Bari celebra l’80° dalla scomparsa di Marconi e il 90° dalla fondazione dell’ARI

BARI – Il 21, 22 e 23 luglio presso la rotonda Luigi Giannella a Bari, tre giorni di celebrazioni in occasione dell’80° anniversario della scomparsa di Guglielmo Marconi, inventore della radio, e del 90° anniversario dell’Associazione Radioamatori Italiani. Per l’occasione è stata allestita negli stand dell’ARI presso il lungomare barese una mostra di apparati e radio d’epoca che rappresenta solo una piccolissima parte dei 1000 esemplari raccolti dai signori Umberto e Ornella Giarletti e che, nella sua interezza, non comprende solo radio, macchine del suono e discografia, ma anche la più completa raccolta filatelica e numismatica su Marconi al mondo.

Durante i tre giorni di commemorazione avranno luogo ininterrottamente fino alle ore 21:00 di domenica 23 luglio collegamenti radio con varie nazioni del globo, utilizzando il nominativo rilasciato per l’occasione dal Ministero dello Sviluppo Economico: IY7MG.

All’inaugurazione, venerdì 21 alle ore 18:30, il presidente della sezione ARI di Bari, dott. Pasquale Cafaro, e il signor Umberto Giarletti hanno perorato la causa della Mostra Nazionale della Radio e della Filatelia Marconiana al cospetto del vicesindaco di Bari, il dott. Pierluigi Introna, sollecitando l’individuazione di una collocazione adeguata per la preziosa collezione di Giarletti e figli, corteggiata negli anni da più città anche estere, e mai adeguatamente apprezzata a Bari. Il vicesindaco ha assunto l’impegno di valorizzare adeguatamente la collezione, che merita di essere conosciuta non solo dai baresi, ma anche dai numerosi turisti che visitano la città. All’evento erano presenti anche la Fondazione Maria Rossi Onlus, che ha supportato finanziariamente l’ARI, e Agebeo e amici di Vincenzo Onlus in qualità di ospiti.

Si è poi voluto ricordare il legame particolare che legava Guglielmo Marconi e la città levantina: il 3 agosto 1904 infatti ebbe luogo tra Bari e l’allora città di Antivari (l’odierna Bar – ndr) in Montenegro, il primo collegamento radio commerciale internazionale operante sotto il controllo statale. Il giorno successivo Guglielmo Marconi, che aveva effettuato il collegamento da Antivari, giunse a Bari con il piroscafo Marcantonio Colonna e, ricevuto dal Ministro delle Poste e Telegrafi e dalle principali autorità cittadine, fu insignito della cittadinanza onoraria della città di Bari.

Guglielmo Marconi, ispirato da numerosi studiosi tra cui Volta, Ampère, Gilbert, Faraday, Maxwell, Kelvin e Cavendish ed Hertz, riuscì nel 1895 a realizzare la prima trasmissione e ricezione di segnali di onde hertziane a centinaia di metri, esperimento replicato con successo nel 1897, questa volta coprendo la distanza di qualche decina di chilometri, e nel 1901 quando riuscì a captare la lettera “S” trasmessagli dall’altra parte dell’Atlantico.

Marconi è stato il primo radioamatore della storia. Per questo motivo, quando nel 1927 due associazioni di radiodilettanti italiani: il Radio Club Nazionale Italiano R.C.N.I. e l’Associazione Dilettanti Radiotecnici Italiani ADRI, confluirono nell’ARI Associazione Radiotecnica Italiana, Marconi fu nominato presidente onorario della stessa. Successivamente al periodo fascista e della guerra, che aveva visto i radioamatori privati di permessi e frequenze, è sempre stata intensa l’attività dei radioamatori, il cui contributo è prezioso in situazioni di calamità naturale ed emergenza, dal momento che le radio possono garantire le comunicazioni quando le linee telefoniche sono interrotte o sovraccariche: ricordiamo l’intervento nel Polesine per esempio, o in occasione dell’alluvione di Firenze, così come il contributo durante il sisma in Sicilia e quello in Irpinia, e in occasione degli ultimi devastati terremoti nel Lazio, nelle Marche e in Umbria.

Sabato 22 luglio, dalle ore 14:00 alle 20:00, presso gli stand A.R.I. sarà presente una postazione temporanea delle Poste Italiane che effettuerà un doppio annullo filatelico speciale.

Riguardo la manifestazione abbiamo rivolto le nostre domande al presidente sezione ARI, Pasquale Cafaro.

