Nanoparticelle d’oro per diagnosi precoce di infarto cardiaco

NEW YORK – Dalla collaborazione tra il Polytechnic School of Engineering di New York e l’Università di Pechino sono nate delle strisce diagnostiche ricoperte di nanoparticelle d’oro che hanno dimostrato grossi risultati nella diagnosi precoce di infarto cardiaco, grazie a una sensibilità di rilevamento notevolmente superiore a quelle tradizionali.

Kurt H. Becker, professore presso il Dipartimento di Fisica Applicata, e Weidong Zhu, professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Ingegneria Aerospaziale, hanno messo a punto un innovativo sistema basato su nanoparticelle d’oro per il rilevamento della troponina I (cTn-I), ovvero un marcatore altamente specifico per l’infarto miocardico. Infatti, il rilevamento precoce di cTn-I è un fattore cruciale nella diagnosi e nella successiva terapia. Il livello cTn-I in pazienti con infarto miocardico è migliaia di volte superiore rispetto a quello delle persone sane. Ecco perché risulta determinante monitorare bene, e prima possibile, tale parametro.

Le nuove ‘Test Strip’ utilizzano nanoparticelle d’oro che hanno dimostrato una sensibilità molto più alta rispetto alle comuni strisce reattive. Il nuovo test si basa su reazioni immuno-chimiche specifiche tra antigeni e anticorpi su strisce immunocromatografiche. Rispetto a quelle prodotte con metodi chimici tradizionali, le superfici marcate da nanoparticelle d’oro hanno dimostrato di attrarre più anticorpi, il che si traduce in una sensibilità di rilevamento significativamente superiore. L’uso di microplasmas per generare queste nuove strisce è un’ulteriore applicazione della tecnologia sviluppata da Becker e Zhu.  Microplasmas infatti sono stati utilizzati con successo in applicazioni dentali come l’aderenza migliorata e lo sbiancamento dei denti; nella decontaminazione biologica per l’inattivazione di microrganismi e biofilm; e nella disinfezione e conservazione di frutta e verdura fresca.

“L’ostacolo principale da superare”, sostiene Becker, “è che la sintesi di nanoparticelle di oro monodisperse di dimensioni controllate, è ancora un processo costoso che richiede tempo e che limita attualmente l’impiego in studi clinici su piccola scala”. L’uso di routine di nanoparticelle d’oro, nel rilevamento delle malattie cardiache e della successiva terapia, è ancora piuttosto lontano. “Prevediamo certamente”, aggiunge Becker, “tempi più lunghi per le applicazioni terapeutiche, ma sicuramente molto più brevi per i biosensori e quindi per la diagnosi precoce“.

Clemente Cipresso

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