere un libro e di dare una risposta alla richiesta di un ragazzo, che ha chiesto al proprio padre magistrato in cosa consiste il suo lavoro. Per dare una risposta, con parole semplici, nasce così una favola nera, dove gli avvenimenti sono raccontati, ma in modo ironico, cambiando i nomi dei protagonisti e dei luoghi: il clan dei Casalesi diventa il clan dei Caponesi; Michele Zagaria, Michele Bagaria. Con questa modalità é spiegato ai lettori cos’é il “Male capitale”, con la parola “capitale” intesa come capacità della criminalità organizzata di fare soldi: l’ingresso della nuova camorra nel tessuto economico, attraverso gli appalti per le grandi opere, e come i cittadini non sono stati capaci di fare sistema per fronteggiare la criminalità.

Il magistrato ha affermato durante il dibattito, moderato dall’Avvocato Francesco Russo con la partecipazione dell’Assessore alla Cultura Nino Daniele, che “Sono riusciti a trasformare una terra bellissima in quella che oggi chiamiamo Terra dei fuochi. Quando i tir arrivavano dal nord a sversare rifiuti, i cittadini, invece di chiamare i carabinieri, abbassavano la serranda della finestra. Oggi abbiamo la possibilità di fare sistema, perché l’intervento delle forze dell’ordine e della magistratura in quest’ultimo periodo è stata pressante, si è riusciti ad aggredire le mafie togliendo i beni. Quei beni da cui deriva una ricchezza misera, perché viene sperperata in sfarzosità volgari, attraverso le quali si mostrano forti e potenti”. Inoltre, sempre il magistrato ha espresso le sue opinioni sul riutilizzo sociale dei beni confiscati (L.109/96 – ndr): “Ci sono beni che non si prestano, come capannoni, depositi industriali, garage, c’è di tutto tra i beni confiscati. Il reimpiego sociale è anche fronteggiare l’emergenza abitativa, a Palermo lo stanno facendo: interi palazzi che vengono dati a chi non ha casa, ma io vorrei andare altre. A me non piace quando la funzione volontaristica diventa professionale, se i volontari sono volontari, non puoi diventare professionista del volontariato. L’impresa la devono fare gli imprenditori, quelli che sono capaci di farla, i volontari è difficile che riescano a mettere su una dinamica organizzativa imprenditoriale, non hanno esperienza né la capacità, ognuno deve fare quello che sa fare. Se l’impresa la fai gestire a un imprenditore, sempre lavoro è, probabilmente è un sistema che potrebbe avere più frutti”.

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