Musica. L’attivismo dei p38punk ne “La morte delle nazioni”

ROMA – P38punk è “la via musicale al socialismo”, così si definiscono ironicamente. In data 25 Aprile hanno annunciato l’uscita del loro nuovo disco in vinile, intitolato “La morte delle nazioni”, una raccolta di canzoni che evocano il percorso artistico e di militanza sociale del gruppo, nato ben 25 anni fa.

“La morte delle nazioni” non è soltanto una raccolta di canzoni, è anche un chiaro riferimento alla storia mondiale, alle trasformazioni geopolitiche avvenute dopo la caduta del muro di Berlino e negli ultimi 25 anni. Il disco è suddiviso in sei sezioni tematiche composte da due brani: due cover, due reboot e due inediti. Tra i titoli si segnalano “Fischia il vento” e “L’internazionale”, definiti ‘beni comuni’ del gruppo. Inoltre “New York” dei Decibel e “Spara Yuri”dei CCCP; e i brani “Intervento umanitario” e “Mozgovoi”, che sottolineano la militanza politica del gruppo punk composto da Marco B. (voce); Sid (basso); G. Cioni (chitarra); e Kris (batteria). In occasione dell’uscita del disco abbiamo rivolto qualche domanda a Marco B.

Chi sono i ragazzi del p38punk?

«Nasciamo da quella che era una vecchia comitiva di amici nel 1991. Fine settembre, dopo lo scioglimento del gruppo CCCP-Fedeli alla linea, che era il gruppo maggiore di quella realtà, eravamo tutti punk, navigavamo nella stessa comitiva e nello stesso ambiente politico. Strutturandoci in vari campi di formazione musicale, siamo passati dall’idea di band a fare qualcosa di diverso: la band come collettivo anche di lotta e di espressione. Noi funzioniamo come collettivo. Io sono solo la voce, non sono il leader, tutto quello che diciamo è sempre concordato.»

Descrive l’ultimo lavoro musicale?

“La morte delle nazioni” è un disco in vinile, inciso per ricordare i nostri 25 anni come gruppo. Il disco è una sintesi artistica e politica in musica. Vogliamo parlare sia di noi che di quello che è successo nel mondo in questi ultimi 25 anni. Non a caso abbiamo scelto per la prima volta il disco in vinile come supporto. Abbiamo fatto, come tutti all’epoca negli anni ’90, i primi demo su musicassetta, poi 4 CD e questo è il primo vinile.»

Vi definite ironicamente “La via musicale al socialismo”, è un impegno politico?

«All’epoca ci staccammo da quella che era l’idea originale di CCCP. Quando si ha un’idea di militanza si suona al centro sociale o per benefit, cioè non si chiedono soldi. L’ultima volta che abbiamo suonato in un locale a Modena era per un benefit. Noi a Roma preferiamo dare un’impronta più sociale e politica. Il nostro ultimo impegno è per il Donbass, raccogliamo fondi e generi di vario tipo per le popolazioni. L’ultima volta che abbiamo suonato è stato a febbraio, a sostegno della Carovana antifascista (Rete antifascista nata per portare aiuti alle popoloazioni del Donbass – ndr). Noi siamo semplici gregari, in realtà tutto il merito va alla Banda Bassotti, che fa parte della Carovana in appoggio al Donbass, regione impegnata contro la giunta fascista, con chiari riferimenti al Nazional Socialismo, salita al governo con un colpo di stato sponsorizzato dalla Unione Europea e dagli Stati Uniti d’America.»

Io un video affermate che “La solidarietà è un’arma”. E’ un riferimento politico?

«E’un video che girammo a Modena come promo per un concerto di beneficenza. La solidarietà nella vita reale è un valore, è un sentirsi, appartenere, dare un aiuto materiale. Per esempio, quando fai una raccolta di vestiti e medicinali per il Donbass, lì ha un peso l’invio di beni, si crea una missione che sta nel ricollegarsi con dei valori che sono stati sostituiti con gli anti valori negli ultimi 20 anni: Solidarietà con competitività; Cooperazione con individualismo; Cultura è stato sostituito con successo. Quindi la solidarietà è un arma, forse per questo in Italia è la prima cosa che stanno cercando di scardinare come valore comune.»

 

Comments

Leave a comment