Povertà e migrazioni. I “Vasi comunicanti” nel Rapporto 2016 della Caritas

ROMA – Pubblicato dalla Caritas italiana in data 17 ottobre il Rapporto 2016 su povertà ed esclusione, intitolato “Vasi comunicanti”. L’organizzazione quest’anno ha deciso di allargare il proprio sguardo oltre i confini nazionali. Come si evince dal titolo infatti, il Rapporto non si concentra solo sulla situazione italiana, ma dedica più di una parte a ciò che accade alle porte dell’Italia, prendendo in esame gli ultimi avvenimenti e le politiche adottate dall’Unione Europea relativamente all’accoglienza dei rifugiati.

L’analisi delle povertà autoctone si intreccia così a quella relativa a quanti fuggono da contesti difficili e si trovano a permanere o transitare in Italia, il cui numero, come testimoniano i dati aggiornati al 9 settembre 2016, ammonta a circa 125mila, in crescita rispetto agli sbarchi dello scorso anno.

Nonostante si continui a parlare di emergenza di migranti in tutta Europa, è da segnalare una diminuzione degli ingressi rispetto al 2015, anno della cosiddetta “rotta balcanica” e dell’accordo tra UE e Turchia, che se da un lato ha rallentato il flusso di profughi verso il Nord Europa, dall’altro ha spostato lo stesso verso la rotta libica del Mediterraneo, provocando l’aumento degli sbarchi registrato nei primi nove mesi del 2016.

Il Rapporto dedica più di una sezione al sistema di accoglienza italiano, che appare lacunoso e spesso non in grado di garantire standard minimi. Sono oltre 150mila le persone accolte oggi in Italia: la percentuale minima si trova in centri come i CDA, CARA, CPSA e Hotspot, questi ultimi creati nel 2015 per condurre più rapidamente le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali dei migranti in arrivo; seguono poi le 22mila persone inserite negli SPRAR, e infine ammonta a ben 117mila il numero di quanti sono accolti in strutture temporanee, nate per finalità turistiche e non di accoglienza.

La Caritas sottolinea inoltre i grandi squilibri che esistono tra i diversi comuni italiani: soltanto un Comune su quattro infatti è dotato di centri per l’accoglienza di migranti, ciò provoca uno sforzo enorme per le amministrazioni comunali. Al riguardo viene espressa la necessità nonché l’urgenza di creare un sistema diffuso di accoglienza, sottoponibile a controlli atti a verificare la qualità dei servizi forniti e la trasparenza nella gestione dei fondi, un sistema che non preveda soltanto la fornitura di vitto e alloggio di prima accoglienza, ma anche un inserimento abitativo e lavorativo al fine di evitare l’esclusione e la marginalizzazione. Praticamente ciò che attendono invano anche gli italiani da quando è nata la Repubblica.

By Carmela Guida Aquilante

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