Animali. I cani hanno piena coscienza di sé, è stato dimostrato con un test olfattivo

TOMSK – Il professor Roberto Cazzolla Gatti, presso la Tomsk State University in Russia, conduce una delle ricerche più significative nel campo dell’etologia, attribuendo veridicità scientifica al fatto che i cani abbiano una coscienza e importanti abilità comportamentali quali l’empatia.

La rivista “Ethology, Ecology and Evolution” ha pubblicato la ricerca del professor Roberto Cazzolla Gatti, biologo evoluzionista presso la Tomsk State University, in Russia. La ricerca ha un’enorme portata in campo etologico, riuscendo a dimostrare che anche i cani hanno una autocoscienza. Fino a oggi questo era stato provato solo per poche specie di animali: un singolo elefante asiatico, alcune scimmie antropomorfe e delfini, alcune formiche. Queste specie hanno in passato superato il test di auto-riconoscimento allo specchio (MSR), che prevede che una macchia colorata venga fissata su viso, testa o altre parti del corpo quando l’animale è sotto anestesia o in un periodo di distrazione. L’animale, posto di fronte allo specchio, dimostrerà coscienza di sé, del proprio corpo e della propria identità toccando ripetutamente il contrassegno che lo sperimentatore ha affisso sul suo corpo. Ebbene, fino a oggi, il test dello specchio è stato superato da pochissimi animali ed è fallito invece su alcune specie di scimmie, panda giganti, uccelli e cani: “HO PENSATO CHE, ESSENDO I CANI MOLTO MENO SENSIBILI AGLI STIMOLI VISIVI RISPETTO A QUANTO, AD ESEMPIO, LO SIANO GLI ESSERI UMANI E MOLTE SCIMMIE ANTROPOMORFE, È PROBABILE CHE IL FALLIMENTO DI QUESTA SPECIE E DI ALTRE AL TEST DELLO SPECCHIO SIA DOVUTO PRINCIPALMENTE ALLA MODALITÀ SENSORIALE SCELTA DALLO SPERIMENTATORE PER TESTARE L’AUTO-CONSAPEVOLEZZA E NON, PER FORZA, ALL’ASSENZA DI QUEST’ULTIMA”, HA DICHIARATO IL PROFESSOR CAZZOLLA GATTI. DA QUI L’IDEA DI METTERE A PUNTO UN “TEST OLFATTIVO DI AUTO-RICONOSCIMENTO”, DEFINITO “SNIFF TEST OF SELF-RECOGNITION” (STSR).

La ricerca è stata effettuata su 4 cani di cui sono stati raccolti campioni di urina. Al momento del test il professor Cazzolla Gatti ha posizionato in un recinto 5 campioni di urina, contenenti ognuno 4 campioni dei relativi animali più un “campione bianco”, contenente dell’ovatta priva di odori. Ciascun cane è stato quindi introdotto nella gabbia singolarmente per 5 minuti. Il risultato è stato che ogni cane spendeva un tempo più lungo ad annusare i campioni di urina degli altri cani piuttosto che il proprio. A conferma del fatto che i cani conoscono esattamente il proprio odore e ne sono meno interessati, dimostrando quindi una consapevolezza di sé. Inoltre tale consapevolezza aumenterebbe all’aumentare dell’età dell’animale: i cani più anziani hanno impiegato ancor meno tempo dei più giovani ad annusare i campioni della propria urina. OVVIAMENTE L’IDEA CHE IL CANE ABBIA UNA COSCIENZA DI SÉ IMPLICA CHE L’ABBIA DELL’ALTRO. E QUESTO, A SUA VOLTA, IMPLICA ALCUNE IMPORTANTI ABILITÀ COMPORTAMENTALI, QUALI L’EMPATIA, CHE IN PSICOLOGIA VIENE PROPRIO SPIEGATA COME QUELLA CAPACITÀ DI METTERSI NEI PANNI DELL’ALTRO E COMPRENDERNE I VISSUTI EMOTIVI. Tutto questo significa anche che si potrebbero ottenere risultati insospettabili e inaspettati in merito alla presenza di una consapevolezza di sé negli animali, utilizzando metodologie diverse dal test dello specchio: questo approccio innovativo del test olfattivo apre nuovi orizzonti su questo tema, rendendo forse meno antropocentrica l’idea di coscienza.

Camilla Esposito

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