Salute. Calvizie? Non rasate i capelli. Clonazione dei bulbi e terapie geniche in futuro

COMO – Secondo statistiche del 2014 rilevate dall’ISHRS, l’International Society of Hair Restoration Surgery, il 70% dei pazienti sottoposti all’autotrapianto sono uomini la cui età varia tra i 27 e i 55 anni. Nel 12% dei casi sono pazienti con meno di 27 anni o con oltre 60 anni. Nei dati sono segnalate anche le donne, con il 18% del campione verificato, e con una prevalenza di età tra i 35 e i 55 anni. Ma in cosa consiste tecnicamente il trapianto dei capelli? Lo abbiamo chiesto al Dott. Emilio Lavezzari, medico chirurgo, specialista in Dermatologia presso la Clinica Le Betulle di Appiano Gentile (Como): «L’autotrapianto consiste nel rimuovere dalle regioni posteriori del capo un certo numero di capelli per trapiantarli nelle zone dove si é manifestata la calvizie. Questi capelli non possiedono i recettori per il DHT (Diidrotestosterone), l’ormone responsabile della calvizie androgenetica, e quindi mantengono tutte le caratteristiche della zona da dove sono stati prelevati: colore, robustezza, velocità di crescita e soprattutto immunità alla calvizie.»

Quali sono le tecniche di trapianto attualmente in uso?

«La tecnica principalmente utilizzata è la FUT, il trapianto delle unità follicolari, che permette di trapiantare in tutta sicurezza un numero molto elevato di follicoli per seduta. Consiste nel rimuovere chirurgicamente dalla regione occipitale una losanga di cute che verrà poi sezionata in tante FU, le Unità Follicolari da 1 o 2 capelli, grazie all’uso di microscopi stereoscopici. Il numero di FU trapiantate dipende dall’entità delle aree diradate e può variare da 1.000 a 2.000 o anche più. L’altra tecnica, nota come FUE, Follicular Unit Extraction, è più recente e consiste nel rimuovere, sempre dalle regioni posteriori e laterali del capo, singole FU mediante bisturi circolari molto piccoli: è una tecnica più facile perché non comporta una particolare esperienza chirurgica, e quindi viene attuata anche in normali ambulatori da personale non sempre qualificato, come viene spesso segnalato dall’ISHRS. Sempre a proposito di FUE, esiste anche la possibilità di rimuovere le FU grazie ad un robot (Artas), sulla cui validità i pareri sono molto discordi. Le Unità Follicolari, in qualunque modo vengano prelevate, dovranno poi essere inserite in migliaia di microincisioni praticate nelle zone da infoltire. Per questo ogni intervento può durare da 3 a 5 ore, sempre in anestesia locale.»

Esami diagnostici vengono effettuati prima del trattamento?

«In soggetti sani vengono richiesti i normali esami ematici di routine, oltre a quelli della coagulazione, e un ECG, elettrocardiogramma.»

Quali sono gli strumenti del mestiere generalmente impiegati nella sua professione?

«Da quando gli interventi di autotrapianto durano 3 o più ore, sarebbe preferibile effettuarli in cliniche qualificate, in presenza di medici anestesisti e dove il paziente, specie se viene da lontano, può anche rimanere nella sua camera per la notte. Per preparare le FU utilizziamo dei microscopi stereoscopici con visori che permettono di sezionare con molta cura anche singoli follicoli. Per le inserzioni vengono utilizzati diversi sistemi di ingrandimento, tra cui un sofisticato microscopio operatorio autofocus (Variocope M5). Per la conservazione delle FU impieghiamo mezzi di conservazione refrigerati e dal 2010 siamo in grado di estrarre dal tessuto adiposo nucale, quando è presente in quantità sufficiente, una sospensione cellulare che oltre a contenere un buon numero di cellule staminali mesenchimali è ricca di adipociti immaturi, periciti e fattori bio-attivi, che favoriscono la mitogenesi delle cellule del Bulge. Questa sospensione, ricavata per frammentazione meccanica e microfiltrazione del tessuto adiposo nucale, che un tempo veniva scartato, e applicata sulla zona del trapianto, può migliorare sensibilmente tutte le fasi della cicatrizzazione e della rigenerazione cellulare, e il suo impiego rappresenta un complemento indispensabile all’intervento. Nella stessa seduta, sempre per favorire la cicatrizzazione e l’attecchimento delle FUs, é anche possibile  applicare sulla superficie del trapianto una soluzione concentrata di piastrine arricchite (PRP), ottenute grazie alla presenza nella clinica di una biologa del reparto ematologico del laboratorio d’analisi.»

Come riconoscere una persone che ha avuto un trapianto di capelli?

«Se eseguito con perizia il risultato di un autotrapianto é assolutamente naturale e quindi non si può riconoscere. Un tempo effettivamente, quando ancora non si usavano le FU, si poteva in certi casi riscontrare il famoso “effetto bambola” dovuto alla presenza di tanti ciuffetti di capelli in corrispondenza dell’attaccatura.»

Le prospettive future per il trapianto dei capelli?

«Si parla ogni tanto di clonazione dei bulbi, grazie alla quale si potrebbe avere a disposizione un numero molto alto di follicoli da trapiantare, senza quindi prelevarli dalla nuca. In realtà il follicolo è un organo molto complesso e quindi anche molto difficile da riprodurre. Il trapianto di capelli da un individuo all’altro non è al momento realizzabile. Ma poiché la calvizie si trasmette geneticamente, alcuni ricercatori pensano che in un prossimo futuro potranno essere disponibili terapie geniche in grado di prevenirla.»

Se la sente di sfatare una falsa credenza?

«Rasare i capelli a zero per rinforzarli é un errore. Alcuni ricercatori giapponesi hanno dimostrato che quando il bulbo non sente più la presenza del peso esterno del capello va incontro più rapidamente a un processo distrofico.».

Clemente Cipresso

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