Attivismo. Una Targa per le vittime omosessuali dell’Olocausto

VARESE – È stata istituita a Varese, Comune della Lombardia, per iniziativa dell’Arcigay territoriale, una raccolta fondi per la creazione di una targa in ricordo delle vittime dello sterminio nazifascista.

Una targa in memoria delle vittime omosessuali dell’Olocausto è l’obiettivo del fundraising di Arcigay sul territorio varesino. Per realizzato il progetto è stata istituita una raccolta fondi, rintracciabile nella pagina dell’associazione, che ha già raggiunto il 40% dei consensi. L’imminente anniversario della giornata della memoria potrebbe quindi servire a smuovere gli animi della popolazione a favore delle vittime dell’Omocausto.

“L’obiettivo della raccolta fondi è quello di costruire una targa da posizionare a Varese, in modo da commemorare le vittime omosessuali dell’Olocausto e in generale delle persecuzioni nazifasciste. Le targhe per i cosiddetti triangoli rosa esistono in tutto il mondo. Il nostro intento è quello di sensibilizzare la popolazione, ricordando ciò che fu e prendendo consapevolezza che ancora oggi i diritti delle persone LGBTI in Italia e nel Mondo non vengono rispettati.”, spiega Giovanni Boschini, presidente Arcigay di Varese.

È dagli anni ’80 che in Europa, ma anche nel resto del mondo, si è cominciato a sensibilizzare la popolazione circa l’istituzione di monumenti e targhe in ricordo delle vittime omosessuali, ma è solo dopo i primi anni del 2000 che questo progetto prende concretamente vita, quando nel 2002 la Germania si scusò ufficialmente con la comunità LGBT.

I principali monumenti alla memoria si trovano in Europa a Berlino e ad Amsterdam, e nel continente americano a Montevideo (Uruguay) e a San Francisco. In Italia sono rintracciabili testimonianze nelle città di Bologna, Trieste, Roma, L’Aquila, Napoli e recentemente a Pistoia.

I “triangoli rosa” alludono alla forma dei drappi affibbiati ai ‘reietti’ della società, distinti per colore in base alla minoranza di appartenenza, tra cui zingari, asociali, delinquenti comuni, apolidi, testimoni di Geova e oppositori politici; vittime dimenticate non ancora riconosciute del degno rispetto a livello storico e sociale.

Dopo le fatiche per la realizzazione del primo Gay Pride, poco più di un anno fa, e la recentissima attivazione di sportelli d’ascolto e di informazione, il cui obiettivo è quello di fornire supporto a gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali, e alle persone a esse vicine sia a livello emotivo o nei rapporti sociali o professionali, questo potrebbe essere un ulteriore passo verso l’informazione circa temi ancora non degnamente valorizzati.

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