Solidarietà. La generosità di Napoli in un mercatino di beneficenza al centro storico

NAPOLI – In data 26 febbraio, il Palazzo delle Congregazioni, sito in Piazza del Gesù Nuovo a Napoli, ha ospitato la vendita di beneficenza “San Giuseppe Moscati”, un mercatino allestito per iniziativa della Comunità del Gesù Nuovo di Napoli.
A due giorni dal Martedì grasso, la domenica partenopea è stata una sfilata di bambini e famiglie che hanno affollato le strade di coriandoli, costumi e maschere di ogni tipo. In questo clima festoso, favorito anche da una giornata mite e soleggiata, numerose sono state le iniziative culturali e folcloristiche che hanno preso vita al centro storico, tra queste un percorso-avventura per bambini all’interno dei giardinetti antistanti il Chiostro di Santa Chiara, allestito e supervisionato da alcuni volontari del Movimento scautista. Hanno aperto gratuitamente le porte a turisti e visitatori anche il Parco Vergiliano, Castel Nuovo, Castel dell’Ovo, il PAN e diverse chiese monumentali.

Non solo intrattenimento, anche un’iniziativa benefica a Piazza del Gesù Nuovo ha attirato l’attenzione dei passanti: un piccolo mercatino solidale a cui hanno collaborato volontari e acquirenti desiderosi di contribuire alla causa, specchio della Napoli attiva e partecipativa che anche nel weekend tende una mano ai più bisognosi. A parlarcene è intervenuto padre Giuseppe Trotta, sacerdote gesuita della Comunità del Gesù Nuovo di Napoli, che segue le attività della Caritas e ha coordinato l’iniziativa.

Perché questo mercatino?

«A Napoli c’è una grande generosità, una grande solidarietà. Spesso, sapendo che svolgiamo attività a sostegno delle persone bisognose, molti ci regalano delle cose, abiti, oggetti che possono tornare utili. Noi spesso li consegniamo a chi ne ha bisogno, ma in parte questi doni si accumulano perché sono davvero tanti. Abbiamo quindi pensato di organizzare questo mercatino nello spirito di San Giuseppe Moscati: nel suo studio medico il Santo aveva un cappello con una scritta che diceva: “Chi non ha, prenda. Chi ha, metta”. Abbiamo deciso di mettere in esposizione le cose, così se passa qualcuno che ne ha bisogno le prende, se invece passa qualcuno che ha disponibilità le prende, dando qualcosa in cambio. Questo è il nostro spirito, non siamo qui per far soldi: tutto il ricavato chiaramente andrà a chi ne ha bisogno».

A chi sarà destinato quindi il ricavato?

«A partecipare all’iniziativa ci sono i volontari che seguono un centro d’ascolto, e lì si riscontrano parecchie necessità a cui vogliamo venire incontro. Non parlo solo di bisogni materiali, noi incontriamo prima di tutto le persone. Cerchiamo quindi di inquadrare la loro situazione familiare, emotiva, poi pensiamo a un intervento di aiuto, di sostegno. Noi sappiamo che se arriva qualcuno che ha bisogno di pagare una bolletta, il problema non è solo quello, tuttavia per fornire un aiuto concreto c’è bisogno di soldi. Inoltre qui c’è un altro gruppo di volontari che segue i senza fissa dimora, esce di mercoledì sera, un gruppo va al Museo, un altro alla Galleria. Portiamo loro del cibo e altri aiuti, andiamo a parlare un po’ con le persone, ad aiutarle lì dove si trovano. Il ricavato quindi lo useremo proprio per queste attività».

E’ la prima volta che organizzate un mercatino simile?

«Sì è la prima volta, un primo esperimento. Abbiamo approfittato anche del clima primaverile e dell’ultima domenica di Carnevale. Vediamo come va. Se va bene, magari possiamo pensare di ripeterlo una volta al mese. Spero di raccogliere un po’ di fondi, ma soprattutto di suscitare entusiasmo, interesse, aggregare le persone intorno a dei progetti. Oggi viviamo una grande disgregazione sociale, ci sono un’infinità di bisogni, persone che hanno perso il lavoro e che vivono altri disagi. Tuttavia siamo sempre più distanti, e siamo sempre meno capaci, almeno dal mio punto di vista, di lavorare davvero a dei progetti. C’è solidarietà sì, ma per pensare a un intervento più efficace occorre che ci sia un’intera comunità a esaminare i problemi per proporre iniziative strutturate. Oggi è difficile perché si è molto individualisti e questo mercatino è un’occasione per rendere visibile ai passanti un gruppo di volontari che offrono attivamente il loro aiuto. Io come sacerdote coordino le attività, ma se riusciamo a fare qualcosa è grazie alla comunità che condivide questo spirito di solidarietà e aggregazione».

Noemi Orabona

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