Convegno “Macchina del caos”. Intervista a Enrico Galoppini sul ‘terrorismo’ strategico di Stato

BOLOGNA – Sabato 28 novembre, alle ore 16:00 presso la sede del centro sociale G.Costa in Via Azzo Gardino 48, si terrà il convegno ”Macchina del caos: importazione di popolazioni”. L’incontro sarà presieduto da Martina Carletti, responsabile di ARS, Associazione riconquistare la sovranità; e da Enrico Galoppini, redattore del giornale in rete ”Il Discrimine”, al quale abbiamo posto alcune domande.

Gli attacchi del Califfato Islamico in Europa hanno riguardato esclusivamente la Francia. Non hanno invece toccato ancora gli USA, la Germania e l’Inghilterra, che secondo la ‘logica del terrore’ dovrebbero essere obiettivi primari, avendo avallato i bombardamenti in Medio Oriente. Perché secondo lei?

«Evidentemente questi Paesi non sono oggetto del cosiddetto “terrorismo islamico” perché sono solidali con esso, o meglio lo utilizzano per i loro obiettivi strategici! Comunque, bisogna premettere che alla fine non possiamo mai essere sicuri dell’identità dei mandanti di questi atti oggettivamente terroristici, specialmente quando il terrorismo è diventato a tutti gli effetti uno strumento privilegiato in questa situazione tesissima, che se ancora non sfocia in una classica guerra poco ci manca. Uno infatti potrebbe obiettare che anche gli Stati Uniti e l’Inghilterra sono state oggetto del “terrorismo islamico”. Ma fatta salva l’ipotesi degli auto-attentati sfruttati da settori della politica, dell’esercito e dei servizi segreti per produrre determinati effetti, tipici sono gli attacchi dell’11 settembre 2001, bisogna riconoscere che anche all’interno delle ‘alleanze’, specialmente quella occidentale della Nato e dei suoi partner, esistono degli attriti irrisolti e irrisolvibili. Non dimentichiamoci che paesi come la Germania e l’Italia sono e restano a tutti gli effetti obbligati ad essere alleati, in quanto sono stati sconfitti settant’anni fa (Durante la II Guerra Mondiale – ndr); ma anche la Francia, in questo secondo dopoguerra, specie dopo il ’68, ha visto cambiare parecchio il suo posizionamento nei confronti degli Stati Uniti.
La Germania per ora s’è salvata dalle stragi, ma è stata comunque attaccata in un altro modo con lo scandalo della Volkswagen. La guerra infatti oggi non esclude alcuno strumento: guerra dell’informazione, guerra economica, guerra delle valute e perché no, guerra condotta agitando a comando le idee, come quella ambientalista, fatte penetrare nelle coscienze di molte persone. La Germania inoltre s’è anche coperta le spalle accettando una marea di profughi siriani, e non dimentichiamoci del fatto che tra Germania e Turchia esiste un’alleanza di lungo corso che non si spiega solo con la geopolitica, ma va indagata anche a livello delle ‘affiliazioni’ e delle ‘obbedienze’. Quindi, la Turchia, che è tra i principali sponsor della ribellione in Siria, non ricerca attriti con la Germania, la quale a sua volta è anche garantita da un accordo, o meglio una cointeressenza con Israele, perché è evidente che l’accettazione acritica di una colpa collettiva e inestinguibile ha a che fare più con gli affari e le ingerenze nella Regione mediorientale che con i ‘pentimenti’ e le ‘crisi di coscienza’.
Detto questo, la Francia sconta il fatto di essersi aperta troppo a due elementi che, combinati insieme, sono risultati esplosivi: la Nato e l’immigrazione incontrollata. Ora, mentre la seconda per la Francia non è certo una novità perché l’immigrazione di algerini è oramai più vecchia di un secolo, la prima lo è nella misura in cui essa ha rotto con il ‘Gaullismo’, in maniera eclatante da quando Sarkozy mise piede all’Eliseo. La Nato e i suoi apparati di sovversione: a questo serve la Nato, fondamentalmente, mica a evitare che i Cosacchi abbeverassero i loro cavalli in San Pietro!, non si sono fatti sfuggire la possibilità di manipolare alcuni elementi immigrati, anche di seconda o terza generazione. Ci vuol poco: basta individuare qualche tipo frustrato, tendente all’esaltazione, assolutamente neofita in fatto di religione, e il gioco è fatto. Ma consideriamo anche che senza la connivenza di apparati dello Stato francese e dei suoi Servizi di sicurezza non sarebbe possibile una situazione come questa. Quindi le ipotesi sono varie e tutte una più inquietante dell’altra per i poveri cittadini francesi che dovrebbero stringersi a Corte, attorno ai loro governanti, quando con ogni probabilità è proprio tra questi ultimi che si dovrebbe indagare!
Va poi riconosciuto che la Francia persegue una sua ‘grandeur’, pertanto non è da escludere che tutti questi attentati servano come pretesto per intervenire dove altrimenti sarebbe più complicato e meno giustificato di fronte alle opinioni pubbliche. Che poi questi interventi si possano risolvere in un impantanamento è un altro paio di maniche, perché non è escluso che a monte della catena di comando dell’operazione di sovversione della Siria si cerchi di impelagare in Siria la Francia o la Turchia, che mentre perseguono quello che ritengono il loro interesse, possono benissimo trovarsi invischiate in una guerra per procura con la Russia e l’Iran.
Già che ci siamo, colgo l’occasione per far notare che l’Italia è rimasta immune da questo tipo di terrorismo sul suo territorio. Ci sono delle avvisaglie preoccupanti come l’attentato al Consolato del Cairo e l’uccisione dei turisti al museo del Bardo, ma per ora certi equilibri nel nostro Paese tengono. Un Paese che tra l’altro ha subito fortissime pressioni per intervenire nel ‘caos libico’: una situazione che certamente non ha voluto l’Italia. Per il momento questa nuova ‘strategia della tensione’ ha scelto la Francia. Ma non si esclude che vada a colpire anche altrove, qualora qualcuno trovasse utile una strage d’inermi.»

