Napoli. L’attivismo di Bukaman per la città

NAPOLI – Ogni giorno i napoletani, soprattutto i residenti delle periferie della città, devono fare i conti contro il degrado e l’incuria. In loro sostegno si sviluppano quotidianamente tantissime iniziative popolari che provano ad attirare l’attenzione dei media e dell’Amministrazione comunale. Una di queste iniziative è portata avanti da un attivista napoletano, Alfredo Di Domenico, conosciuto con il soprannome Bukaman, infermiere professionista divenuto famoso sul web grazie ai suoi video e alle foto di denuncia sociale, diventate virali sui social network. Al riguardo, abbiamo chiesto a Di Domenico di raccontarci i motivi che lo hanno spinto a scendere per le strade di Napoli per documentare dissesti stradali e contesti di totale abbandono.

Da quanti anni è impegnato in questa attività?

«Ho iniziato nell’aprile dell’anno 2014, sono ormai 2 anni.»

Cosa l’ha spinta verso questo impegno per la città di Napoli?

«All’epoca, quando ebbi l’idea, Napoli era una città gruviera. Non si riusciva a percorrere poche decine di metri senza imbattersi in una buca ‘killer’. Sono stato spinto da una serie di circostanze: la frattura al braccio di mia figlia dopo essere caduta dal motorino; il mio lavoro di infermiere dell’ospedale Cardarelli, che ogni giorno mi portava a soccorrere decine di vittime di incidenti stradali, spesso dovuti anche al dissesto del manto stradale; e il fatto di essere un motociclista, consapevole dei pericoli che si celavano dietro ogni angolo. Così ho preso effettiva coscienza della gravità della situazione. La molla, che però fece scattare in me quella necessità di dover mettermi in gioco, di dover fare qualcosa di tangibile per risolvere il problema, si presentò una sera durante un forte acquazzone: ero di rientro quando mi accorsi che in Via Marco Rocco di Torrepadula, dove risiedo, era diventato impossibile riuscire a individuare le buche, e ogni tentativo di provare a schivarle risultava vano, talmente erano profondi gli avvallamenti che l’asfalto presentava in quella zona. Decisi allora che bisognava fare qualcosa, mi armai di un semplice smartphone e iniziai a fotografare qualsiasi tipo di strada dissestata che potesse rappresentare un pericolo per l’incolumità dei cittadini e decisi di inviarle a tutti i miei contatti e anche alle varie mail di referenti istituzionali come comuni, le municipalità.»
Il suo impegno è circoscritto alla denuncia del dissesto stradale?
«No, infatti vivendo con maggiore intensità la città, passare dalle buche alle montagne di rifiuti, sino alle barriere architettoniche, è stato facile, direi sia stata quasi una naturale conseguenza.»
Qual è stata la risposta dei cittadini? 
«Sono stato e sono ancora supportato da altri cittadini, persone che nemmeno conosco. Con alcuni di loro ho creato addirittura il gruppi dei “Supereroi”, altri invece si alternano di volta in volta quando sono impegnato in varie ‘missioni’ e devo dire che questa cosa mi gratifica molto, mi dà la forza per andare avanti, anche perchè l’eco delle nostre battaglie pare stia raggiungendo livelli anche più alti, parecchio infatti è l’interesse dei media, che nell’ultimo periodo stanno dando voce ai nostri appelli. Mi sento come un portavoce che in un certo qual modo riesce a portare il proprio contributo. Credo sia questo ciò di cui ha bisogno la nostra città per poter ripartire, una spinta però che parta dal basso. Utilizzo sempre una metafora per descrivere questo mio pensiero: “una catena è tanto più forte quanto lo è il suo anello più debole”, e l’anello più debole è rappresentato proprio da noi semplici cittadini.»
Le Istituzioni si sono mosse per risolvere i problemi da voi esposti?
«Diversi presidenti di municipalità hanno voluto conoscerci e siamo riusciti a ottenere delle risposte. Molte sono state le segnalazioni riportante anche dai media locali, che ci hanno aiutato in questo arduo compito, anche se spesso abbiamo atteso invano di essere ricevuti da qualche rappresentante del Comune di Napoli, ma evidentemente il continuo segnalare della presenza di discariche a cielo aperto, in vari posti della città, penso sia stato percepito come un attacco diretto alla gestione comunale e alla sua efficienza, anche se io, come le persone che al mio fianco svolgono questa attività di denuncia, ho sempre fatto tutto con l’intento di realizzare un servizio sociale costruttivo.»
Visto il suo grande seguito, ha mai pensato di entrare nel mondo della politica?
«Non nego che a seguito delle ultime elezioni mi siano state presentate diverse proposte, alle quali ho però gentilmente rifiutato.»
Perché?

«Semplice: primo, perché non sono un politico; secondo, non mi faccio strumentalizzare dai giochi di partito. Credo in quello che sto facendo e sono fermamente convinto che il mio contributo debba rimanere solo quello di un cittadino che sfrutta i mezzi a propria disposizione.»

By Federica Mandara

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