VII Edizione “I Corti sul Lettino – Cinema e Psicoanalisi”. Intervista a Ignazio Senatore (Parte II)

NAPOLI – Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista al Dott. Ignazio Senatore, ideatore e direttore del Festival del Cortometraggio “I Corti sul Lettino – Cinema e Psicoanalisi“, giunto alla settima edizione.

Gli attori che ruolo giocano in questo momento di crisi del cinema?

«Di attori italiani ci sono Silvio Orlando, Fabrizio Bentivoglio, Castellitto e Valerio Mastandrea, Kim Rossi Stuart, ma poi sono finiti. Le attrici sono Alba Rohrwacher, Margherita Buy, Stefania Sandrelli. In Italia sono cinque attrici e cinque attori. In America, nei campus universitari si insegnano le citazioni, fanno corsi attoriali, di sceneggiatura: lì ne escono 10 al minuto di attori di livello. Per rendere l’idea anche della difficoltà di inserire un nome nuovo: nel libro che ho scritto su Alessandro D’Alatri, scrivo di lui che, per far fare “La febbre” e “Casomai” a Fabio Volo, ha dovuto puntare i piedi perché nessuno lo voleva. Anche nelle commedie italiane degli anni ’60-’70, gli attori erano i soli Sordi, Mastroianni, Manfredi, Tognazzi e Gassman; erano solo quei cinque che hanno fatto duecento film a testa e non c’era spazio per altri. Nelle commedie italiane adesso ci sono Bisio che fa tutte le stesse storie, Raul Bova, De Sica. Con Frank Matano hanno cercato di riciclare un nuovo Siani perché non potevano rimettere Siani.»

Non crede che la scelta di Frank Matano sia stata determinata dalla sua visibilità sul web? 

«Adesso chi va al cinema sono i 15enni, quelli fino a i 25 anni e i 60enni, l’età di mezzo non ci va più al cinema perché se lo vedono in streaming. Quindi provano a fare questa operazione di mercato, ma non si può puntare su Frank Matano come nuovo attore italiano. Tutto sommato il cinema italiano ha ancora grandi autori, Salvatores, Garrone, Peter Del Monte, Ivano De Matteo. È chiaro che non c’è più l’appeal di un tempo. Nel mondo, il grande cinema è finito alla fine degli anni ’90: il cinema francese aveva Luc Besson, il cinema spagnolo ha avuto Almodovar, gli inglesi hanno avuto Loach e Mike Leigh,ma dopo di loro chi c’è? Come per la letteratura e le altre forme d’arte, noi siamo in un secolo di decadenza, c’è solo edonismo e crisi dei valori. I grandi pensatori dove stanno? Abbiamo solo De Luca, l’unico intellettuale che per me c’è in circolazione, che prende una posizione. Non abbiamo intellettuali di riferimento.»

Quali sono i temi più caldi su cui vengono strutturati i corti italiani?

«Questi cortometraggi danno uno spaccato anche di una visione, perché il cinema, come lo intendo io, è psicoanalisi: sono territori dell’immaginario. A mandarmi cortometraggi non sono soltanto psicoanalisti: su 100 corti me ne capitano 5 di psicanalisti e psichiatri, altri sono dei cortometraggi che hanno a che fare con la solitudine, l’alienazione, la perdita di identità, la ricerca di se stessi e altri ancora sulla gelosia, le delusioni d’amore, il sentirsi non a passo con gli altri, temi che incontro quando vedo i pazienti.».

I dettagli sulla partecipazione al Festival del cortometraggio sono disponibiliI sulla pagina web cinemaepsicoanalisi.com.

By Miriam Lanzetta

Leave a comment