Inghilterra. Prostituirsi? Con laurea

LONDRA – Da sempre un buon titolo di studio e la formazione fanno la differenza tra un’assunzione e un colloquio lavorativo inconcludente. A quanto pare in Inghilterra questa regola vale anche in un campo professionale in cui, per le caratteristiche dei ‘servizi’ in vendita, non dovrebbe essere indispensabile: la prostituzione. Infatti, secondo i risultati di una ricerca dell’Università di Leeds, basata su informazioni e dati di 240 lavoratori del sesso non costretti alla prostituzione ma per libera scelta, tra i quali 196 donne, 28 uomini e 12 persone transgender, il 40% circa dei “sex workers” del Regno Unito avrebbe una laurea universitaria, ai quali si aggiunge un ulteriore 17% di persone che hanno completato un corso di studio post-laurea.

Interessante è la loro provenienza lavorativa: più del 70% degli intervistati ha dichiarato di avere già un lavoro nel settore sanitario, il settore educativo o di beneficenza; il restante 30% invece proviene da un’attività nel settore commerciale della vendita al dettaglio.
Ancora lo studio inglese ha evidenziato che il 47% degli intervistati è rimasto vittima di stupro e rapina durante questa ‘seconda attività’, mentre il 36% di loro ha ricevuto minacce via testo, chiamate telefoniche o messaggi di posta elettronica.

Da notare che, nonostante il titolo di studio e un lavoro già in tasca, la spinta maggiore alla prostituzione arriva sempre da una necessità economica: lo studio rivela infatti che senza l’attività di prostituzione a sostegno del reddito, la maggior parte degli intervistati, quasi il 70% proveniente dall’assistenza sanitaria, non sarebbe mai riuscita a pagare le rate del mutuo, guadagnando meno di 1.000 sterline al mese, circa 1.350 euro.

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