Musica. Michel Mudimbi: ”Io e i fan? Al telefono!”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Michel Mudimbi è un giovane artista di 29 anni di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, noto in Italia per le sue canzoni e gli spettacoli irriverenti. Michel ha deciso di rivoluzionare il rapporto che lega genericamente i fan ai propri beniamini con un’iniziativa molto particolare che ha suscitato la nostra attenzione, così abbiamo deciso di porgli alcune domande riguardanti la sua vita, le aspirazioni e la sua trovata davvero originale.

Un rapper, un youtuber, chi è davvero Michel Mudimbi?

«Michel Mudimbi non è un rapper né un YouTuber. Faccio chiarezza. Per quanto riguarda il rap, lo utilizzo spudoratamente nelle canzoni che scrivo. Utilizzo alla perfezione tutto quello che riguarda flow e metriche, ma mi fermo lì. Lo utilizzo. Non è che se uno ha la patente e guida un auto lo si definisce pilota. Diciamoci la verità, odio la parola rapper accostata al mio nome, s’era capito? YouTuber anche, non credo di esserlo, perché oggettivamente finora non ho un grande rapporto con YouTube: eccetto i videoclip e qualche sketch, che per lo più però carico sui social network, la mia presenza su YouTube per ora è alquanto sporadica. Chi è allora Michel Mudimbi? Un ragazzo di 29 anni che ha un vero e proprio bisogno fisiologico di intrattenere gli altri, e a questo bisogno sopperisce in qualsiasi modo gli venga in mente: dalla musica ai video, alle foto, dal demenziale al serio. Mi piace fare questo, creare sempre qualcosa di nuovo che alla fine, in un modo o nell’altro, finisca con il far star bene gli altri, senza però dover scivolare nella modalità “Madre Teresa di Calcutta”.»

Quando è nata la passione per il Rap?

«Nel momento stesso in cui i miei occhi si trovarono davanti il video di “The Real Slim Shady”, fui letteralmente folgorato, del tipo che ci mancava solo l’arcangelo Gabriele a fare l’annuncio ed era fatta. Ricordo che pensai “Questa roba è la cosa più figa che sia mai stata fatta! Devo farla!”. Prima d’allora conoscevo il Rap ovviamente, mi piaciucchiava, ma non mi aveva mai fatto sognare. Ma dopo quell’episodio iniziai a parlare con gente, farmi nuovi amici, farmi prestare dischi, comprarne, farmeli consigliare, scambiarli, scrivere testi, fare freestyle, sfidarci. Fu tutto davvero spontaneo e naturale, un colpo di fulmine. Non ci fu bisogno di corteggiamento, ci innamorammo subito. Resta però il fatto che, nonostante l’amore non sia mai scomparso né sia affievolito, io e il Rap siamo sempre stati una coppia aperta. Questo perché ho le orecchie e la curiosità, e il Rap è la cosa più versatile nel mondo della musica. Sarebbe da stupidi non provare a farlo su altri generi musicali e io adoro mille altri generi musicali. Perciò, man mano che nel tempo mi avvicinavo a nuovi generi, li ballavo ai party o semplicemente mi capitava di ascoltarli e appassionarmici, iniziavo a rapparci sopra. Da questo arriva il mio background e per questo è così particolare quello che faccio, perché a me piace proprio un sacco di roba.»

E’ difficile farsi strada nel mondo della musica?

