Salute. Anche i papà si ammalano di ansia e depressione post partum

TORRE ANNUNZIATA – Molte riviste femminili, pubblicazioni divulgative e tante forme di informazione e prevenzione sanitaria dedicano giusta e capillare attenzione a quella vasta serie di disagi, di ansie, di paure e di angosce che, in una donna o in una madre, possono insorgere in corso di gravidanza e allattamento e/o durante i primi anni di vita di un bambino. Una madre, fisicamente ed emotivamente in buona salute, è la miglior garanzia per dare alla luce e allevare bambini sani e ben attrezzati per svilupparsi armoniosamente. Poco o nulla invece si conosce, si fa e si è fatto per raggiungere e informare anche i padri in attesa o i neo papà circa i rischi di salute mentale cui, senza che molti lo sappiano o diano idea di saperlo, sono esposti nell’attesa o nei primi tempi di una paternità. Molte modificazioni, così come investono l’interezza della donna in attesa o della madre, riguardano e coinvolgono infatti, pur se in forme diverse ma non dissimili, anche i padri in attesa, a cominciare dalle modificazioni che investono, in virtù della plasticità cerebrale, la stessa anatomia cerebrale del papà che, come dimostrato da evidenze neuroscientifiche, subisce cambiamenti strutturali e trasformazioni di funzionalità neurocognitiva rilevanti, che appaiono generate dalla stessa esperienza della attesa e della genitorialità: la struttura cerebrale e la funzionalità neurocognitiva o mentale appaiono modificate dalla necessità di apprendere, fare esperienza, in questo caso di ‘come fare il padre’, o a impegnarsi nell’impresa, oggi sempre più incerta e gravosa in ambienti e contesti sociali sempre più minacciosi e ostili, di essere e diventare un padre in grado di gestire, tutelare e proteggere la nascita del bambino e i complessi bisogni della partner e di eventuali altri figli.

Non a caso in tutto l’occidente industrializzato si registra da un punto di vista epidemiologico un aumento esponenziale di diverse forme di disordini mentali nei papà in attesa e nei neopadri, soprattutto all’inizio della gravidanza e nei primi mesi dopo il parto. E’ il caso di annotare che queste condizioni paterne, qualora insorgano o si cronicizzino, sembrano essere in grado di produrre i medesimi impatti negativi sulla salute, la crescita, e lo sviluppo successivo del bambino in arrivo o appena nato. Ci sono pertanto dati scientifici sufficienti per suggerire un approccio nuovo ai problemi di salute mentale in gravidanza e allattamento.

“Un approccio, innanzitutto preventivo”, ha sostenuto la Dott.ssa Maria Luigia Fusco, di Torre Annunziata, “che dovrebbe riuscire a sostituire l’approccio di genere che domina il settore, per assumere un’ottica maggiormente integrata e saldamente centrata su una presa in carico reale, sin dai primi momenti della gestazione della coppia genitoriale e della stessa famiglia che si sta costituendo, si è appena costituita o, in caso di altri figli già nati, si è ri-configurata e ri-costituita”.

In questo modo sarebbe possibile offrire anche alla figura paterna, e magari anche agli altri membri della famiglia, l’opportunità di vivere sin dal principio questo delicato compito e questo passaggio trasformativo altamente critico della vita di una famiglia, con la medesima cura, la stessa attenzione dovuta e che siamo soliti riservare alla tutela della salute e al benessere psicologico della madre e/o del bambino.

“Madre e bambino che”, ha concluso la Dott.ssa Fusco, “avranno molto da guadagnare e tanto di cui avvantaggiarsi e godere se e quando avranno o si ritroveranno accanto un padre mentalmente e relazionalmente sano, psicologicamente sereno e pronto a sostenere e a farsi sostenere nelle difficoltà”.

Clemente Cipresso

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