Musica. Sud Sound System: ”Musica è esprimersi, esprimersi è esistere!”

MILANO – Successo per il noto gruppo musicale salentino Sud Sound System, che dall’incisione del loro ultimo album ”Sta Tornu”, pubblicato nel giugno 2014, è riconfermato dagli amanti del loro genere musicale come ambasciatore del reggae italiano nel mondo, nonché rappresentante dell’inconfondibile cultura celebrativa del Salento.

Impegno sociale, speranza e voglia di vivere sono i messaggi che animano le loro canzoni; messaggi che servendosi di musica ed emozioni sfidano quei subdoli sistemi di controllo che invano tentano di dividere, allontanare e rendere nemici. Siracusa, Brindisi, Reggio Calabria, ma anche Viterbo, San Benedetto del Tronto, Udine e Milano sono solo alcune delle tappe che riguarderanno il tour di quest’anno; tour che, come sempre, toccherà anche tante città europee e che sarà dedicato a chi ha voglia di cantare, danzare e unirsi in una grande fratellanza musicale che verrà inaugurata oggi a Milano, con l’apertura del loro grande viaggio. Per l’occasione, Nando Popu ha risposto alle nostre domande.

Cosa provate nel vedere persone di altre regioni che cantano e ballano le vostre canzoni?

«In 25 anni di attività abbiamo imparato innanzitutto che la musica è un linguaggio capace di tradurre. I vocaboli e la semantica sono il linguaggio di una terra, una particolarità. La musica è come una sorta di esperanto che riesce a servirsi delle parole per renderle universali. Tuttavia spesso trascuriamo il ruolo del corpo: mentre la mente ha il compito di tradurre le parole in contesti e significati, il corpo è capace di andare oltre e assume questi come elementi che producono sensazioni; senzazioni che gli antropologi chiamano catarsi.»

Il dialetto per andare oltre le differenze e unire gli animi delle persone. Come ci riuscite?

«Noi da salentini, abituati a usare la musica come una soluzione per i problemi personali e sociali, portiamo in giro questo messaggio. Siamo i pronipoti dei tarantati, usiamo il raggae. Ecco che si spiega come, cantando in dialetto, riusciamo a suonare in tutte le regioni d’Italia e non solo, anche in tutta Europa e in tutto il mondo. Spesso qualcuno tralascia il ruolo del corpo perché si dà troppo risalto al messaggio, ed è anche giusto, perché se la musica non ha messaggio è una stronzata e ritorniamo così ai reality show: io vedo ragazzi e ragazze di 16-18 anni che cantano Mina e Ornella Vanoni. Cantare quelle canzoni magari aveva un senso negli anni ’50 e ’60 ma, ancora oggi, tribolarsi in messaggi di finti sentimentalismi non ha significato. Siamo passati da una società industriale a una società post industriale, e attraverso la musica bisogna dare un senso alla nostra esistenza. E’ inutile che mi canti della tua fidanzata o del tuo fidanzato che ti ha lasciato quando vivi in un mondo dove non c’è più lavoro fisso e non c’è la possibilità di crearsi una famiglia. Che mi frega che ti ha lasciato la fidanzata? Stiamo vivendo una transizione e, come gli antropologi ci insegnano, la danza è il rituale della transizione, ecco perché è importante ballare e ritrovarsi per corroborare il sodalizio tra le masse e cercare di risolvere i problemi insieme.»

Cos’è dunque la musica?

«E’ una medicina. Se i Sud Sound System fanno questo mestiere è perché ne hanno bisogno; perché alla fine penso non che siamo disadattati, ma che siamo persone che trovano benessere e benefici nel celebrare ogni giorno e ogni notte questa musica. Il nostro corpo ne ha bisogno forse, o forse è una questione di sensibilità o di una certa corrispondenza nel potersi esprimere: dunque di esistere, attraverso questa cultura. Ma questa è una cosa che appartiene a tutti. Tutti amano la musica e tutti amano danzare, nonostante non siano né cantanti né ballerini. La musica e la danza sono un qualcosa che fanno parte della nostra vita, e forse negli ultimi tempi i ritmi a cui ci hanno abituati ci hanno fatto tralasciare quest’aspetto. Ma in una situazione del genere, quando ti trovi in piazza con una band che suona e dei cantanti che cantano, ti ricordi che c’è in te una parte musicale che vuole esprimersi, ed esistiamo per questo.»

Chris Barlati

Leave a comment