Campania bene comune

NAPOLI – A poco meno di un anno dalla manifestazione che il 16 novembre 2013 ha visto scendere in piazza a Napoli circa 70mila persone contro il biocidio, i comitati campani per la tutela del territorio tornano a coalizzarsi contro l’emergenza sanitaria e ambientale lanciando la loro campagna d’autunno.

Biocidio” è il termine con cui l’oncologo Antonio Giordano ha definito il danneggiamento del patrimonio genetico dei campani che li espone maggiormente al rischio di contrarre tumori e altre forme di neoplasie, tesi attualmente smentita dal Ministero della Sanità che rifiuta di riconoscere ufficialmente una correlazione tra la contaminazione dei territori e le malattie di chi li abita.

La lotta unificata per i beni comuni promossa dal movimento #stopbiocidio vuole dunque dare voce all’insoddisfazione e all’insofferenza per quelle politiche pubbliche che hanno generato l’attuale crisi di fiducia nelle istituzioni e nella rappresentanza politica e chiede: che i comitati locali non vengano estromessi dal processo democratico da “un modello di governance che agevola petrolieri, inceneritoristi e costruttori” senza tutelare il diritto alla salute della collettività; all’ordine del giorno di un incontro pubblico tenutosi il 17 ottobre, anche la bocciatura del decreto “Terra dei fuochi“; la rivendicazione del diritto alla salute e alla prevenzione in una regione dove la spesa sanitaria e le strutture ospedaliere si dismettono; la necessità di intervenire per fermare i roghi attraverso un’opera strutturale di controllo che inizi dal mercato della merce falsa, che sfrutta anche i lavoratori sottopagandoli; la necessità di un investimento pubblico nelle bonifiche sotto il controllo dei comitati; la definizione precisa dei terreni inquinati e la protezione e valorizzazione dei prodotti agricoli campani di qualità. Tutti questi temi sono stati dibattuti nel corso dell’assemblea pubblica che si è svolta la settimana scorsa presso i locali del laboratorio Insurgencia a Capodimonte.

Fortemente sentita è inoltre la necessità di istituire finalmente un registro dei tumori per la Regione Campania e di opporsi alla costruzione di nuovi inceneritori, per questo è stata inserita in agenda una mobilitazione generale contro le Asl e una mobilitazione contro l’inceneritore di Giugliano, prevista per il prossimo 24 novembre, giorno in cui scadrà il bando per la costruzione del nuovo impianto dopo che la prima gara è andata deserta. Il problema dei nuovi “impianti di recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali” che il provvedimento “Sblocca Italia” all’art. 35 intende individuare e/o realizzare con proprio decreto, è che secondo gli attivisti del movimento non costituiscono affatto un sistema integrato e moderno di gestione dei rifiuti, bensì si tratta di strutture obsolete e contrarie alla gerarchia stabilita dalla normativa italiana ed europea in materia di rifiuti. Già oggi in Italia disponiamo di tecnologie che consentono di chiudere il ciclo dei rifiuti senza discariche e inceneritori, come ad esempio quelli assemblati nella proposta denominata “Riciclo Totale” dall’esperta in nuove tecnologie Margherita Bologna, presentata nel 2012 agli Stati Generali della green economy e inviata al Ministero dell’Ambiente con la documentazione relativa.

Di seguito elenco delle tappe della campagna d’autunno: 07 novembre, Bagnoli, Manifestazione contro lo Sblocca Italia – 08 novembre, Frattaminore, Marcia stop biocidio – 14 novembre, Mobilitazione generale contro le ASL e per il diritto alla Salute – 15 novembre, Casal di Principe, Marcia Stop Biocidio – 16 novembre, Caivano, giornata di preghiera contro il Biocidio – 24 novembre, Mobilitazione contro l’inceneritore di Giugliano.

By Clelia Della Corte

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