Endocrinologia. Obesità e tiroide, un legame da sfatare

PISA – Molte persone ritengono che avere problemi alla tiroide corrisponda inevitabilmente a un aumento del peso. Secondo gli esperti invece è sbagliato ritenere che questa patologia da sola possa provocare obesità, anzi quasi mai accade. Abbiamo approfondito l’argomento con il Dott. Antonio Matrone, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, PhD candidate in Clinical and Translational Sciences presso l’Unità Operativa di Endocrinologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana – Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale.

Dott. Matrone qualche dato sulla tiroide?

«La tiroide rappresenta la ghiandola per la quale più frequentemente si ricorre all’endocrinologo. Patologie tiroidee su base autoimmunitaria, come la tiroidite cronica autoimmune sono molto frequenti, maggiormente nelle donne e in chi ha familiarità positiva per tireopatie. Anche il nodulo tiroideo è molto frequente: 4-7% della popolazione generale, e il carcinoma tiroideo è in incremento esponenziale negli ultimi 10 anni. Senza dimenticare però che, quando si parla di incidenza, bisogna sempre considerare l’età come parametro fondamentale. A tal esempio, i disturbi del ciclo mestruale possono essere più rilevanti nelle più giovani, i noduli tiroidei e l’osteoporosi nelle meno giovani.»

Come si studiano gli ormoni e le ghiandole del nostro corpo?

«L’endocrinologia è per definizione la scienza che studia gli ormoni. Pertanto gli esami di laboratorio con i dosaggi ormonali rappresentano il cardine della diagnostica, che deve però sempre essere prima indirizzata sulla base della clinica, a volte molto evidente, altre volte sfumata e manifesta solo a occhio esperto e allenato. Anche la diagnostica strumentale ha assunto soprattutto negli ultimi anni un ruolo importante: l’ecografia eseguita in mani esperte risulta strumento fondamentale per la diagnostica tiroidea. In casi selezionati, anche la diagnostica genetica risulta di aiuto fondamentale per una corretta diagnosi.»

Il rapporto obesitá e tiroide?

«La domanda è molto interessante. C’è tanto da sfatare: non sempre la tiroide fa ingrassare, anzi quasi mai! L’obesità rappresenta una patologia multifattoriale dove la genetica e lo stile di vita rappresentano le basi di un processo complesso che, se non arginato, porta allo sviluppo di complicanze importanti: ipertensione e diabete su tutte. La tiroide, pietra miliare nella regolazione metabolica dell’organismo, può entrare in gioco in questo processo solo per patologie che ne compromettono in maniera rilevante il regolare funzionamento, cosa che fortunatamente oggi, con le campagne di informazione, gli screening e le moderne tecniche diagnostiche accade molto raramente.»

Le indagini di laboratorio che evidenziano patologie a carico della tiroide?

«Gli iper- o ipo-funzionamenti si potrebbero evidenziare anche solo con un dosaggio del TSH, ormone prodotto dall’ipofisi molto sensibile alle variazioni di funzionalità della tiroide; FT3 ed FT4 sono invece gli ormoni liberi prodotti dalla tiroide stessa che ne confermano il funzionamento corretto o alterato. Le patologie autoimmunitarie sono caratterizzate dalla positività, non sempre sincrona, degli anticorpi anti tireoglobulina (AbTg) e anti perossidasi (AbTPO); il morbo di Basedow dalla positività degli anticorpi anti recettore del TSH (TRAb). Persino un tumore tiroideo, come il carcinoma midollare, per quanto raro può essere sospettato già con un semplice dosaggio di un ormone, la Calcitonina, che quando elevato è test ad alta sensibilità e specificità per questo tumore maligno.»

Prospettive future per la diagnosi e le nuove terapie? 

«La decriptazione del genoma umano sta ponendo le basi per una nuova conoscenza delle complesse interazioni molecolari alla base delle malattie. Il clinico oggi deve essere aperto a riconsiderare i meccanismi patogenetici studiati sui libri di testo; bisogna essere medici 3.0: “open mind” con esperienza clinica, conoscenze di biologia molecolare e capacità di aggiornarsi continuamente, caratteristiche queste che portano a una maggiore conoscenza sulla diagnosi e il trattamento di tante patologie endocrinologiche complesse, dal carcinoma tiroideo alle patologie autoimmunitarie, fino all’obesità. La realtà è che oggi abbiamo a disposizione tante terapie efficaci, ma la prospettiva a breve termine di avere terapie sempre più personalizzate ad azione su precisi bersagli genetici, dette “terapie target”, è veramente molto rosea.»

Il ruolo dell’endocrinologo nei prossimi anni? 

«Ho la fortuna di provenire da una scuola importante; abbiamo vissuto sotto l’insegnamento, purtroppo per noi giovani troppo breve, del Prof. Aldo Pinchera, scienziato di fama internazionale, napoletano di nascita, e tutti noi abbiamo imparato che l’endocrinologo ha un ruolo fondamentale nella medicina moderna, e lo avrà sempre più in futuro per l’incremento di incidenza e la vastità delle patologie trattate, troppe volte considerate di secondo piano, ma piene di insidie per il clinico, che presuppongono una grande preparazione fisiopatologica e non di rado una grande esperienza, non basata solo sull’età anagrafica, ma anche sul numero e la complessità delle patologie trattate.».

Clemente Cipresso

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