Tra le fila dell’esercito jihadista risultano anche mercenari precedentemente addestrati dai ribelli ‘moderati’. Chi li avrebbe assolti e perché?

«Questa storia dei ribelli estremisti o moderati è davvero una delle fandonie più eclatanti che capita di sentire da troppo tempo. Se s’insorge in armi contro un governo, quale differenza corre tra i combattenti delle differenti fazioni? La moderazione non è un criterio serio per giudicare movimenti di guerriglieri e mercenari!
Secondo me, che non capisco nulla di queste strategie militari, l’unica discriminante sensata è quella relativa agli obiettivi politici perseguiti dall’una o dall’altra fazione. Per obiettivi politici qui s’intende il mandato della o delle potenze che foraggiano la tal fazione e, perché no, se vogliamo riconoscere una buonafede in chiunque, anche il tipo di ordinamento dello Stato e della società che dovrebbe imporsi una volta conclusa con successo la ribellione.
Dal punto di vista dei ribelli la situazione creatasi in Siria ricorda molto quella della Guerra di Spagna, dove i comunisti non andavano d’accordo con gli anarchici eccetera, anche se tutti erano contro Franco e i suoi alleati. Diciamo che i moderati, per ammissione stessa dell’America, sono non tanto quelli che essa sostiene per davvero, quanto quelli che vuol far credere che unicamente sostiene, in maniera da ‘passarci bene’ e in posizione distinta dagli estremisti dai quali platealmente e farisaicamente prende le distanze ogni giorno per bocca del Premio Nobel preventivo per la Pace Barack Obama.
Poi, lo spauracchio dell’Isis, che alcuni esperti macchiettistici, che purtroppo imperversano anche in televisione, indicano come ‘creatura di Assad’, serve anche a un sacco di operazioni di condizionamento mentale del pubblico occidentale, che deve digerire eventualmente prima l’attentato terroristico e dopo l’intervento militare delle sue truppe. E qui veniamo al punto dolente ed estremamente pericoloso di tutta questa storia: gli ‘scarponi’ sul terreno. Sono in corso delle pressioni tremende per farceli mettere a questo o a quell’alleato dell’America, che stavolta non sembra affatto intenzionata, così come l’Inghilterra, a coinvolgersi direttamente come in Afghanistan e in Iraq.
Sarà opportuno ricordare che nell’anno 2003, milioni di europei manifestarono contro l’invasione dell’Iraq, e ancor più rilevante col senno di poi, sarà rammentare l’Asse Parigi-Berlino-Mosca che di fatto condusse l’Angloamerica a cavarsela da sola se proprio voleva prevenire quei famosi attacchi con l’antrace che l’Iraq avrebbe architettato contro il mondo ‘civile’.
Per ora, fatta salva la presenza di consiglieri militari e di contingenti più o meno camuffati, sul terreno si affrontano l’Esercito siriano e le varie milizie dei ribelli che, ripeto, quanto a moderazione possono vantare ben poco, mentre invece possono senz’altro essere ricollegate a questa o a quella potenza che ha un interesse nella destabilizzazione della Siria.»