«Bella domanda, onestamente non saprei dirti nulla che già chiunque non possa immaginare. Le difficoltà sono le stesse che bisogna affrontare in qualsiasi altro campo si decida di voler aver successo, e fondamentalmente sono il fatto che i soldi contano più delle idee e delle capacità; che ci sarà sempre qualcuno meno capace ma più furbo; e che se vuoi farti notare devi portare i FATTI, volevo dire con la F maiuscola, ma non basterebbe. Servono tutte le lettere maiuscole. Penso e mi sto accorgendo che oggettivamente ci possono essere più vie per raggiungere un obbiettivo, sia giuste che sbagliate, e non starò qui a discutere su questo, ognuno sa di cosa è capace e fa i conti con la propria coscienza. Ma c’è una via, che più di tutte rispetto, stimo e mi sto sforzando di prendere: quella del duro lavoro e della costanza. Puoi essere un talento naturale, avere conoscenze ai piani alti o il portafoglio che ti esplode, ma se alla base concretamente non hai sostanza, non sei in grado di creare sostanza, di creare i FATTI, prima o poi qualsiasi castello di carte crolla. Se invece ti abitui a dare il meglio, a lavorare minuziosamente, a creare e a costruire una robusta casa in mattoni, servirà più di una ventata di aria fresca per farla crollare. E anche il giorno che arriverà un uragano a spazzarla via, l’avevi già costruita una volta con le tue forze, puoi costruirla una seconda.»

La canzone ”Supercalifrigida” ha riscosso enorme successo su youtube: oltre 600mila visualizzazioni, e nel 2013 è stata trasmessa da Radio Deejay. La tua prima reazione?

«È stata magnifica e orrenda allo stesso tempo. Nessuno faticherà a immaginare il perché sia stata magnifica quindi mi concentrerò sull’orrenda. Ero a lavoro quando la passarono in radio e appresi la notizia da un amico che mi telefonò. In quel momento lo spazio-tempo subì la distorsione più devastante a cui abbia mai assistito. Se dovessi dirti cosa successe in quel pomeriggio non ne sarei capace. Non so come siano effettivamente trascorse quelle 5 ore. So solo che avrei dovuto lavorare, invece correvo da un computer all’altro, e poi al telefono, e poi di nuovo al computer e poi mi nascondevo in bagno per andare su internet e controllare tutto quello che stava succedendo e se era tutto vero come sembrava. Fu allucinante.»

E poi l’ultima iniziativa. Nel campo artistico il rapporto con i fan è fondamentale, puoi parlarci di ”Telefono Nero”?

«Telefono Nero è il mio bambino. La storia è questa: appena ho iniziato a fare live in giro per l’Italia mi sono trovato subito a contatto con gente che chiedeva foto a destra e sinistra, che voleva un autografo o anche solo una stretta di mano, un abbraccio o scambiare due chiacchiere. Ovviamente qualsiasi desiderio venisse da queste persone, che in certi casi si erano fatte chilometri e chilometri per venirmi a vedere, era un vero e proprio piacere da esaudire. Poi sono iniziati ad arrivare i messaggi privati sui vari social: c’è chi scrive per raccontarti la sua storia, chi per chiederti un consiglio, chi per dirti che ti adora o farti vedere un disegno che ha fatto per te, chi per chiedere gli auguri di compleanno per sé o per un amico, o altro ancora. Per me, come nel discorso dei live, è sempre stato molto naturale essere super disponibile con tutti. Il mio pensiero, viste le reazioni entusiaste e i salti di gioia che chiunque fa quando rispondo a un messaggio o simili, è stato: “Mi basta così poco per farli felici, che se non lo facessi sarei proprio str***o!”. Poi un giorno, mi sono detto “Ma se invece di scriverci da dietro a una tastiera o mandarci messaggi vocali, parlassimo direttamente al telefono?”. Mi sono messo anche nei panni del fan e ho pensato che sarebbe stato fantastico. Parlare a voce è tutta un’altra cosa, le emozioni le senti, non c’è bisogno di descriverle con 47 ‘faccine’. Così ho abbozzato tutta l’idea, ne ho parlato con degli amici, e il prossimo 14 dicembre si inizia. Fondamentalmente funziona così: ho dato un numero di cellulare, che è praticamente diventato il mio secondo numero, a tutti i miei fan tramite dei video che si trovano sulla mia pagina FB e IG, gli ho detto il giorno e l’ora in cui questo numero sarà attivo, e loro possono chiamarmi senza problemi per parlare di tutto, ma veramente di tutto. Non so cosa aspettarmi, di che cosa ognuno vorrà parlare e se succederà qualcosa di folle, ma sono certo che alla ‘fine della fiera’ staremo sempre col sorriso stampato in faccia. A me basta questo.»

Chris Barlati

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