Al Jazeera, giornalisti arrestati ricorrono in appello

IL CAIRO – I tre giornalisti di Al Jazeera, arrestati in Egitto un anno fa, tornano domani in aula di tribunale per ricorrere in appello alla sentenza di incarcerazione emanata sei mesi fa. Peter Greste, ex corrispondente della BBC; Mohamed Fahmy, ex corrispondente della CNN; e Baher Mohamed, produttore dell’emittente araba Al Jazeera, furono arrestati con l’accusa di favoreggiamento terroristico, diffusione di notizie false e minaccia alla sicurezza nazionale. A giugno Fahmy e Greste furono condannati a 7 anni, mentre a Mohamed furono inflitti 10 anni per detenzione di un bossolo d’arma al momento dell’arresto.

L’udienza si concentrerà sulla verifica dell’idoneità della documentazione piuttosto che sul capo di imputazione dei tre detenuti. In base agli atti pervenuti, il giudice sceglierà di confermare il verdetto originario o di accogliere il ricorso in appello e quindi disporre l’eventuale rilascio. I genitori dell’australiano Peter Greste hanno dichiarato di avere aspettative molto basse, considerando i precedenti egiziani riguardo la libertà di stampa e di espressione. L’episodio dell’arresto dei tre reporter è infatti il primo caso in Egitto di detenzione di giornalisti per affiliazione terroristica, ma non il primo esempio di pesante censura mediatica operata dal governo in carica. Secondo altre voci nazionali, l’episodio è stato interpretato come parte di un diverbio diplomatico più ampio tra l’Egitto e il Qatar, tra i proprietari dell’emittente Al Jazeera e i fondatori della Fratellanza Musulmana, forza in opposizione all’attuale governo. A livello internazionale, il caso rappresenta l’ennesima prova della politicizzazione dei mass media.

Dal momento del verdetto, il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi ha diverse volte espresso il suo rammarico per l’incarcerazione dei tre reporter, emandando una legge che tecnicamente permetterebbe il rimpatrio di Greste in Australia e di Fahmy, che ha doppia cittadinanza, in Canada. Nonostante la legge sia stata approvata a novembre, Sisi non ha mostrato intenzione di volerla applicare né di prendere decisioni sul caso, almeno fino all’esito del ricorso in appello domani. Le spese processuali sostenute finora dai tre giornalisti sono state coadiuvate da Al Jazeera, fatta eccezione per Fahmy che sta invece provvedendo al proprio team di legali, mentre l’avvocato per i Diritti Internazionali, Amal Alamuddin Clooney, lavora pro-bono alla causa e domani invierà una delegazione di suoi rappresentanti al processo.

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