Stigma ‘follia’. Tutti fuori con “Je so’ pazzo”

NAPOLI – “Mi è piaciuto molto partecipare allo spettacolo, mi sono emozionata, è stato bello stare in questa piazza e vedere tanta gente”. Con queste parole descrive le sue emozioni B., cittadino-utente del Centro Diurno di Salute Mentale Canone Inverso. Una testimonianza raccolta al termine dello spettacolo tenutosi martedì 5 gennaio alle ore 18:30 a Napoli, Piazza Fuga.

Lo spettacolo, dal titolo Je so’pazzo, è stato l’evento finale di una serie di iniziative come la vendita di manufatti artigianali realizzati dagli utenti e operatori del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Napoli 1, in collaborazione con “Era Cooperativa Sociale”, e finalizzati a finanziare micro-progetti di inserimento lavorativo. L’evento è stato realizzato grazie alla collaborazione tra i laboratori musicali di 11 Centri di Riabilitazione Psichiatrica, tra i quali Canone Inverso, Il Vascello, Gulliver, Arteteca.

L’idea della realizzazione dello spettacolo nasce da una precedente iniziativa degli utenti del laboratorio musicale del Centro diurno Canone Inverso. L’ evento dal titolo Je so’pazzo, in omaggio al cantautore Pino Daniele scomparso un anno fa, ha visto i protagonisti esibirsi in uno spettacolo multimediale composto da canzoni e da spazi teatralizzati, in cui sono state prese alcune citazione dalle canzoni dell’artista e su varie tematiche come il razzismo, la pazzia, il sole, che sono state fatte vivere attraverso la teatralizzazione di ombre. Per approfondire la tematiche sulla manifestazione abbiamo rivolto una domanda alla Dott.ssa Daniele Sorrentino, referente per l’ASL Napoli 1 del Centro diurno L’Aquilone.

L’obiettivo di questo evento?

«Lo spettacolo è il coronamento di un’iniziativa che si chiama Manufatti. La presenza in Piazza Fuga del mercatino è stato il segnale che siamo usciti fuori dalle mura dei centri diurni, fuori dalle mura dei nostri Centri di Salute Mentale per iniziare ad appropriarci della città e entrare in contatto col cittadino, per comunicare non solo il lavoro fatto dal privato sociale in collaborazione col Pubblico, svolto quotidianamente, ma anche quelli che sono i percorsi di cura e tutto ciò che è possibile realizzare all’interno dell’ASL Napoli 1. I cittadini spesso non sono informati e credono che il Privato imprenditoriale sia più vantaggioso, gestito meglio o che sia l’unica possibilità. Invece il servizio pubblico che lavora in maniera coordinata col privato sociale ha creato un’organizzazione che va dalla presa in carico dell’utente alla diagnosi di patologia psichiatrica, fino al suo recupero, al reinserimento nella società e all’inserimento lavorativo».

All’evento era presente la Dott.ssa Biancamaria Croce, responsabile ASL NA 1 per il privato imprenditoriale, anche lei ha risposto alle nostre domande.

L’iniziativa del Mercatino di Natale ha aiutato a rendere visibile il vostro lavoro?

«Il mercatino è stato un veicolo d’informazioni, è stato solo un pretesto per entrare in contatto diretto col cittadino, non solo a risposte con richieste verbali ma anche col cartaceo che è stato distribuito. Questa è un’informazione che rimane con indirizzi, numeri di telefono, che non si trovano facilmente».

Risposte positive dal territorio?

«Lo spettacolo è stato fatto in collaborazione con la libreria “Io ci sto”. E’ la salute mentale che deve rientrare nel territorio e il territorio nella salute mentale, affinchè non ci sia una distanza tale da far credere che non ci sia niente o quello che c’è sia chiuso. Altrimenti i manicomi li abbiamo chiusi inutilmente, e rischiamo di creare tanti piccoli manicomi. Noi invece vogliamo abbattere le mura attraverso la visibilità sia dell’utente che di chi c’è dietro, che non si vede mai. Dobbiamo abbattere lo stigma, la sofferenza psichica, che viene vista come pericolosa. Le persone che ne soffrono non hanno possibilità di comunicazione. Questo è solo l’inizio, ma da oggi andremo avanti con una serie di progetti per la prevenzione e l’abbattimento dello stigma»

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