Roghi tossici. Comitati napoletani in marcia

NAPOLI – Giovedì 27 luglio alle ore 18:30, da via Toledo è partita l’iniziativa “La nostra terra brucia: vogliamo risposte, tutti in piazza!”, organizzata dai comitati riuniti sotto la sigla “Stop Biocidio”, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui roghi in Campania e per manifestare dissenso nei confronti della gestione dell’emergenza da parte della Regione Campania e del presidente Vincenzo De Luca.

Nelle ultime settimane, come noto, numerosi roghi hanno interessato diverse aree della Campania. Gli incendi sul Vesuvio hanno avuto molto risalto mediatico perché il vulcano è da sempre il simbolo della città partenopea. Il fuoco però, che mette a rischio la salute dei cittadini e deturpa il territorio, è stato appiccato anche tra Caivano e Orta di Atella, nelle zone tra Afragola e Acerra, a Giugliano, Scampia, Ponticelli, Mugnano, nella riserva naturale degli Astroni, nel quartiere Vomero, a Posillipo e in molte altre zone della regione, alcune delle quali ospitano ex discariche e centri di raccolta e smaltimento di rifiuti come Pianura o Bellona, siti di sversamento di rifiuti tossici o siti di stoccaggio come nel caso di Taverna del Re.

Al 26 luglio 2017, i dati elaborati da Legambiente e raccolti dalla Commissione europea nell’ambito del progetto Copernico, il programma europeo mirato a monitorare le condizioni dell’ambiente terrestre, marino e atmosferico, denunciano 74.965 ettari di superfici boschive andate in fumo in Italia, rispetto ai 47.926 ettari dell’intero 2016, e di questi, ben 13.037 ettari bruciati solo in Campania nei mesi da gennaio a luglio, con concentrazione da maggio in poi.

Sono in tanti, tra cui la rete di Stop Biocidio, a ritenere che la politica regionale, nella figura del presidente De Luca, abbia commesso degli errori gravi nella gestione della vicenda. Gli attivisti, riunitisi in presidio in via Toledo, e poi partiti in corteo alla volta della sede della Regione per manifestare l’insostenibilità della situazione, in quella che è stata ribattezzata da molti “la guerra dei fuochi”, hanno denunciato: “la nostra terra brucia non da oggi, ma da anni: è il solito sistema di smaltimento a basso costo dei rifiuti industriali che abbiamo imparato a subire su questi territori. Chi ha bruciato il Vesuvio? Chi appicca roghi tossici? Milioni di euro spesi per la video sorveglianza, e nessuno che controlla le immagini delle telecamere”. Ma queste sono solo alcune delle accuse lanciate dal movimento, che in seguito agli ultimi roghi ha redatto un manifesto che ingloba diverse norme di prevenzione e intervento nelle aree a rischio: le richieste del movimento e dei cittadini riguardano un maggior controllo sul territorio, maggior prevenzione, un controllo sulle aree ora a rischio frana, e l’eliminazione del costo dei ticket delle visite mediche pagato dalle persone ammalate che vivono nei territori inquinati.

Il corteo è stato pacifico, ma polemico, e ha espresso a gran voce la necessità di un intervento concreto. I manifestanti, arrivati in via S. Lucia presso la sede della Regione, hanno acceso simbolicamente le torce “per far respirare a De Luca la stessa aria che respiriamo noi ogni giorno”.

La manifestazione è stata una tappa di un percorso che nelle ultime settimane ha riguardato diversi territori colpiti dai roghi: Acerra, Casalnuovo e i comuni vesuviani per citarne alcuni, e che prevede ulteriori appuntamenti come quello del prossimo 4 agosto a Calvi Risorta. A settembre invece i comitati lavoreranno per costruire gli stati generali dell’emergenza ambientale e metteranno in rete le esperienze di lotta.

Alla manifestazione era presente anche lo scrittore Luca Delgado, a cui abbiamo rivolto le nostre domande.

Perché manifesta?

«Per ribadire che non abbiamo intenzione di fermarci, i riflettori dei media si sono spenti con lo spegnimento dei roghi e sembra che tutto sia finito. Ma noi conosciamo bene qual è la vera emergenza di una terra martoriata da 30 anni di roghi, rifiuti e inquinamento. Andremo alla Regione per dire che è tempo di agire, questo lavoro silenzioso non ci convince, perché non vediamo nulla di concreto. #Stopbiocidio è l’hashtag che vi invito a seguire.»

Cosa deve fare la Regione?

«Noi ci aspettiamo che se ne parli, che non si metta a tacere nulla. Che il principale responsabile del governo della Regione, De Luca, non se la prenda con i giornalisti quando viene messo in difficoltà, chiamandoli imbecilli. Questo già sarebbe un passo in avanti. C’è un’apertura delle Istituzioni a incontrare i comitati, le persone che hanno costruito proposte concrete per risolvere il problema: sedersi e discutere le proposte, vagliarne alcune, sarebbe un altro grande passo.»

Le proposte?

«Innanzitutto creare i presupposti affinché ci sia controllo sul territorio: può sembrare una banalità, ma il fatto che si ripetano ininterrottamente da 7 anni i roghi sul Vesuvio, a me fa pensare che ci siano gravi lacune a livello governativo. C’è bisogno inoltre di bonifica dei territori, investimenti, andare incontro a chi si è ammalato e paga il ticket delle visita medice, questo mi sembra indecente. A livello nazionale sono convinto che ci sia uno scarso interesse nel mettere in luce le lacune dei diversi governi che si sono succeduti: dover ammettere quello che c’è sotto la terra dei fuochi sarebbe uno smacco troppo grande. Ascoltare le nostre richieste e parlarne sarebbe un avanzamento, ci aspettiamo che questo accada e che ci sia un cenno di riscontro.»

Dario Quattromani

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