Siria. La tregua regge, via agli aiuti umanitari delle Nazioni Unite

DAMASCO – A partire da oggi, per le prossime settimane, le Nazioni Unite saranno impegnate nella distribuzione di viveri e medicinali nelle aree sotto assedio in Siria, che si stima ospitino circa 500.000 persone in difficoltà. Oggi è il terzo giorno del cessate il fuoco del conflitto siriano, previsto da un piano di pace realizzato dagli Stati Uniti e la Russia, che dovrebbe protrarsi appunto per le prossime 2 settimane.

E’ entrato nella sua terza giornata il cessate il fuoco del conflitto in Siria. Ha avuto inizio allo scoccare della mezzanotte del 27 febbraio la tregua mediata dalla Russia e gli Stati Uniti. Nonostante le denunce di violazioni della tregua, la stessa sembra reggere. Ciò permetterà alle Nazioni Unite di raggiungere le popolazioni delle aree sotto assedio per supportarle con aiuti umanitari, soprattutto alimentari. ma il segretario di Stato USA, John Kerry, ha accusato il governo siriano di usare il cibo come ‘arma’, affermando che “questa guerra negli ultimi mesi è stata anche combattuta usando il cibo”. La tregua del conflitto, prevista per 2 settimane, non interessa le aree sotto il controllo dello Stato Islamico e del Fronte Nusra, legato ad al-Qaeda.

Yacoub el-Hillo, coordinatore per gli aiuti umanitari in Siria, ha detto che questa tregua è ” la migliore opportunità che il popolo siriano ha avuto negli ultimi 5 anni per la pace duratura e la stabilità. Ma noi tutti sappiamo che senza un significativo processo politico e una soluzione politica, la cessazione delle ostilità e l’ingresso di aiuti umanitari non saranno sufficienti per porre fine alla crisi in Siria“.

L’ONU stima di raggiungere nei prossimi cinque giorni 150.000 siriani per la distribuzione di cibo, acqua e medicine, facendo partire questa mattina i primi camion carichi diretti a Mouadamiya, nella periferia sud-ovest di Damasco. Ma tra le oltre 450.000 persone attualmente intrappolate nelle città e nei villaggi assediati in Siria, “migliaia potrebbero già essere morti di fame”, dice Zeid Raad Al Hussein, Alto Commissario delle Nazioni Unite. D’altronde l’ONU fa sapere di aver bisogno dell’approvazione delle parti in conflitto in Siria prima di poter espandere ulteriormente le sue consegne.

Camilla Esposito

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