Aborto. 194 e oltre

NAPOLI – Sabato 26 maggio in Piazza del Gesù il presidio tematico di Non Una di Meno, organizzato per rivendicare una sessualità e un aborto liberi. La Legge 194 esiste da 40 anni, nel 1978 legalizzò l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia. Non Una di Meno è scesa in piazza per rivendicarne l’attuazione e chiedere molto di più.

Dopo l’allontanamento di un manifestante pro-life, movimento che si oppone alla pratica dell’aborto e alle leggi che la legalizzano, il presidio ha avuto inizio con i seguenti slogan: “Molto più di 194”, e intonando la canzone “Io e la mia pillolina”, rivisitazione in tema del celebre brano (Io e la mia signorina – ndr) del cantante Neffa (Guarda video in basso).

Riguardo l’argomento, un’attivista del movimento ci ha illustrato pro e contro della Legge 194.

Ci descrive innanzitutto il movimento Non Una di Meno?

«Non Una di Meno è un movimento contro la violenza sulle donne e questo si declina in maniera diversa in ogni Paese e ogni città. Ad esempio, quest’anno abbiamo organizzato un grande corteo a Roma per il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne; l’8 marzo una mobilitazione napoletana. I contenuti sono femministi e transfemministi. Alle assemblee del movimento partecipano le persone che non si conformino con tutti i modelli etero normativi e il sistema patriarcale: ci sono diverse soggettività. L’ultima iniziativa che abbiamo organizzato è stata la presentazione del libro “Donne, razza e classe” di Angela Davis, all’Asilo, e lo dico per sottolineare l’importanza per noi dell’intersezionalità delle lotte.»

Riguardo il presidio sulla Legge 194?

«Abbiamo manifestato in difesa della 194, la legge sull’aborto. Noi diciamo “194 e oltre” perché rivendichiamo questa legge, che però sotto certi aspetti è limitativa, perché figlia del tempo in cui è stata emanata, soprattutto per quello che riguarda la sfera del piacere e la libertà di scelta. Come legge in sé va bene, ma non se minata alla base, in vari modi: anzitutto dagli obiettori di coscienza, che al Sud Italia raggiungono picchi del 90%; per la questione della pillola del giorno dopo, poiché è stato tolto l’obbligo di ricetta per acquistarla, ma rientra tra i farmaci che non tutti necessariamente debbano avere in farmacia, quindi un farmacista obiettore potrebbe non trattarlo proprio tra i farmaci del suo locale commerciale; poi i consultori sono pochi, il personale non è di donne femministe, non aiuta e non funziona come dovrebbe. Noi vogliamo questa legge, ma anche che vengano garantiti dei diritti in più relativi alla contraccezione, la prevenzione, le malattie sessualmente trasmissibili, gli ormoni per soggetti trans. Tutto questo dovrebbe rientrare in una normativa nazionale finanziata dalle Regioni, che dia la possibilità a tutte e tutti di vivere adeguatamente la propria sessualità e la propria scelta.»

Si è mai rivolta a voi qualche donna che si sia vista rifiutare la possibilità di abortire?

«No, questo non è ancora accaduto, anche perché a Napoli ci stiamo lavorando da poco, dunque non abbiamo testimonianze dirette. Però vorremmo partire con un blog anonimo, su cui le donne potranno testimoniare casi di rigetto della 194, o anche stress nel trovare una struttura adeguata per l’interruzione.»

Rosina Musella

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