Sanità in Campania. Prof. Salvatore: “Diritto alla salute garantito solo per i primi 6 mesi”

NAPOLI – Da qualche anno a questa parte, in Regione Campania, assistiamo al cosiddetto fenomeno della sanità convenzionata a pagamento. I cittadini sono costretti a migrare fuori regione o pagare di tasca propria le prestazioni sanitarie. Perché avviene questo? Il Decreto Legislativo del 6 Luglio 2012 n.95 ha disciplinato la cosiddetta Spending Review, la norma che ha imposto non solo un contenimento della spesa, ma anche una serie di vincoli di carattere operativo e organizzativo.

La Regione Campania, negli ultimi cinque anni, ha badato in maniera ‘ragionieristica’ ad allineare i conti, sottoponendo a numerosi sacrifici i cittadini, che hanno dovuto pagare di tasca propria molte prestazioni specialistiche. Questa situazione sembra essere diventata ancora più critica dal mese di Maggio del 2015. Da questa data infatti la Regione Campania non ha un commissario ad acta per la prosecuzione del piano di rientro.

“Siamo arrivati quasi a fine anno e siamo ancora in attesa che la Presidenza del Consiglio dei Ministri nomini il commissario”, ha sostenuto il Prof. Antonio Salvatore, Presidente Nazionale dell’AISA, l’Associazione Italiana Specialistica Ambulatoriale. Nel frattempo queste mancanze gestionali hanno generato una migrazione extraregionale enorme, con i cittadini che si rivolgono sempre più spesso a professionalità e prestazioni di altre regioni, gravando sulle casse regionali per circa 400 milioni di euro l’anno, ovvero per il 5% dell’intero fondo sanitario regionale.

“Negli ultimi cinque anni in Campania”, ha continuato il Prof. Salvatore, “assistiamo a una sanità dove il paziente deve essere fortunato ad ammalarsi nei primi sei mesi dell’anno, ovvero quando c’è copertura finanziaria. Ogni singolo cittadino campano deve avere quindi una doppia fortuna: la prima quella di non ammalarsi, la seconda di ammalarsi nel primo semestre dell’anno, perché nel secondo semestre non vi è copertura finanziaria”.

Per onor di cronaca bisogna comunque precisare che, da due anni a questa parte, il bilancio sanitario regionale è in sostanziale pareggio. “Ma la sanità non può essere programmata solo ed esclusivamente attraverso logiche ragionieristiche. Bisogna intervenire con un piano di salvataggio, su quelle voci di bilancio, dove c’è la maggiore possibilità di ottenere delle economie, in modo tale da mettere in equilibrio l’azienda. Se mi concentro sulle cose che non mi portano nessun beneficio, l’azienda fallisce. Sono necessari interventi strutturali e non contabili”, ha concluso il prof. Salvatore.

Sembrerebbe quindi necessario e urgente un processo di riorganizzazione completo del sistema salute, focalizzando l’attenzione sui livelli di appropriatezza prescrittiva ed erogativa. Solo in questo modo i cittadini smetteranno di pagare di tasca propria il Diritto alla salute.

Clemente Cipresso

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