Libri. Racconto inedito su Massimo Ranieri

NAPOLI – “Massimo Ranieri. Le rose non si usano più” è il titolo del libro di Jacopo Cirillo, che in 160 pagine racconta la vita artistica di Massimo Ranieri intrecciandola a quella sua personale, rappresentando la crescita dell’artista attraverso gli occhi di un giovane fan. Il libro, pubblicato da “add editore”, è inserito nella collana “Incendi”, progetto editoriale in cui gli autori raccontano le loro passioni.

Nel testo è narrata la vita di un giovane Giovanni Calone, poi Gianni Rock, e la sua strada per diventare Massimo Ranieri attraverso le prime esibizioni nei negozi di parrucchiere al Pallonetto, rione di Napoli, passando per New York, fino alla definitiva consacrazione.

Jacopo Cirillo è autore e collaboratore di Topolino, scrive di libri, pallacanestro e serie tv su diverse testate. È il ghostwriter di Paperinik sul blog ufficiale e organizza eventi culturali a Milano. Studioso di Semiotica, descrive Massimo Ranieri come “un oggetto culturale complesso che non può essere compreso attraverso la linearità cronologica della causa e dell’effetto”. L’autore spiega che nel modo di raccontare e vedere le cose è intimamente legato ad avvenimenti e dettagli all’apparenza insignificanti, che poi inevitabilmente si riverberano nella sua recitazione e nella sua canzone. L’artista napoletano viene usato come paragone o “metro zero” dell’accadimento culturale e della quotidianità. La carriera di Massimo Ranieri viene praticamente vissuta attraverso il filtro della percezione dell’autore e dell’evoluzione storico-sociologica della società che fa da sfondo in un racconto vero e realmente empatico.

La lettura risulta molto piacevole e scorrevole. Massimo Ranieri viene raccontato in maniera profonda, con estrema dovizia di particolari e retroscena, che nelle intenzioni dell’autore servono a dare preciso background e grande spessore al racconto. I particolari, spesso poco conosciuti e all’apparenza insignificanti, risultano determinanti nell’economia del libro perché forniscono la ragione profonda di ogni sua evoluzione e scelta artistica. L’ascesa al successo dell’artista napoletano viene narrata celebrando anche i suoi momenti più bui, attraverso difficoltà e sofferenze su e giù dal palco, un complesso universo di dettagli che compongono il mosaico di vita dell’artista.

Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande all’autore Jacopo Cirillo.

Lei afferma che l’elasticità e la capacità di adattamento di Massimo Ranieri alle diverse evoluzioni socio-culturali sono state le chiavi del suo successo. Oggi sarebbe efficace fra social network e influencer?

«Massimo Ranieri è riuscito a evolversi come artista procedendo per saturazioni progressive: ogni volta che ‘riempiva’ una categoria passava subito a un’altra, capendo bene, prima di molti, che limitarsi a un’etichetta, per quanto soddisfacente, fosse sbagliato; per questo si è sempre aperto alla molteplicità di talenti e di capacità, facendo il cantante, l’attore di cinema e di teatro, il ballerino, l’equilibrista e lo showman. Il principio rimane lo stesso anche oggi, nonostante le maggiori possibilità di esposizione mediatica. Social network e influencer danno molta visibilità, ma innescano un processo negativo: non è più il ‘ci devo essere’, ma il ‘non posso permettermi di non esserci’, perché ci sono tutti e dunque una mancata presenza acquista un significato inedito rispetto al periodo pre-internet.
Penso quindi che le sue scelte sarebbero state altrettanto efficaci oggi, perché nel suo caso il punto non sta nel mezzo, ma nel messaggio. Forse addirittura il suo istrionismo sarebbe stato ancor più rilevante e riconosciuto attraverso le dinamiche dei nuovi media.»

Lo ha mai incontrato?

«Non ho ancora avuto la possibilità di conoscerlo, spero accada presto. Spesso incontrare i propri idoli può essere una delusione, perché l’artista idealizzato e l’uomo che ci sta dietro non coincidono necessariamente.
Seguire e studiare Ranieri da così tanto tempo, tuttavia, mi porta a pensare con relativa sicurezza che, nel suo caso, uomo e artista coincidano perfettamente: l’apertura verso il nuovo, l’entusiasmo per l’arte e la cultura e quella gioia, che così bene traspare, nel fare il suo mestiere e allietare il suo pubblico, sono qualità universali che conto di ritrovare nel nostro incontro futuro.»

Mery Esposito

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