Dentro l’ISIS, Todenhöfer racconta la vita nello Stato Islamico

BERLINO – Jurgen Todenhöfer, noto giornalista e pubblicista tedesco, ha avuto il permesso di entrare nei territori occupati dall’ISIS, dopo mesi di negoziazione con i leader del gruppo. A breve pubblicherà le memorie di quel viaggio in un resoconto dei suoi 10 giorni nello Stato Islamico, ma nel frattempo ha rilasciato importanti dichiarazioni ai media tedeschi.

Il giornalista 74enne ha rivelato di aver soggiornato a Benghazi, nello stesso hotel di James Foley, collega statunitense decapitato in diretta tv dall’ISIS in agosto. La visione della morte del compagno americano ha terrorizzato Todenhöfer, il quale, per tutta la durata del viaggio, ha temuto di subire la stessa sorte. Una volta all’interno dei territori dello Stato Islamico ha avuto la sensazione che l’ISIS fosse molto più forte di quanto si pensi in Occidente: al di là delle dimensioni, che attualmente superano quelle del Regno Unito, è inoltre sostenuto da un entusiasmo estatico atipico e spaventoso. “Ogni giorno – ha dichiarato  Todenhöfer – arrivano centinaia di combattenti da tutto il mondo. Qualcosa che per me resta incomprensibile”.

Il reporter tedesco afferma di essere stato capace di muoversi tra questi combattenti, osservando le loro condizioni di vita e il loro equipaggiamento. Sulla sua pagina Facebook ha pubblicato immagini in cui armi di fabbricazione tedesca sono nelle mani degli esponenti dell’ISIS, sottolineando la sua preoccupazione che un giorno quelle armi potrebbero essere dirette contro la Germania stessa. Durante il suo percorso ha visto i luoghi in cui i combattenti vivono: non sono altro che i resti delle case bombardate, ne ha contate 5.000 a Mosul. Il reporter ha inoltre dichiarato che gli ultimi mezzi dell’ISIS non possono essere contrastati dall’intervento statunitense, sebbene gli USA dicano di avere prove certe dell’efficacia delle proprie risorse: “Ad ogni bomba che viene lanciata e per ogni civile che viene ucciso, il numero dei terroristi aumenta” ha sentenziato Todenhöfer.

In un’intervista con la televisione tedesca, RTL, Todenhöfer ha spiegato come l’ISIS abbia lavorato per impiantarsi come uno Stato funzionale: benessere sociale, sistema scolastico, addirittura un piano per provvedere all’istruzione femminile. L’aspetto più agghiacciante, però, resta l’idea di fondo dello Stato Islamico, per il quale qualunque religione in accordo con la democrazia deve morire. Una frase spesso ripetuta dai combattenti era riferita alla conquista del mondo e all’assassinio di chi non condivide l’interpretazione islamista del Corano.

By Margherita Sarno

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