Napoli. Inaugurata nuova pinacoteca Istituto Banco di Napoli – Fondazione

NAPOLI – In data 10 maggio alle ore 17:00, presso l’Istituto Banco di Napoli nella sede di Palazzo Ricca, in collaborazione con l’associazione no profit “l’essenzialista”, si è svolto un evento culturale a cui hanno aderito 7 artisti contemporanei del nostro territorio, per valorizzare l’arte campana e italiana. Gli ospiti presenti all’evento erano Padre Adolfo Russo, Vicario Generale per la cultura della Curia Vescovile Napoli e Direttore del Museo Diocesano; Prof. Dott. Luigi Caramiello, professore di sociologia dell’arte presso l’Università degli studi di Napoli Federico II; Prof. Ing. Lucio Fino, presidente dell’Associazione Amici dei Musei di Napoli; e l’artista Carlo Improta, rappresentante dell’Associazione “L’essenzialista”.

“Grazie all’impegno dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione nell’acquisizione di 7 opere degli artisti Salvatore Ciaurro, Ilaria Cozzolino, Paolo Dell’Aquila, Salvatore Di Domenico, Enrico Gambardella, Tania Merenda ed Emiliano Stella, tutti provenienti dal territorio napoletano, tenteremo di suscitare l’interesse per il tema del rapporto tra arte e territorio e dello stato di crisi che lo attraversa. Ciò che si intende proporre è una risposta forte alla tendenza sradicante e disgregatrice che il mercato dell’arte contemporanea, divenuto globale, impone.“, queste le parole pronunciate da Fabio Sacchettini durante la presentazione dell’evento, per spiegare le dinamiche per le quali è stato ideato il progetto.

Fabio Sacchettini, classe ‘92, è curatore d’arte presso la A01 Fine Art Gallery. È Laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Scienze Filosofiche, coniugando allo stesso tempo la passione per l’arte e per la filosofia. In occasione dell’evento tenutosi il 10 maggio, abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo per comprendere meglio quali sono state le motivazioni che hanno spinto L’Istituto Banco di Napoli all’acquisto delle opere.

Che messaggio intendete trasmettere attraverso questa mostra?

«Prima di tutto bisogna partire da un’analisi sul fenomeno della globalizzazione dell’arte che, mentre da una parte ha permesso la diffusione di culture che esulano dalla matrice occidentale, dall’altra, proprio le particolarità delle diverse culture, subiscono questa forza essenzialmente livellante ed omologante. L’obiettivo dell’evento è quello di promuovere quelle tensioni artistiche che attraversano la nostra cultura sostenendo la dimensione del ‘fare’ dell’artista, per vivere questa totalità nelle sue differenze».

L’Istituto ha acquisito opere di artisti partenopei, ha un’importanza rilevante sull’evento?

«Per poter riaffermare la propria arte sul territorio è stato necessario coinvolgere artisti entro i confini della propria terra. La proposta è quella di riappropriarsi del complesso di sedimentazioni storiche e culturali del nostro passato, acquisendo strumenti concreti per la costruzione di una realtà positiva che ci fa tornare soggetti e protagonisti della nostra storia.»

Fabio Sacchettini è curatore anche della fotografa Ilaria Cozzolino, la quale ha donato una sua opera all’Istituto Banco di Napoli. La sua passione per la fotografia l’ha portata a ideare una tecnica che si presenta come un misto tra tradizione e innovazione. La poetica delle sue foto si basa sul concetto di “movimento dell’immobilità”, in cui riporta a un gioco che oscilla tra classicismo e fotografia concettuale.

Un altro artista con cui abbiamo avuto modo di confrontarci è stato il pittore Carlo Improta, il quale nel 2014 ha donato all’Istituto Banco di Napoli – Fondazione l’opera sacra “L’Illuminato, San Gennaro” e da cui prende il nome anche una sala dell’edificio. Quello della sacralità è un tema caro a Improta, che nel corso del suo lavoro ha percorso un viaggio di continua ricerca spirituale attraverso la psiche dell’universo umano. Una parte del suo operato si focalizza sulla raffigurazione di volti che  rappresentano, per l’artista, il punto di contatto tra noi e l’altro, in un periodo in cui l’uomo è sempre più disorientato di fronte alla complessità e contraddittorietà dell’esperienza.
La presenza di Improta durante l’evento è valsa anche a testimoniare l’importanza dei caratteri dell’artigiano, figura ormai scomparsa dal panorama artistico in seguito ai fenomeni di globalizzazione e industrializzazione delle fabbriche. Scopo del progetto infatti è stato far capire al pubblico quanta importanza abbia la filosofia artigianale del ‘saper fare’, sviluppata attraverso il rapporto mente-mano. Un evento quindi, quello del 10 maggio, che ha visto riuniti artisti e personaggi di notevole importanza per attuare un processo di storicizzazione di un tipo di arte che ha contribuito alla nascita e allo sviluppo della nostra Cultura Umanistica.

 

Antonella Izzo

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