Egitto e libertà di stampa. Detenzione prorogata per giornalista Alexandrani

CAIRO – L’11 gennaio scorso il Procuratore per la Sicurezza di Stato in Egitto ha esteso di altri 15 giorni il periodo di detenzione del giornalista e ricercatore Ismail Alexandrani, per effettuare ulteriori verifiche e indagini sul suo operato. Alexandrani era stato accusato di affiliazione ai Fratelli Musulmani, gruppo dichiarato terroristico dal governo di Al Sisi ed è detenuto, dal novembre scorso, nel carcere di Tora, al Cairo.
Al giornalista è imputata anche la diffusione di materiale falso e di propaganda terroristica attraverso la pubblicazione dei propri scritti. Alexandrani ha negato di aver commesso ciascuno dei reati di cui è accusato, chiarendo che le proprie pubblicazioni, le ultime risalenti a settembre 2015, sono opere di carattere giornalistico che “riportano solo fatti”. Il giornalista era però stato fermato a novembre, nell’aeroporto di Hurghada, dopo che l’ambasciata egiziana di Berlino aveva emanato una circolare contro di lui. Era stato trasferito al Cairo dove è stato sottoposto a estenuanti interrogatori dalla Sicurezza di Stato. I primi 15 giorni di detenzione furono giustificati dalle indagini a carico del giornalista, poi la reclusione preventiva è stata rinnovata per tre volte, ognuna delle quali in previsione del processo. L’ultima volta, l’11 gennaio, quando è stata comunicata la data della prossima udienza, fissata per lunedì 27 gennaio.

Dopo l’arresto di Alexadrani, molti colleghi e cittadini si sono organizzati in gruppi di solidarietà, animando campagne e condannando il provvedimento dello Stato. Le proteste si sono estese e sono uscite dai confini nazionali, coinvolgendo un gran numero di organizzazioni nel richiedere la scarcerazione del giornalista. In 74, tra ricercatori e studiosi di varie università in tutto il mondo, hanno firmato una petizione per la liberazione di Alexandrani, il cui impegno più recente è stata la ricerca sul campo. In particolare il ricercatore egiziano era impegnato dal 2013 per l’iniziativa di riforma araba a Parigi, focalizzando i propri studi sulla relazione tra i politici di stato e i gruppi paramilitari, con un particolare riferimento all’azione dello stato egiziano in Sinai. A tale proposito il suo saggio “Violenza in Sinai: la Guerra dello Stato nella Società e nella Produzione del Terrorismo” era stato inserito nel libro “L’Égypte en revolutions”, a cura di Bernard Rougier e Stephane Lacroix, pubblicato nel 2015.

By Margherita Sarno

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