Volontariato. Un giorno da ciechi per i bagnanti di Bari

BARI – Venerdì 14 luglio dalle 09:00 del mattino fino alle ore 18:00, presso la spiaggia “Pane e Pomodoro” di Bari, ragazzi ciechi e bagnanti si sono incontrati per scambiare sensazioni, difficoltà e capacità nell’ambito dell’iniziativa “Sensi all’acqua di mare”, organizzata dal Centro di Servizio al Volontariato San Nicola; dall’A.VO.FA.C. (Associazione Volontari Famiglie Pro Ciechi); dal Gruppo Messeni Localzo e dall’U.I.C. (Unione Italiana Ciechi) con la sezione dilettantistica e il gruppo giovani dell’U.I.C.

La presidente dell’A.VO.FA.C., Olimpia Discipio, ha sottolineato ”l’importanza di andare incontro alla gente, di cercarla, di sensibilizzare la cittadinanza facendo toccare con mano la realtà dei non vedenti, le loro abilità e difficoltà. Perché dire è una cosa, fare è un’altra”. L’obiettivo è anche quello di cancellare vecchi stereotipi, di attrarre volontari, e di rivolgersi in modo particolare ai giovani che sono il futuro. Ecco quindi laboratori multisensoriali in cui persone normodotate, con l’ausilio di mascherine hanno potuto sperimentare per qualche minuto le difficoltà della cecità e mettere alla prova gli altri sensi, soprattutto l’olfatto in percorsi al buio; poi le partite di “Showdown”, giocate dai bagnanti senza poter vedere la pallina, ma con l’aiuto dei ragazzi non vedenti; e ancora 40 visite oculistiche di prevenzione presso l’Unità Mobile Oftalmica, grazie alla presenza, in qualità di medico volontario, dell’Oculista dott. Fabio Mininni, che ha invitato la popolazione a controlli costanti che ricoprano tutto l’arco della vita, dall’infanzia alla senilità, essendo ogni fascia di età caratterizzata da specifici rischi e patologie oftalmiche. Il tutto era coadiuvato dai volontari dell’U.N.I.Vo.C. Unione Italiana Volontari Pro Ciechi.

Rossella Stallone, consigliera U.I.C. per la sezione di Bari e consigliera A.VO.FA.C. per questa iniziativa, ha auspicato “l’apertura delle istituzioni, non tanto a un’accessibilità finanziaria, perché questo, grazie all’Unione e alla sensibilità storica delle istituzioni, soprattutto nell’ultimo trentennio è abbastanza apprezzabile.”, ma ha proseguito la Stallone, che ”In una situazione di crisi economica e sociale come quella attuale, gli enti locali sono molto attenti alle nostre esigenze. Quello che ci vorrebbe però è un’apertura dal punto di vista proprio tecnico: lì dove ci sono delle esigenze, delle prevenzioni a livello di barriere architettoniche o di abbattimento di barriere architettoniche, lì dove ci sarebbe bisogno di un intervento tecnico di un’associazione di categoria storica come l’Unione, sarebbe indispensabile che i tavoli tecnici fossero aperti anche a noi, perché soltanto un’associazione di categoria, soltanto chi vive soprattutto per strada le difficoltà di un non vedente che viaggia da solo, che sbatte contro le macchine parcheggiate, che arriva a un semaforo che non ha la segnalazione acustica, può contribuire a migliorare una situazione cittadina che non è precaria, ma può migliorare.”. Dal punto di vista legislativo invece, ha poi aggiunto la Stallone, ”la nuova frontiera è quella di puntare alla re-invenzione, perché finora è stato inculcato al non vedente un essere, anche un po’ imposto dalle leggi, che lo vedevano centralinista, fisioterapista, massoterapista, ingabbiato in queste figure professionali che ormai sono un po’ anacronistiche; per cui le nuove conquiste legislative dovrebbero scaturire da un’autoconoscenza che il non vedente dovrebbe cominciare, un lavoro su di sé, perché il non vedente non è consapevole delle proprie potenzialità e questa consapevolezza dovrebbe portarlo a pensare a sé in nuove attività lavorative. Il nuovo respiro dell’U.I.C. è proprio questo, infatti ha costituito una commissione che sta considerando finalmente altre chiavi di accesso al lavoro.”.

Antonio Garofalo, responsabile nazionale giovani UIC, nonchè tra gli organizzatori non vedenti della giornata, memore di quanto la società abbia riconosciuto ai non vedenti negli ultimi 100 anni, riconosce quanto il diritto alla dignità sia stato garantito ormai, ma evidenzia quanto sia giusto che anche i non vedenti in questa richiesta di riconoscimento facciano la loro parte. Ha detto Garofalo: “Non possiamo chiedere alla società di migliorare, gongolandoci nel nostro stato di bisogno. E’ ora necessario completare il processo di inclusione, non per essere superiori, ma per dare e ricevere dalla società come normali cittadini. I ciechi hanno delle potenzialità, non hanno necessariamente bisogno di essere accompagnati, hanno dei limiti che vanno colmati con i restanti quattro sensi, che pur non sostituendosi diventano ausiliari, cioè potenziano delle capacità e permettono una vita normale. Ma i ciechi non sono super eroi: tutti quanti abbiamo delle capacità sensoriali e di qua l’importanza di andare verso la società, perché stiamo diventando sempre più individualisti, non badiamo più a usare i sensi per trovarci per riconoscerci, a sfruttare i sensi per fare aggregazione, per essere in comunione e quindi nascono le differenze. Dunque, non solo sfruttare i sensi per mettersi nei panni dei ciechi, ma per capire che i ciechi non sono super eroi, quindi se tutti sfruttassimo i sensi avremmo magari più percezione dell’ambiente che ci sta intorno, in un mondo dove le necessità e le peculiarità sono tante.”

By Daniela Buttiglione

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