Musica. I Beatles al cinema con “Eight Days a Week”

NAPOLI – Giovedì 15 settembre alle ore 22:00, nelle sale cinematografiche italiane è stato proiettato il film “Eight Days a Week”. La pellicola, sulla vita artistica dei Beatles, è stata trasmessa in contemporanea mondiale, e alla premiere londinese hanno presenziato i due membri dei Beatles ancora vivi; oltre al regista premio Oscar Ron Howard, che racconta l’ascesa planetaria dei “baronetti” di Liverpool in questo docufilm evento, che resterà nelle sale cinematografiche per una sola settimana.

Noi abbiamo assistito alla prima del cinema “Modernissimo” di Napoli, uno dei tanti snodi culturali del centro storico partenopeo. Molta attesa per l’evento e un ottimo riscontro di pubblico. In concomitanza della prima, la proiezione è continuata oltre la fine del documentario con un rarissimo concerto realizzato dalla band negli Stati Uniti, in versione restaurata e integrale.

La potenza cinematografica di Ron Howard, supportata da un grandissimo lavoro di restauro delle immagini di cineteca, documenta l’ascesa e l’impatto sociale che i Beatles hanno avuto nel mondo, riscrivendo il concetto di musica e di concerto. Il film è il risultato di un lungo lavoro di ricerca nel quale la produzione è riuscita a portare alla luce un intimo e lucido ritratto del gruppo che più di tutti è entrato nell’immaginario popolare.

Una fotografia essenziale e diretta, che si concede qualche virtuosismo sui fermo immagine; e una colonna sonora che accompagna la pellicola, seguendo una veritiera linea temporale ed evolutiva della band, danno scorrevolezza alle due ore di interviste e spezzoni molto rari. Dalle immagini si evince l’intenzione del regista di mostrare il perché del successo, cosa abbia reso i Beatles più ‘famosi’ di Gesù. La spiccata simpatia, la naturalezza con cui calcano il palcoscenico e il loro aspetto pulito costituiscono il segreto dell’appeal che la band ha avuto tra le orde di teenager, e non solo, il tutto accostato a una genialità musicale che prescinde dal tempo e dai generi. Howard ci racconta proprio come un fenomeno musicale sia riuscito a evadere dal torpore dei piccoli teatri; narra come una band sia riuscita a superare l’impatto mediatico ed emotivo più di chiunque o qualsiasi altra cosa.

John, Paul, George e Ringo ci vengono mostrati per quello che sono, quattro simpatici amici che hanno ricevuto le chiavi per sconvolgere il mondo, dagli Stati Uniti alle Filippine. Un sapiente montaggio ci fa rivivere tutti i punti salienti della carriera degli “Scarafaggi”, dal boom degli inizi alla perdita di stimoli di Lennon ed Harrison. Ma il punto di vista del regista, che si focalizza principalmente sulla fama e i successi del gruppo, ci porta ad analizzare anche e soprattutto il contesto, ovvero gli scarsi canali di promozione e informazione degli anni ’60.

Il documentario è girato e montato con maestria, una chicca per i nostalgici dei Beatles. Dal punto di vista della riflessione finale, il primo interrogativo che suscita quando usciti dalla sala è: “Se i Beatles fossero esistiti ai giorni nostri?”. In un mondo dove la musica è diventata industria, dove le etichette discografiche creano la fortuna dell’artista e non viceversa, come si sarebbe potuto gestire un fenomeno del genere? Ma soprattutto, nell’era di Youtube e Facebook, avrebbero avuto la stessa portata rivoluzionaria? Il business musicale odierno segue regole e strategie molte ferree. La costruzione del successo, attraverso i “Talent Show” e le indagini di mercato è riuscita, specialmente nell’ultimo decennio, a sovvertire il concetto di musica e di fama legati all’estro e alla gavetta. Cosa sarebbe successo se per esempio i Beatles fossero stati scartati alle audizioni di “X-Factor”? Una risposta purtroppo non c’è.

By Ernesto Gagliotta

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