Teatro. La cultura e la condivisione di Quartieri Airots

NAPOLI – Sabato 22 ottobre, in occasione della Prima Giornata Nazionale del Teatro, diverse sale italiane hanno offerto spettacoli gratuiti e iniziative volte all’intrattenimento degli spettatori. Teatri aperti per un giorno quindi, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la rappresentazione dal vivo. Al riguardo segnaliamo che il prossimo 22 novembre compie un anno di attività un piccolo teatro che sorge tra i vicoli dei quartieri spagnoli. E’ la casa di “Quartieri Airots”, associazione che opera nel campo dello spettacolo e, più in generale, di tutto ciò che può definirsi evento culturale.

Fucina di idee per bambini, giovani e meno giovani, Airots porta il teatro sul territorio allestendo spettacoli e offrendo l’esperienza formativa di AirotsLab. Aspiranti attori e spettatori curiosi hanno l’opportunità così di sbirciare dietro il sipario e di partecipare attivamente alla realizzazione di spettacoli. L’iniziativa merita un approfondimento, dunque abbiamo rivolto le nostre domande a Salvatore D’Onofrio, attore e presidente di Quartieri Airots; e Giuliana Pisano, regista e direttrice artistica delle attività dell’associazione.

Gli obiettivi di Quartieri Airots?

D’Onofrio: «Ci piaceva l’idea di un’associazione che operasse al centro di Napoli, dove ci sono fermento culturale e vivacità popolare. Non a caso per la nostra sede abbiamo scelto i quartieri spagnoli, un luogo centrale che cova dentro i suoi vicoli anche delle realtà disagiate. Vogliamo essere un avamposto per i giovani del centro che vogliono avvicinarsi al teatro. Ci siamo spesso chiesti se ci fosse bisogno di un altro spazio. Ce ne sono tanti in fondo, anche storici, con una loro tradizione, un loro seguito. Forse c’è bisogno di qualcosa che sia aperto a tutti, non solo a spettatori e allievi. Noi apriamo tutti i giorni alle ore 08:00 e chiudiamo la sera alle ore 20:00, proprio come una bottega, per offrire un luogo di incontro che sia sempre attivo e accogliente.»

Cosa rappresenta il teatro per il territorio napoletano?

D’Onofrio: «Un concetto già sentito, ma che per noi ha molto valore, è che fare teatro significa smuovere il pensiero, invitare alla riflessione, condividere. Lo stesso spazio, così piccolo, in cui c’è poca distanza tra palcoscenico e platea, ci consente di creare una vicinanza molto intima tra attori e spettatori. Questi assistono a qualcosa che avviene a due passi da loro, e nonostante siano tutti coscienti della finzione, ci sono dentro sul serio: è la magia del teatro, io so che è tutto finto, ma in quel momento ci credo.»

Pisano: «Il teatro per me è necessità di condivisione. E’ mettere in pratica ciò che si è imparato. Avendo a che fare con molti giovani, ho notato che loro vivono distaccati da ciò che imparano a scuola o altrove, quando invece la cultura dovrebbe insegnare a vivere. Il teatro serve a mettere in pratica, a coinvolgere. Lo studio dei testi poi fa sì che i ragazzi sviluppino una capacità d’analisi più efficace.»

I corsi di AirotsLab?

Pisano: «Sono organizzati in tre fasce d’età. Abbiamo il corso di AirotsLab under 30, indirizzato a ragazzi tra i 16 e i 30 anni che sognano di fare del teatro il proprio mestiere. AirotsLab adulti, over 30, è per coloro che sono curiosi e vogliono imparare a leggere il teatro da spettatori. AirotsLab Junior invece accoglie i bambini dai 7 ai 13 anni. Quest’anno il tema dei laboratori è “L’isola”. Si partirà dalla lettura de “La Tempesta” di Shakespeare, fino ad arrivare a Saramago: questa fase di scardinamento testi si evolve fino alla rivisitazione e alla nascita di altre idee. I laboratori si concludono con degli spettacoli aperti al pubblico.»

E’ trascorso quasi un anno. Avete più dato o più ricevuto dal territorio?

Pisano: «Più che dato, io ho la sensazione di aver preso molto. Siamo stati accolti benissimo dal vicinato, che assiste ai nostri spettacoli, passa a salutarci. C’è anche chi ci ha donato dei libri da distribuire ai ragazzi. L’affetto e l’interesse si sono fatti sentire.»

D’Onofrio: «L’impatto è stato positivo. Sin dal primo momento abbiamo cercato il contatto, per far capire alle persone che parliamo di loro, di noi. E’ la comunità che sale sul palcoscenico, la comunità che sta in sala. Il mio sogno è quello di fare di Quartieri Airots un luogo di incontro e discussione tra la comunità dei teatranti, ma non solo. Vorremmo altri spazi dove si possa studiare, incontrarsi, magari anche bere una cosa, però parlare, discutere, mettere su progetti, collaborazioni. Un posto dove non necessariamente ci si dia appuntamento, insomma una piazza alternativa a quelle mediatiche dei social. Io e Giuliana facciamo teatro ormai da 30 anni e quando abbiamo iniziato c’era un fermento giovanile che voleva essere protagonista. Invece dopo ho notato un’involuzione verso la chiusura. Se riuscissimo a ingrandirci, e ci stiamo muovendo in quella direzione, il nostro sogno di apertura sarebbe realizzabile.»

Noemi Orabona

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