Arte. A Capodimonte in mostra “lava, porcellana e musica”

NAPOLI – La mostra apre il 21 settembre 2019 al Museo e Real Bosco di Capodimonte. Di lava, porcellana e musica, a cura di Sylvain Bellenger, promossa dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, in collaborazione con il Teatro di San Carlo di Napoli, con la produzione e organizzazione della casa editrice Electa.

Tutto l’allestimento racconterà la storia di Napoli capitale del Regno nel corso del Settecento e oltre, dagli anni di Carlo di Borbone a quelli di Ferdinando II, come una favola, l’avvicendarsi di scene della vita quotidiana definito con estrema raffinatezza estetica e gioia esistenziale, ma che hanno come sottofondo il passaggio del potere, i cambiamenti della storia, delle mode e dei gusti estetici. Il visitatore si ritroverà in un mondo incantato e, grazie all’uso di cuffie dinamiche, potrà ascoltare le musiche (da Giovanni Pergolesi a Domenico Cimarosa, da Giovanni Pacini a Giovanni Paisiello, da Leonardo Leo a Niccolo Jommelli) selezionate per i vari temi artistici di ciascuna sala.

L’itinerario di mostra inizia con la sala della musica sacra (con Pergolesi e lo Stabat Mater), poi l’omaggio a Napoli capitale della musica con strumenti musicali provenienti dal Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli (pianoforti di Paisiello e Cimarosa e l’arpetta Stradivari) messi a confronto con un dipinto di Gaspare Traversi e un quadro di Louise Nicolas Lemasle raffigurante le Nozze della principessa Maria Carolina di Borbone con il duca di Berry, del 1816, in cui si riconoscono Paisiello e Paganini, e la sala della Restaurazione con il ‘trasloco’ della famiglia Murat e il ritorno dei Borbone al potere, dopo l’esilio palermitano, immortalato come in un’istantanea nel tentativo di coprire il ritratto dell’imperatore Napoleone con la bandiera borbonica.
L’esteso spazio è riservato al Grand Tour, nato dalle epocali scoperte di Ercolano nel 1738 e di Pompei nel 1748, espressione di una civiltà classica sofisticata che si raccontava nella sua quotidianità. Gli scavi furono il più grande evento culturale della fine del secolo e furono utilizzati dai Borbone, che ne controllavano gli accessi, come un vero e proprio strumento di propaganda e grande attrazione del Regno delle Due Sicilie. Il Grand Tour divenne la meta imprescindibile per gli aristocratici e gli intellettuali di tutta Europa per completare la propria formazione sociale e intellettuale. È scenograficamente riproposto da Hubert Le Gall nel salone Camuccini con sculture di Righetti, biscuits di Tagliolini, bronzetti della fonderia Chiurazzi, terraglie e porcellane Del Vecchio e Giustiniani, vasi archeologici della collezione De Ciccio, e manichini che indossano i costumi di scena di Emanuel Ungaro.

Il percorso di mostra continua con l’Egittomania, un gusto nato a Napoli e poi diffuso in tutta Europa con le campagne napoleoniche in Egitto, la Cina e le cineserie con lo spettacolare boudoir cinese della Regina Maria Amalia portato a Capodimonte nel 1865 dalla reggia di Portici, la sala della materia con la nascita degli studi di mineralogia e vulcanologia che incantarono l’ambasciatore di Inghilterra lord Hamilton, provenienti dal Real Museo Mineralogico, inaugurato nel 1801 che oggi raccoglie oltre 3.000 reperti, e dal Museo Zoologico nato nel 1813. Entrambi sono attualmente confluiti nel Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università Federico II di Napoli.

Le ultime sale espositive sono dedicate al gioco, una tradizione di Napoli, affascinata dall’azzardo e dal destino.

L’ultima sala ospita un videomapping dell’artista Stefano Gargiulo che riporta su quattro grandi monitor immagini della Napoli di ieri e di oggi, scene delle principali opere tratte dall’archivio storico del Teatro San Carlo.

È questa l’atmosfera unica che la mostra Napoli. Di lava, porcellana e musica vuole ricreare accompagnando il visitatore nella vita teatrale e quotidiana di Napoli, vivace, leggera e gioiosa quanto tragica, sotto la continua minaccia delle eruzioni del Vesuvio

 

 

 

A.P.

Leave a comment