Zoomafie. Intervista a Ciro Troiano

NAPOLI – Sabato 19 novembre, dalle ore 09:00 alle 14:00 nell’antico Borgo Vergini, la Lega Anti-Vivisezione di Napoli ha accolto passanti e simpatizzanti dell’associazione, allestendo un gazebo informativo con l’intento di focalizzare l’attenzione sul diffuso fenomeno dei combattimenti tra animali, in particolare tra cani. Al riguardo ci ha fornito importanti spunti e delucidazioni Ciro Troiano, il responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV.

Il Borgo Vergini, nel cuore di Napoli, tra le bancarelle allestite quotidianamente e il via vai caratteristico di un sabato mattina di città, ha visto alcuni esponenti della LAV di Napoli allestire un gazebo informativo a cui ha presenziato il fondatore dell’associazione, nonché responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, Ciro Troiano, che ha offerto la sua competenza, ma soprattutto la sua esperienza in relazione ai combattimenti tra animali.

L’urgenza del tema sta nel fatto che negli ultimi tempi pare essersi aggravato il fenomeno, al punto da decidere di istituire nuovamente, a partire dall’1 luglio 2016, il numero telefonico SOS Combattimenti per raccogliere segnalazioni, anche anonime, e ricostruire una mappatura locale e nazionale del fenomeno. Il numero in questione è lo 064461206, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle 17:00.

Grazie anche all’articolo 544 quinquies del Codice Penale, che punisce “con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro chi promuove, organizza o dirige combattimenti tra animali”, i combattimenti tra cani sembravano diminuiti, fino agli allarmanti riscontri degli ultimissimi anni. Ciro Troiano, napoletano, specializzato in Antropologia criminale e metodologie investigative e in Criminologia, fondatore nel 1998 dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, legato a numerose operazioni di polizia in difesa degli animali e della fauna, ci ha aiutato a chiarire alcuni aspetti del fenomeno zoomafioso in Italia, con particolare attenzione alla Campania, e su come cultura e istituzioni siano di poco aiuto al riscatto del mondo vegetale e animale.

Perché riattivare il numero SOS Combattimenti?

«La necessità è motivata dal fatto che i combattimenti tra cani a livello nazionale sono diventati nuovamente un’emergenza. Dopo un periodo di quiescenza a seguito del varo della nuova normativa del 2004, abbiamo avuto negli ultimi anni una ripresa in modo virulento del fenomeno dei combattimenti e abbiamo attivato un vecchio servizio, che era già attivo alla fine degli anni ’90 e agli inizi del 2000, il servizio SOS Combattimenti della LAV, che è un numero che serve per raccogliere segnalazioni, per fare una mappatura del fenomeno.»

La zoomafia in Campania?

«La Campania, come la Sicilia, rappresenta una delle regioni più interessanti dal punto di vista dell’analisi del fenomeno zoomafioso: sono regioni in cui sono presenti e vengono contestati tutti i diversi tipi di reati a danno degli animali: dai combattimenti al maltrattamento all’uccisione e così via.»

Qual è il reato più perpetrato ai danni degli animali in Campania?

«Sicuramente è il reato di maltrattamento di animali, seguito poi dall’uccisione e dai crimini relativi al traffico di fauna selvatica. Bisogna tener presente che parliamo di 2 fascicoli al giorno che vengono contestati, cioè due persone al giorno vengono denunciate in Campania per reati contro gli animali. E’ un dato che rispecchia un po’ statisticamente un andamento nazionale. A livello nazionale parliamo invece di una persona ogni ora: ogni ora una persona in qualche Procura d’Italia viene denunciata per reati contro gli animali.»

C’è omertà intorno al fenomeno?

