Salute. Partorire cantando

NAPOLI – Lunedì 5 febbraio è iniziato, presso uno studio ginecologico del centro storico, un corso di accompagnamento alla nascita attraverso il canto. L’innovativa pratica è una modalità di attenzione rivolto alle donne incinte, per rendere il parto un’esperienza naturale e non dolorosa. L’occasione dell’inaugurazione del corso ci ha offerto l’opportunità di approfondire l’argomento con Fiorella Orazzo, operatrice musicale.

I benefici del canto prenatale? 

«In varie parti del mondo è usanza ancora oggi cantare durante la gravidanza e il parto, anche se con modalità diverse. In certe zone è la madre che canta, in altre sono una o più donne che cantano di fronte alla gestante, in altre ancora vengono chiamati dei musicisti per suonare e cantare alla madre.
La pratica del canto prenatale si è tramandata di generazione in generazione per molti secoli; significa che in qualche modo sono sempre stati evidenti dei benefici sia per la donna che per il nascituro. Il canto prenatale quindi non è una novità, ma una tradizione secolare che recentemente è stata ripresa al fine di favorire un migliore benessere del nascituro e dei futuri genitori.».

Esistono ricerche al riguardo?

«Ci sono in occidente esempi importanti sull’uso della voce in gravidanza, come quelli di Frederick Leboyer e di Marie Louise Aucher: il primo è un ginecologo francese, sostenitore della “nascita dolce”,  che ha proposto il canto carnatico, tipico dell’India, che ha la finalità di portare alla presa di coscienza del proprio essere tramite il respiro e il suono; la seconda è stata la fondatrice della “psicofonia”, un percorso auto-esperienziale di armonia fisica e psichica, che utilizza attraverso la voce parlata e cantata le corrispondenze tra l’uomo, i suoni, i ritmi e la parola, una tecnica utilizzata in particolare proprio con le donne in gravidanza. Scopo di tutto ciò è aiutare le future mamme a ottenere un buon rilassamento dei muscoli e un efficace controllo mentale, due cose apparentemente semplici che potranno tornare utili durante il travaglio e nei momenti più difficili del parto.».

Gli effetti sul nascituro?

«Il canto e la musica in gravidanza producono conseguenze positive sul nascituro: nell’utero materno il bambino sente e percepisce il mondo esterno e sempre più studi scientifici ci dimostrano che esiste una memoria intrauterina. Utilizzando la musica e il canto materno, ma anche paterno, il bambino già prima di nascere acquisisce le premesse per lo sviluppo neurologico che avverrà negli anni. In questo modo, per esempio, si mettono le basi per il linguaggio parlato. Ricordiamo qui gli studi di Alfred Tomatis sul rapporto tra il nascituro e la voce materna e l’ascolto di musica in gravidanza.».

Come è articolato il corso?

«Il corso prevede 2 incontri al mese in cui le donne in gravidanza imparano a entrare in contatto con la propria voce, i propri suoni, portando a casa piccoli esercizi facilmente ripetibili per poter lavorare anche da sole. Durante lo svolgimento del corso le future mamme avranno inoltre incontri con degli specialisti: ginecologo, pediatra, ostetrica, con i quali potranno confrontarsi sulla parte più strettamente medica legata alla gravidanza e al parto.»

Serena Costantino
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