Il Bangladesh si risveglia senza Roy Avijit

DACCA – Roy Avijit, fondatore bengalese, naturalizzato americano, del famoso blog Mukto-Mona, è stato ucciso ieri sera a Dacca in un agguato, mentre tornava dalla Fiera del libro.

Mukto-Mona significa Mente Libera, ed è proprio alla testa che due uomini non ancora identificati hanno diretto i machete. Arrivato in ospedale, per Roy non c’era già più nulla da fare, mentre la moglie, intervenuta per difenderlo, ha riportato gravi ferite e la perdita di un dito.

Il blogger 42enne, umanista secolare, difendeva da anni il suo punto di vista fra gli States e il Bangladesh, quarto Paese più grande fra quelli a maggioranza musulmana, col 90% di fedeli su una popolazione di 160 milioni di persone. La causa alla quale stava dedicando tutti i suoi sforzi e che occupava le pagine anche dei suoi libri, fra i più celebri “Il virus della fede”, gli è valsa una cattiva fama fra gli estremisti islamici, che dopo l’assassinio del blogger ateo bengalese Ahmed Rajib Haider nel 2013, avevano messo nel mirino anche Roy, minacciando di morte sia lo scrittore che chi vendeva i suoi libri.

Il governo bengalese non si è rivelato molto sensibile al problema, e quando ha agito, spesso lo ha fatto penalizzando chi stigmatizzava gli estremismi, censurando i blogger laici e arrestando attivisti politici con l’accusa di blasfemia. La popolazione invece ha reagito in maniera diversa questa volta: centinaia di persone hanno infatti sfilato lungo il marciapiede ancora macchiato di sangue, chiedendo a gran voce giustizia, a partire dall’impegno, non solo di facciata, da parte del governo e la polizia per la ricerca dei due assassini.

Editori, scrittori e insegnanti del Paese hanno già affermato che non smetteranno di manifestare finchè non verrà fatta luce sugli autori del gesto. Sono scossi, ma non spaventati, nonostante la sicurezza dei “free thinkers” non sia mai stata così in pericolo. The Center for Inquiry, un’organizzazione benefica americana che promuove la libertà di pensiero, ha speso parole importanti per Avijit, non tanto diverse da quelle di suo padre, che affranto ripensa alle minacce che suo figlio riceveva via email e sui social media, ma che mai immaginava sarebbero potute degenerare in un attacco così violento: “Roy era un difensore coraggioso ed eloquente della ragione, della scienza e della libera espressione, in un Paese dove questi valori sono ormai sotto attacco.”.

Sul suo blog intanto campeggia da qualche ora una frase scritta in bianco, sul fondo più nero che c’è: “Piangiamo, ma non siamo sconfitti”.

By Antonio Acconcio

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