Libri. Mauro Giancaspro incontra gli studenti al Vomero, alla V Municipalità

NAPOLI – Mercoledì 16 novembre alle ore 17:30, presso la Sala “De Martino” al 1° piano della V Municipalità di Napoli, situata al Vomero in Via Morghen 84, si svolgerà l’incontro letterario “Appuntamento con l’autore”. In questo caso l’appuntamento è con lo scrittore Mauro Giancaspro, che incontrerà gli alunni del liceo “Mazzini” di Napoli per discutere e confrontarsi sulla sua ultima opera “Il vecchio che parlava alle piante”, edita da Alessandro Polidoro Editore.

L’appuntamento sarà introdotto dall’organizzatrice di eventi culturali Ersilia Di Palo mentre, per quanto riguarda i saluti istituzionali, essi saranno presieduti da Paolo De Luca, Presidente della V Municipalità; e da Cinzia Del Giudice, Consigliera della V Municipalità. All’evento letterario, realizzato in collaborazione con E.I.P. Italia, Associazione Scuola Strumento di Pace e patrocinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca; parteciperanno anche la scrittrice Clotilde Punzo e l’editore Alessandro Polidoro.

Il dibattito sarà coordinato dai professori Silvana Rinaldi e Adriana Russo, con gli interventi delle giornaliste Federica Flocco e Armida Parisi. Al termine dell’incontro l’autore sarà disponibile per firmare le copie del libro.

“Il vecchio che parlava alle piante” è un omaggio alla bellezza della quotidianità, dei piccoli gesti, delle cose passate, del tempo che scorre e che lascia i propri segni su tutto ciò che ci circonda. Un tema importante presente nel libro è anche quello della conservazione dei beni culturali e di quei luoghi di cultura nei quali il passato è tenuto in vita attraverso la lettura di testi antichi e racconti di persone sagge.

Giancaspro ci pone dinanzi a un questione attuale: cosa accade nel momento in cui il Ministero decide di trasformare un’abbazia in un complesso turistico e stravolgere la vita tranquilla dei monaci che la abitano? Padre Gregorio, il vecchio speziale dell’abbazia di Massombrosa e personaggio principale della storia, dà così avvio a un lungo racconto in cui si ridà valore a ciò che appare consumato e dimenticato, e che necessita quindi di essere riportato alla luce.

La natura in questo libro non fa da sfondo, ma anzi è essa stessa protagonista delle vicende e che determina le azioni dei protagonisti. Attraverso l’espediente delle piante officinali, Giancaspro prende in giro i difetti degli uomini e riconosce nelle piante una sorta di superiorità, in quanto alcune di esse sono dotate di carattere curativo e posseggono radici a differenza degli esseri umani, che non ne hanno: la radice, simbolo per antonomasia di provenienza, appartenenza a un luogo, subisce talvolta uno sradicamento dalla vita dell’uomo, producendo un vuoto e gettando il passato nell’oblio.

Questo emerge dall’intervista realizzata a Mauro Giancaspro, con cui abbiamo avuto modo di interagire per comprendere meglio la poetica della sua opera.

Come è nato il libro?

«L’idea si è sviluppata un poco alla volta in seguito a una serie di incontri e situazioni, ma il tutto è nato dalla collaborazione tra la Biblioteca Nazionale di Napoli e il museo dell’Aboca (Museo delle Erbe che recupera e tramanda la storia del millenario rapporto tra l’Uomo e le Piante e stampa copie facsimilari di antichi manoscritti – ndr). In quel periodo il museo aveva riprodotto una copia dell’erbario greco di Dioscoride (Medico, botanico e farmacista greco antico – ndr) del VI sec. d.C. custodito nella Biblioteca Nazionale. Ciò che mi interessava di quel testo era proprio l’approfondimento sul tema del rapporto tra l’uomo e la natura ed il carattere curativo delle piante.»

L’incontro al Vomero di mercoledì 16 è rivolto ai giovani?

«L’evento non è indirizzato a un segmento di pubblico in particolare, però è interessante constatare il fatto che i giovani leggano più degli anziani e sono loro i veri sostenitori della cultura. Tra l’altro oggi la diffusione del sapere è resa anche più accessibile attraverso l’utilizzo della tecnologia, anche se bisogna stare attenti a non lasciarsi travolgere dal flusso di notizie ed essere in grado di saper catalogare le nozioni e mettere in ordine le informazioni.»

In che modo si possono avvicinare i giovani alla lettura?

«Le Biblioteche e i luoghi di cultura devono essere luoghi di integrazione e socializzazione. Trasmettere ai giovani la bellezza dell’odore della carta, della sua consistenza. I libri sono qualcosa di magico, attraverso i quali noi abbiamo la possibilità di esplorare realtà nuove e sconosciute. Essi ci aiutano a comprendere meglio noi e gli altri. Questo è ciò che bisognerebbe insegnare ai giovani.»

Nel libro il Ministero decide di trasformare l’abbazia di Massombrosa in un complesso turistico. È reale il rischio di “museificazione” del patrimonio artistico italiano?

«I beni culturali sono una ricchezza che va conservata e gestita in modo appropriato ed è necessario che venga garantita la più ampia accessibilità possibile. Le biblioteche e i musei sono luoghi che devono essere vissuti. Il museo svolge di fatto una funzione educativa e importante, pertanto è necessario creare percorsi di visita. Ma un approccio troppo conservatore può rendere il patrimonio inaccessibile al pubblico e condurre dunque a un processo di museificazione del patrimonio. Ciò talvolta avviene e questo rappresenta un rischio per la vivibilità della cultura. Per evitare che questo fenomeno si diffonda ulteriormente è necessario riportare alla luce le nostre radici.»

Il messaggio che trasmette il suo testo?

«La lettura è un sogno, suscita emozioni e sensazioni. Il mio scopo è proprio quello di trasmettere il fascino della lettura e regalare uno spunto di riflessione su temi importanti quali la cultura, la natura e l’uomo.»

Antonella Izzo

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