Un bilancio di questi 90 anni di attività?

«Noi di questa epoca abbiamo potuto vedere quali sono state l’evoluzioni che il mondo della radio ha portato. Tenga conto che siamo giunti dalle comunicazioni sperimentali condotte da Marconi alle comunicazioni digitali. Quindi, così come c’è stato il passaggio dal mondo televisivo al digitale terrestre, nelle radiocomunicazioni c’è stato il passaggio dalle comunicazioni analogiche a quelle digitali, per cui oggi chi utilizza la radio in modo professionale deve interfacciare la radio al computer, quindi siamo arrivati a questo connubio, ma si parla di interfacciamento, non di sostituzione. La telefonia cellulare che negli ultimi 10 anni ha fatto passi da gigante, per quelle che sono le peculiarità che offre il telefono cellulare, non potrà mai sostituire il sistema radio per la gestione di qualsiasi tipo di attività, specie in ambito emergenziale, per cui si possono utilizzare telefoni satellitari, telefoni che oggi come oggi sono microcomputer, ma la radio rimarrà comunque un elemento fondamentale per la gestione di qualsiasi tipo di emergenza. Quindi tutti gli enti preposti in Italia alla gestione dell’emergenza: Vigili del fuoco, Forze dell’Ordine, mondi del volontariato, radioamatori, che sono i primi a intervenire in occasioni di calamità, hanno sicuramente addosso un telefono cellulare, ma l’elemento principale che consente le comunicazioni è la radio: siamo passati dall’analogico al digitale, ma la radio rimarrà insostituibile.»

Cosa rivendicate al mondo della telecomunicazione?

«Sicuramente il fatto che con tutta l’evoluzione tecnologica che c’è stata e con quelle che sono le nuove leggi e normative che in Italia regolano l’attribuzione delle frequenze, e le beghe relative sulla ripartizione delle stesse, al mondo radioamatoriale le frequenze assegnate 50 anni fa sono rimaste inalterate, ma sono anche incrementate. Vuol dire che chi in Italia deve gestire la ripartizione dello spettro delle frequenze dimostra una disponibilità maggiore nei confronti dei radioamatori, a cui riserva diverse frequenze nello spettro elettromagnetico a disposizione, proprio per fare sperimentazione. E questo per noi è motivo di orgoglio. In situazioni di pace si dialoga con persone agli antipodi del globo terrestre e in diverse ore della giornata, risentendo dell’influenza elettromagnetica del sole che cambia le situazioni di propagazione radio, quindi poter utilizzare diverse frequenze nell’arco della giornata ci fa sentire privilegiati, soprattutto con quelle che oggi sono le restrizioni sulla distribuzione delle frequenze.»

Vantaggi e svantaggi dell’attuale accelerazione dei tempi di comunicazione?

«Vantaggi e svantaggi riguardano solo le comunicazioni locali VHF o UHF, ma un radioamatore nuovo neolicenziato comunque nella sua stazione radio dovrà avere, oltre al nuovo apparato digitale, anche il vecchio e classico apparato analogico, perché le comunicazioni digitali possono essere utilizzate sono in ambito ristretto, regionale o nazionale, ma per le comunicazioni internazionali sono indispensabili le comunicazioni analogiche.»

Nuove frontiere dell’ARI?

«Noi siamo sperimentatori in sordina, perché collaboriamo con l’ente spaziale, con le grosse aziende che lanciano i satelliti in orbita, perché quando si effettua un collegamento in HF come quello che si sta effettuando adesso, la propagazione dell’onda radio non avviene in maniere diretta: per poter parlare con la Nuova Zelanda la propagazione avviene via ionosferica, quindi l’onda radio rimbalza dalla terra alla ionosfera, e a furia di effettuare questi rimbalzi, diciamo così volgarmente, arriva in Nuova Zelanda. Questi rimbalzi sono oggetto di studio perché voi avete sentito parlare spesso delle incidenze delle macchie solari, le cosiddette perturbazioni elettromagnetiche. Fra una settimana ne avremo una fortissima che sta per arrivare e che colpirà anche l’Europa. A proposito di queste macchie solari, noi in queste occasioni effettuiamo delle sperimentazioni, dati che raccogliamo, e mettiamo a disposizione degli enti spaziali e che servono a migliorare i colllegamenti con i vari satelliti civili, militari e di broadcast sparsi nella ionosfera. Sono quindi dati che vengono accettati ben volentieri per migliorare e garantire determinate comunicazioni.»

By Daniela Buttiglione

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