Salerno. Report dall’incontro “Il Porto e il Mare”

SALERNO – Giovedì 28 febbraio alle ore 16:00 si è svolto l’incontro “Il Porto e il Mare”, quarto appuntamento del ciclo “Salerno cosa ci resta?”, organizzato da Italia Nostra, Figli delle Chiancarelle, Forum Cultura Salerno, e l’Archivio di Stato di Salerno. I relatori dell’incontro, allestito nella sala Bilotti dell’Archivio di Stato, hanno dibattuto sulle sfide contemporanee e urgenti della città e del litorale salernitano: i lavori di potenziamento del porto commerciale di Salerno e gli scenari progettistici attuali di fronte all’urgente problema dell’erosione costiera.

Nel porto commerciale sono in atto i lavori previsti dal “Grande Progetto: Logistica e Porti. Sistema integrato portuale di Salerno”, finanziato con 71,2 milioni di euro di fondi POR Campania FESR 2007-2013 e con 1,8 milioni di fondi dell’Autorità portuale (fonte: sito della Provincia di Salerno). Il progetto in esecuzione prevede importanti interventi: ampliamento dell’imboccatura portuale; interventi sui moli, alcuni già ultimati; e il dragaggio dei fondali, nella prospettiva di rilanciare la competitività dell’infrastruttura e del territorio.

Dopo i saluti di Renato Dentoni Litta, direttore dell’Archivio, il moderatore Federico Marra ha esordito: “Oggi in molti ritengono che il porto commerciale di Salerno sia un po’ superato sul piano logistico: dalla documentazione disponibile sul sito dell’Autorità portuale risulta un’importante flessione del traffico merci. Il porto non ha possiblità di espandersi, essendo chiuso tra la costiera amalfitana e il centro storico cittadino”. Sull’argomento è intervenuto Alessio Valente, esperto di sedimentologia dell’Università del Sannio: “Il porto è espandibile solo all’interno intervenendo sui moli, dragando. La profondità attuale del porto parte dai 13 m all’ingresso: bisogna dragare per raggiungere la profondità di 14,5 m per lo scalo merci, perché molte navi di ultima generazione superano i 14 m; per lo scalo passeggeri è necessaro raggiungere almeno gli 11 m. Il progetto prevede oltre 3 milioni di m³ di sedimenti dragati, che saranno trasportati e immersi in mare al largo di Capo d’Orso, a una profondità di 500 m. Il sedimento da dragare rientra nelle categorie ‘fine’ e ‘molto fine’, dunque è incompatibile con i requisiti richiesti dal progetto di rifacimento del litorale”.

Infatti, l’altro argomento delicato è quello dell’erosione costiera, aggravatasi in alcuni tratti durante gli ultimi decenni a causa di molti fattori discussi dai relatori: innalzamento del livello del mare, riduzione dei sedimenti trasportati dai fiumi anche a causa di interventi umani finalizzati a prevenire il dissesto idrogeologico interno, cementificazione del litorale che influisce sul deposito dei sedimenti a riva. Al riguardo è intervenuto il geologo Alberto Alfinito: “Negli ultimi 120 anni, la crescita dei litorali, degli arenili, attraverso il trasporto solido dei torrenti, si è praticamente bloccata. Sul lungomare Marconi, presso la foce del fiume Marziello, la spiaggia è larga 25 m. Per la forte erosione di questo tratto, nel periodo 2010-2017 venne realizzata una barriera soffolta, lunga 2 km, tra il Polo Nautico e il Lido del Carabiniere; all’interno della barriera sarà realizzato un ripascimento, come già fatto in passato. In uno studio che abbiamo realizzato nel 1995, abbiamo rilevato che al rione Mercatello l’erosione è stata di circa 30 m nel periodo 1974-1995. Sul litorale di Pontecagnano, tra le foci del Picentino e dell’Asa, l’arretramento è stato di 50-60 m nel 1960-2012; di circa 75-80 m nel tratto costiero successivo, fino alla foce del Tusciano; nello stesso periodo, la linea di costa è avanzata sul litorale di Capaccio-Paestum”.

É in quest’ottica che si colloca il Grande Progetto “Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno”, cofinanziato dall’UE. Il progetto copre un tratto di 33 km: 4 sistemi di difesa a celle collegati a terra da pennelli semisommersi, per il tratto gravissimo di Pontecagnano a partire dalla foce del Picentino; 48 pennelli semisommersi trasversali a T per il secondo tratto fino a Torre San Marco ad Agropoli. La funzione dei pennelli sarà quella di garantire la conservazione della forma planimetrica attuale della costa, instabile in assenza di interventi. Con direttiva 2004/18/CE, l’UE ha avviato il bando di gara relativamente alla realizzazione del primo tratto a celle tra le foci del Picentino e del Magazzeno, tra molte perplessità, come ha denunciato Giancarlo Chiavazzo di Legambiente Campania: “Alla presentazione del progetto di qualche anno fà, Legambiente partecipò alla consultazione pubblica prevista dalla procedura VIA, presentando osservazioni su alcune criticità. In commissione VIA, il progetto venne approvato con delle prescrizioni, riconoscendo la realizzazione primaria del lotto a Pontecagnano, ma limitatamente alle barriere parallele, condizionando la realizzazione futura dei pennelli all’osservazione degli effetti sull’ambiente dei primi interventi. In seguito la provincia di Salerno ha respinto l’esito VIA nel suo documento di conformità non ricorrendo al TAR: è mancata un’appropriata valutazione di tutte le interdipendenze ambientali, economiche e sociali”.

Su eventuali criticità dell’intervento umano è intervenuto anche Dario Giorgio Pezzini, della Società Nazionale di Salvamento: “Le scarse conoscenze degli anni ’70 non hanno impedito di costruire, spesso facendo disastri. La costa è un ambiente dinamico tra terra e mare: le strutture rigide, quando funzionano, bloccano l’erosione in un tratto, ma la dirottano in quello adiacente. Le strutture rigide possono provocare correnti di ritorno, pericolosissime perchè capaci di raggiungere i 9 km/h provocando il trascinamento al largo anche dei nuotatori più esperti; cambiando il sistema circolatorio in prossimità della battigia, si deve cambiare il sistema di sorveglianza e salvataggio. Se si realizzasse il progetto attuale, prevedo tra i 6 e 12 morti nei primi anni perchè gli effetti delle correnti ci coglierebbero impreparati”.

Tullio Nese

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