Pozzi petroliferi gestiti dagli estremisti. Come può un’organizzazione terroristica priva di aviazione, di intelligence e di apparato burocratico stipulare accordi commerciali con acquirenti internazionali? E chi sono questi acquirenti?

«Intanto non è vero che i ribelli, e tra questi quelli dell’Isis, siano privi di un’intelligence e di un apparato burocratico. Non credo che passino il tempo solo a crocifiggere e a tagliare teste, il che sarebbe davvero un insulto alla nostra integrità mentale! La copertura aerea poi gliela forniscono i loro sponsor. Com’è possibile che da anni gli occidentali, con l’America in testa, facciano la guerra all’Isis e nessuno si accorga di nulla? Non stiamo parlando di noccioline, ma di petrolio, che viene trasportato da autobotti che qualcuno, come i famosi fuoristrada equipaggiati con le mitragliatrici, avrà pur fornito.
Allora la domanda è: che cos’è davvero l’Isis? O si fa finta che sia solo un califfato con un territorio a cavallo tra Siria ed Iraq, oppure si prende atto che l’Isis è una sorta di società, dove qualcuno fornisce le armi, qualcun altro compra il petrolio, e qualcun altro manda i quattrini, per non parlare di chi, ufficialmente preoccupatissimo, cura i feriti nei suoi ospedali! Mettiamo tutti assieme questi soggetti e otteniamo la ‘santa alleanza’, che per impedire una pacifica integrazione eurasiatica non trova di meglio che aizzare conflitti giustificati con motivi etnico-confessionali.»

Esponenti del governo statunitense hanno ammesso che in passato gli USA hanno favorito la nascita di organizzazioni in Medio Oriente allo scopo di favorire i “processi di democratizzazione”. Non dovesse accadere in Siria, quali saranno le conseguenze?

«Si tratta delle cosiddette “Organizzazioni non governative”, ONG, il cui ruolo preparatorio della Primavera araba è spiegato benissimo, con dovizia di particolari, in un ottimo libro di Alfredo Macchi: Rivoluzioni S.p.A. Chi c’è dietro la Primavera araba, che ho recensito sul fascicolo 3/2015 di “Eurasia – Rivista di studi geopolitici”. Stiamo parlando di un inviato delle reti Mediaset, non di un free lance ‘antiamericano pazzo’. Bene, in questo libro si ricostruiscono tutti i finanziamenti elargiti da ‘Istituzioni’ e ‘Fondazioni’ legate al governo degli Stati Uniti a favore di ‘attivisti’ e ‘blogger’ che hanno svolto in più d’un caso la funzione di ‘utili idioti’ della sovversione.
La Siria oramai sta ben lungi dall’essere riassorbita nello schema della democratizzazione in stile tunisino. Che ci vuol fare, ha la ‘colpa’ di aver resistito, e infatti le summenzionate macchiette attribuiscono al suo governo la responsabilità morale persino degli attentati in Francia. Che faccia tosta! Che impudenza!
Qui, a meno che la Russia non accetti un compromesso, a mio modo di vedere suicida, siamo di fronte a una situazione che dovrà vedere prima o poi un vincitore e un vinto. Ma non stiamo parlando del governo siriano e dei ribelli, bensì delle potenze che stanno dietro alle due parti che si combattono. La possibilità che in seguito i rapporti di forza mondiali non siano più gli stessi è perciò assai elevata.».

Chris Barlati

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