Economia. Report dal convegno “Le Italie delle disuguaglianze”

NAPOLI – La disuguaglianza è stato il tema dibattuto in occasione del convegno “Le Italie delle disuguaglianze”, tenuto sabato 19 maggio presso il centro di cultura “Domus Ars”, nel cuore del centro storico partenopeo. L’incontro, nato per iniziativa della Confconsumatori, ha raccolto l’attenzione di numerosi partecipanti grazie all’attualità delle problematiche trattate e agli interventi degli ospiti.

“Il nostro Paese si salva solo se si salva il Mezzogiorno”, con queste parole Rosario Stornaiuolo, presidente di Federconsumatori Campania, ha salutato la platea. Quando si parla di disuguaglianze in Italia infatti, non può che emergere il divario tra Nord e Sud del Paese, che produce effetti sempre più debilitanti per la qualità della vita dei cittadini.

Secondo la ricerca di Federconsumatori questo si inserisce in una cornice più ampia, che a metà del 2017 vedeva la ricchezza italiana distribuita in modo vistosamente asimmetrico: il 20% degli italiani deteneva oltre il 66,4% della ricchezza nazionale netta, un altro 20% controllava il 18,8% della ricchezza e il restante 60% della popolazione, la fascia più povera, spettava soltanto il 14,8%. Questi dati producono ricadute di ogni sorta, che minano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini violando l’art. 3 della Costituzione Italiana, che nel Secondo comma attribuisce alla Repubblica il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Il convengo “Le Italie delle disuguaglianze”, allestito presso i locali del centro di cultura “Domus Ars”, ha raccolto gli interventi di molte voci autorevoli, tra le quali Marco Esposito, giornalista de “Il Mattino” e moderatore del dibattito; Susanna Camusso, Segretario Generale CGIL; Adriano Giannola, Presidente di Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria del Mezzogiorno); Maurizio Franzini, Docente di Politica Economica all’Università “La Sapienza” di Roma; Maria Cecilia Guerra, docente di Scienza delle Finanze presso la Facoltà di Economia “Marco Biagi”dell’Università di Modena e Reggio Emilia; Vera Lamonica, segretaria dello SPI-CGIL nazionale; ed Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori.

Dopo i saluti di Enrico Panini, Assessore al bilancio, al lavoro e alle attività economiche del Comune di Napoli, il dibattito è iniziato dall’appello di Marco Esposito, che ha sottolineato l’importanza di riunirsi e riflettere proprio in questo particolare momento storico, in cui l’Italia aspetta un contratto di governo, la cui bozza rivela l’assenza di attenzione per il Mezzogiorno, e quindi per la lotta alle disuguaglianze. Il suo intervento ha portato alla luce tre aree di divario in merito a reddito, servizi e cultura, che colpiscono fortemente il Sud, il cui voto di protesta del 4 marzo, per Esposito, non è stato ascoltato.

La parola è passata al prof. Giannola, che ha affermato che “paradossalmente il Sud del Paese ha una grande rappresentanza in Parlamento, tuttavia priva di una riflessione coerente”. Ha proseguito il suo intervento soffermandosi sulla desertificazione delle aree meridionali, che anno dopo anno diventa sempre più allarmante.

Importanti considerazioni sono state fatte da Maurizio Franzini in merito alla questione della fuga dei giovani, perché in Italia si riscontra anche un inadeguato profilo professionale degli imprenditori, che non sanno accogliere correttamente le competenze dei laureati. Maria Cecilia Guerra ha aggiunto che il sistema che premia e penalizza le Università italiane altro non è che una logica di distribuzione dei tagli, che finisce sempre per gravare sugli atenei meridionali.

Dal punto di vista della sanità la situazione è altrettanto allarmante, come ha fatto notare Vera Lamonica, portando alla luce i dati sulla rinuncia alle prestazioni sanitarie per motivi economici. Emilio Viafora ha spinto invece sul ruolo delle agenzie di formazione, quindi su quello che ha definito “bisogno di una contrattazione territoriale diffusa”.

Ha concluso il convegno Susanna Camusso, con una riflessione sul torpore del progressismo. Oggi gli stati nazionali, impossibilitati a lottare contro il predominio delle multinazionali, si chiudono in sé diventando officine di populismi e nazionalismi, esercitando un forte fascino, quasi messianico, sui cittadini che nutrono rancore nei confronti della classe dirigente.

Noemi Orabona

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