Salute. Il paziente psichiatrico non è ‘incapace’

ROMA – Il rapporto nazionale PASSI, Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, ha pubblicato che il 7% degli adulti ha sofferto di depressione. I dati emersi fanno pensare che il peggioramento del livello socio-economico potrebbe indurre una maggiore richiesta di supporto psicoterapeutico e riabilitativo. Secondo le ultime previsioni dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2020 saranno proprio i disturbi depressivi a causare il maggior numero di assenze sul lavoro.

Il tecnico di riabilitazione psichiatrica è il professionista sanitario che nell’area della riabilitazione ha una competenza specialistica in ambito psichiatrico, competenza che sviluppa all’interno del corso di laurea triennale in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica. Svolge il suo intervento individuando i fattori che possono influenzare la diagnosi, la prognosi e il trattamento dei disturbi mentali. Riguardo tale argomento abbiamo avuto modo di confrontarci con il Dott. Valerio De Lorenzo, referente, insieme alla Dott.ssa Beatrice Rufelli, la Dott.ssa Federica Bruno e i collaboratori Dott.ssa Giusy Stella e Dott. Ottavio Cesaretti dello Studio di Riabilitazione Psichiatrica di Roma.

Quali sono le patologie maggiormente trattate?

«Gli interventi del nostro centro sono rivolti a persone affette da patologie psichiatriche, con particolare attenzione alla schizofrenia, ai disturbi psicotici e ai disturbi dell’umore, senza tralasciare i quadri di disagio mentale correlato ai disturbi d’ansia e secondari a patologie di altra natura, come per esempio quelle neurologiche.»

Quanto dura una terapia standard?

«Le sedute di riabilitazione psichiatrica hanno spesso un strutturazione varia, in base alla tecnica e al setting. Di media ogni seduta, per essere efficace e orientata all’apprendimento, dura dai 60 ai 90 minuti, con una frequenza media di incontri di 2-3 volte a settimana.»

Cosa determina la conclusione di un trattamento?

«L’intervento riabilitativo deve essere un ‘abito cucito sulla persona’, che deve rispettare il requisito fondamentale della temporalità, necessario per il vero e unico obiettivo del trattamento: l’autonomia individuale.»

Sfatiamo un mito sulla patologia psichiatrica?

«L’associazione tra malattia mentale e pericolosità; e l’immagine culturale del paziente psichiatrico come una ‘non-persona’ incapace di poter compiere qualsiasi tipo di mansione socio-occupazionale, pensiero ed emozione. Dovremmo smettere di immaginare e pensare il paziente psichiatrico come un incapace: la patologia psichiatrica è una malattia e come tale non è da identificare in modo assoluto con la persona. C’è un soggetto portatore di un disagio sintomatologico che limita la sua capacità funzionale e la sua performance quotidiana, ma questo non significa assenza retroattiva e perenne di abilità. Pazienti sono professori, politici, attori, sportivi e ingegneri; e pazienti sono anche persone senza tetto, bambini, anziani e ragazzi. I pazienti sono persone e come tali hanno le stesse nostre fattezze, diritti e opportunità, o almeno così dovrebbe essere.»

Clemente Cipresso

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