«Dipende! Teniamo presente che questi 8.000 fascicoli a livello nazionale ogni anno sono una minima parte dei crimini realmente commessi. Si parla infatti di “numero oscuro” dei reati: alcuni reati, per esempio l’uccisione, ha un numero oscuro pari quasi a zero.
La stragrande maggioranza dei crimini contro gli animali sono oscuri: vengono perpetrati, però non vengono mai denunciati e quindi non diventano un dato statistico.
8.000 fascicoli a livello nazionale su una popolazione di 60 milioni di abitanti non è niente. Per rispondere sull’omertà, sicuramente in alcuni contesti esiste. Ma non è tanto omertà dovuta a paura, è un fatto culturale. L’omertà spesso ha un alleato naturale, che è la cultura, e per cultura si intende acconsentire a quel modo di dire: “si è sempre fatto così” o “è un animale: perché un animale come si deve tenere?”. Io anni fa ho postulato una sindrome, la Sindrome di Nembrotte, che è quella dell’atteggiamento di violenza contro gli animali, non solo intesa come violenza fisica, ma anche psichica a cui l’animale viene sottoposto. Nembrotte era una figura biblica, che nella cultura ebraica era la persona che ha insegnato all’umanità il maltrattamento degli animali. In realtà la Sindrome di Nembrotte è generata da condotte socio-culturali. La gente prende il cane, lo porta a casa: “però balcone”, “però terrazzo”, “però garage”. Si creano anche dei limiti geografici tra l’uomo e l’animale: l’animale non deve invadere il nostro spazio. C’è una separazione: questa separazione di spazi è anche una separazione concettuale. Quindi se tu metti il cagnolino nel garage come una macchina, né più e né meno è una macchina che abbaia, anzi, della macchina hai molta più attenzione. E se tu consideri un essere vivente al pari di un oggetto legittimi qualsiasi cosa: chi si lamenta se io prendo a calci una sedia? E’ un oggetto, quindi posso esercitare possesso, posso usare violenza.»

Gli affari zoomafiosi campani attraversano i confini locali?

«Noi siamo interessati, dal punto di vista zoomafioso in Campania, da un’importazione ed esportazione di crimini contro gli animali. Mi spiego meglio: prendiamo per esempio il traffico di cuccioli, che vede la nostra provincia, Napoli, insieme a quella di Caserta, come dei centri di arrivo e di smistamento di cuccioli dalla Slovacchia, dalla Slovenia, dall’Ungheria. Gli affari sono con persone del Sud Italia in particolare.
Ci sono stati alcuni esponenti, anche di un certo livello della Camorra, cioè non parlo dell’interesse del clan, ma dell’interesse di alcuni esponenti. Per un motivo molto semplice, per motivi economici: io vado in Ungheria, con 20, 30, massimo 50 euro compro un cucciolo, che vendo a Napoli a 600, 700, 1.200 euro, a fronte di una sanzione penale lieve. E’ gente abituata a fare i camorristi, figurati se si preoccupano di una situazione penale come quella che rischiano. Ultimamente abbiamo celebrato dei processi sia a Santa Maria Capua Vetere che a Napoli con clan camorristi tra i cui interessi c’erano anche le corse dei cavalli. Per non parlare del bracconaggio, delle armi che circolano, che vengono rubate. La pesca di frode con esplosivi, con tutta una serie di metodiche proprio organizzate. In Campania spicca in modo particolare l’organizzazione: questi sono gruppi di criminali organizzati. Non a caso noi utilizziamo l’espressione “maltrattamento organizzato di animali”.»

Quali sono le risorse istituzionali che vigilano sui fenomeni in questione?

«Noi viviamo un periodo storico difficilissimo in questo senso: attualmente la cosiddetta vigilanza ambientale in Italia non esiste. Stiamo parlando di un Paese che ha un’emergenza assoluta di crimine ambientale. Tra i crimini ambientali sono intesi anche quelli contro gli animali. In Campania sono stati smantellati gli organi di polizia provinciale. Quel residuo di polizia provinciale che c’è si interessa esclusivamente di controlli stradali o su delega della magistratura di qualche accertamento per qualche reato ambientale. Ma la polizia provinciale per legge dovrebbe effettuare attività di vigilanza per quanto riguarda la fauna, quindi bracconaggio, caccia, pesca, ma non lo fanno! Materialmente non lo fanno!
Il corpo forestale dello Stato? Campa fino al 31 dicembre: dall’1 gennaio passa come specialità nell’Arma dei Carabinieri. Con la perdita anche del suo bagaglio conoscitivo che in 170 anni di storia il Corpo forestale ha avuto.
Le guardie zoofile? Vengono bloccate, anche nella regione Campania. La regione Campania ha fatto una legge per cui chi è guardia da più di 10 anni deve fare un corso di formazione nuovo e deve fare gli esami. Peccato che non si organizzino i corsi di formazione e non ti fanno fare l’esame.
Quindi di fatto c’è una totale mancanza di controllo a livello territoriale.
In Sicilia non c’è il Corpo Forestale dello Stato, esiste il Corpo Forestale Regionale perché è una regione a Statuto Speciale. Mi diceva il comandante di questo dipartimento: “Dotto’, ma sapete il più giovane forestale quanti anni ha? 54 anni. Ma come fa a correre dietro alla gente?”.
Noi abbiamo una registrazione fatta a Cosenza di uno che trafficava i cardellini e diceva: “Ma questo fatto della forestale? I controlli? – Ma figurati se i carabinieri vanno nelle campagne!”, gli rispondono dall’altra parte.»

Camilla Esposito

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