Napoli. #ilsilenzioèdolo alla Federico II

NAPOLI – Si è tenuto lunedì 7 novembre alle ore 15:00, al Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Napoli Federico II, l’incontro tra studenti e promotori del progetto socio-musicale #ilsilenzioèdolo, campagna di sensibilizzazione ed educazione alla lotta contro le mafie, già presentata nei giorni scorsi a Roma alla Camera dei Deputati. Il progetto è un’idea del giornalista Ismaele La Vardera e del cantautore Marco Ligabue, con la collaborazione di ScuolaZoo, la principale community di studenti in Italia: prevede 30 tappe in tutte le scuole della penisola e si pone l’intento di risvegliare le coscienze e gettar luce laddove, a causa dell’omertà, prolificano le realtà mafiose.

L’incontro è stato presentato dal Prof. Lello Savonardo, che ha spiegato come il progetto intenda, a partire dal titolo, sottolineare quanto faccia male il silenzio dove opera la mafia, affermando tramite il gioco di parole che quest’ultimo non sia “d’oro”, ma “dolo”. L’obiettivo è quindi combattere la criminalità servendosi della cultura e delle parole: accompagnano l’iniziativa infatti la canzone “Un attimo fa”, ideata dal cantautore emiliano insieme a Lucariello, rapper partenopeo; e il libro “Il mio nome è Zoccola”, scritto da La Vardera con la prefazione di Roberto Saviano.

Raccontare le storie di chi non ha voluto sottostare all’inerzia e ha reagito. E’ il caso di Benedetto Zoccola, vicesindaco di Mondragone, Comune in provincia di Caserta, che in passato da imprenditore si è sottratto al pagamento del pizzo. Intervenuto alla discussione, ha raccontato come la sua vita sia cambiata: la scorta con cui deve vivere, le intimidazioni, sempre più forti, che ha subito, culminate nell’attentato del gennaio 2015. Zoccola, rivolto alla platea degli studenti, tra gli applausi ha così concluso: “Nonostante tutto ho continuato ad agire sul territorio e anche oggi cerco di impegnarmi tra mille difficoltà. Sono pienamente convinto che con la forza di voi giovani ce la faremo.”.

Marco Ligabue si è invece soffermato sul ruolo della musica e sulla forza comunicativa, affermando che questa vada sfruttata in pieno per sensibilizzare chi, come spesso accade in questi casi, non mostra solidarietà, ma anzi prende le distanze da una scelta simile, compromettendo di fatto la possibilità di nuovi atti ‘eroici’.

Ismaele La Vardera ha dunque sottolineato l’esigenza di “Scegliere da che parte stare” e non voltare lo sguardo altrove, raccontando di quando anch’egli, qualche anno fa, denunciò le irregolarità dell’amministrazione comunale di Villabate, in provincia di Palermo, costringendo la giunta del Comune siciliano a rassegnare le dimissioni. La decisione di diventare giornalista, dando voce a storie come quella di Benedetto Zoccola, nasce quindi dal suo passato, ma anche dalla necessità di contribuire per rendere migliore l’informazione in Italia, ancora poco attenta a temi importanti: “Quando è andato in onda il servizio televisivo di “Le Iene”, da sfigato del paese, ovvero una persona da evitare, sono diventato un eroe. Questo è un esempio delle assurdità del nostro Paese, tutto quello che va in televisione è vero, tutto quello che non ci va non lo è”.

L’incontro quindi si è concluso con un appunto sui media e su cosa effettivamente questi raccontino, con le considerazioni del Prof. Sergio Brancato, docente di sociologia dell’industria culturale ed esperto in comunicazione. Molto apprezzate anche le parole di un altro professore intervenuto, Stefano D’alfonso, che dopo aver analizzato alcune parti del testo della canzone sopracitata, in cui si parla di “responsabilità”, e con rimandi alle stragi mafiose di Via D’amelio e Capaci, ha sottolineato l’importanza di avere un’antimafia musicale che arrivi ai giovani e che faccia sentire “Da un lato la rabbia e dall’altro la volontà di reagire”.

Il rapper napoletano Lucariello, che da anni denuncia attraverso la musica da ‘combattimento’ le storie di camorra, ha dichiarato: “Un clan mafioso che si permette di spingersi tanto oltre, come nel caso di Benedetto Zoccola, fa del male non soltanto a lui, ma anche a noi, a nostro padre, a nostro fratello: è una storia che ci riguarda tutti da vicino”.

Sono intervenuti al dibattito anche Antonio Silvestre, del Gruppo Biblici Universitari – Napoli; e Slavko Hadzic, dell’European University Evangelists. L’iniziativa è stata promossa dall’Osservatorio Territoriale Giovani dell’Ateneo Federico II in collaborazione con il movimento universitario GBU.

Dario Quattromani

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