Libri. Recensione di “Contro i miei occhi”, di Chiara Arciprete

NAPOLI – Il libro di Chiara Arciprete “Contro i miei occhi” è un viaggio all’interno della psiche di un’adolescente, che lotta con le proprie forze per riuscire a emergere in un mondo che ostacola il suo sogno, oltre quello per la scrittura: cantare per esprimere le proprie emozioni.

Storia autobiografica, in cui Chiara affronta situazioni difficili da cui pare difficile uscirne, soprattutto perché a ostacolarle il cammino sono persone molto vicino a lei dal punto di vista professionale. La solitudine nella quale trova rifugio è costituita da muri alti eretti per proteggersi, ma non troppo resistenti per non poter essere abbattuti.

La giovane protagonista del libro cerca in tutti i modi di distreggiarsi con maestria fra le cattiverie e le dicerìe che circolano attorno a lei e che ostacolano il suo cammino nel mondo della musica, un mondo costantemente immerso in una realtà spietata, in cui chi è più debole si lascia sedurre solo dal fascino del successo, anche a costo di schiacciare gli altri.

Chiara sta per varcare la soglia dell’età adulta, un periodo cruciale nella vita di una persona, durante il quale si è particolarmente più sensibili dinanzi alle difficoltà. Determinanti sono le amicizie, gli amori, le relazioni che si coltivano durante questa fase e di fondamentale importanza è la presenza dei genitori, i quali hanno l’obbligo morale di guidare i figli durante i periodi di crescita. Appoggio che fortunatamente la protagonista riscontra nella propria famiglia, in maniera particolare nella zia, una figura importante e punto di riferimento per la ragazza.

Oltre all’aspetto affettivo, altro elemento di notevole interesse è il velo misterioso che la giovane cantante cerca di rimuovere con tutte le sue forze dagli occhi dei nemici. Come il velo platoniano che nasconde la vera essenza delle realtà, così Chiara non si lascia scoraggiare dalla brutalità delle persone che la circondando e si ostina nella ricerca della verità che rende tutto più nitido. Questo velo non permette l’incontro-scontro tra lei e gli altri, e sono proprio la sua tenacia e il suo coraggio a indirizzarle la strada che la conducono verso la maturità e la consapevolezza della propria bravura: è infatti nel momento in cui riusciamo a liberarci dai timori e dalle paure che il nostro spirito diventa libero e spicca il volo. Ma durante il periodo di malattia della zia, Chiara stringe amicizia con Ludovica, animo sensibile ed effimero, che è in grado fin da subito di entrare in empatia con lei e comprenderla come nessun altro mai.

Il libro, edito da Booksprint, è principalmente consigliato a un pubblico molto giovane, il quale può specchiarsi nelle parole di Chiara e trovare così coraggio e conforto. Al riguardo abbiamo avuto modo di confrontarci con l’autrice per porle qualche domanda.

Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

«Ciò che mi ha spinto a scrivere questo libro non sono state solo la rabbia e la delusione, ma sono state soprattutto le persone che mi hanno portata sulla strada del cambiamento. Ho avvertito il peso di non riuscire più a trattenermi, quello che i miei occhi e la mia mente elaborava ogni giorno. Avevo una storia da raccontare e mi sono affidata alla penna.»

A proposito di “veli”, come si sente e come si è sentita svelando la parte della sua vita che le ha procurato dolore?

«Adesso mi sento molto più libera. È stata davvero dura all’inizio perchè facevo fatica ad accettare questa parte oscura che mi teneva legata. Non c’è cosa più bella di svelare a più persone possibili il proprio sogno, quello di scrivere, e quindi di cominciare questa carriera raccontandosi con qualche insicurezza, ma rafforzando in pochissimo tempo tutti i punti più deboli del mio carattere. La stesura di questo libro mi ha aiutato molto a farmi comprendere il senso della vita.»

Cosa ne pensano i suoi genitori del libro?

«Quello che pensano lo posso soltanto immaginare. Mi hanno vista devastata negli ultimi tempi e per questo hanno cercato sempre di sostenermi. Non mi hanno mai contrastata nelle mie scelte, sia in quelle di canto, sia per quanto riguarda la scrittura. Anziché festeggiare in maniera eccessiva i miei 18 anni, ho preferito pubblicare il mio primo libro, ma loro non sapevano nulla.»

“Un inno in evoluzione” è un videoclip ideato e composto da lei. Che sensazione intendeva trasmettere?

«Indica un inno alla vita, è un messaggio molto positivo. Una donna che sente la terra sotto ai piedi e sente la necessità di cambiare vita scansando rancori, coprendo tutti gli spazi vuoti e dando importanza ai dettagli. Riuscendo in questo modo ad attribuire un valore diverso all’amore, ai pensieri più intimi, ma soprattutto alle cose quotidiane come un sorriso o un abbraccio che valgono più di tante altre parole.»

E infine, quale messaggio desidera comunicare con questo libro?

«Di non abbattersi ai primi ostacoli, di non dare niente per scontato e di non farsi influenzare da commenti fatti a sproposito, da persone totalmente inutili. Contando soltanto sulle proprie forze si riesce a godere a fondo il panorama dei trionfi.»

Antonella Izzo

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