Diritti. Verso la manifestazione dei migranti del 16 dicembre

MILANO – Nel pomeriggio di domenica 3 dicembre a Milano, l’associazione “Noi ci siamo” ha invitato la cittadinanza a partecipare a un’assemblea in vista della Manifestazione Nazionale dei Migranti che si svolgerà sabato 16 dicembre a Roma. Si è sentita l’esigenza di informare i cittadini sulle motivazioni che hanno spinto l’organizzazione della stessa: “Per la giustizia sociale, per i diritti dei migranti, per la libertà di circolazione. No alle leggi Minniti-Orlando, all’Europa fortezza e al suo regime del confine: nessuna persona è illegale!”.

Gli attivisti di “Noi ci siamo” definiscono la loro esperienza “una convivenza autogestita da parte di un gruppo di migranti, scappati da guerre e crisi economiche, o mossi dal bisogno di migliorare le proprie vite.”.

E’ una manifestazione voluta fortemente dai migranti stessi, stanchi di essere strumentalizzati a scopi politici: ”…è promossa pertanto proprio da noi, i dannati della globalizzazione e della colonizzazione economico finanziaria, uomini e donne in fuga o sfruttati. Non è la manifestazione che parla di noi, è la nostra manifestazione, per prendere parola e spiegare la nostra piattaforma rivendicativa, gli obiettivi concreti della nostra lotta.”.

Sulla pagina Facebook dell’associazione si legge: “Da anni il fattore migrazione viene raccontato come fenomeno di emergenza, negando le responsabilità dirette di chi ha generato l’impoverimento e la devastazione di ampie aree del pianeta attraverso guerre e sfruttamento delle risorse naturali e ambientali dei territori, usati dopo essere stati deturpati e rapinati come discariche dal civile e democratico occidente. Le migliaia di morti, nel Mediterraneo, sono la conseguenza delle guerre generate da questo sistema. Un sistema in piena crisi, che ha bisogno per sopravvivere di accaparrarsi nuovi territori su cui esercitare il proprio il controllo economico e politico, che si traduce in aumento dello sfruttamento, privatizzazioni, impoverimento delle condizioni di vita e concentrazione della maggior parte delle ricchezze del pianeta nelle tasche di pochi. Per questo motivo migliaia di esseri umani sono costretti a fuggire dalla fame e dalle persecuzioni dei regimi sanguinari finanziati e sostenuti dalla produzione e dalla vendita delle armi occidentali, dalle multinazionali, dalle politiche e strutture internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea. L’incremento del flusso migratorio è una condizione prevedibile, ma si preferisce gestirla secondo modalità emergenziali per sviluppare sistemi affaristici di speculazione sulla pelle dei disperati. Lo stato di emergenza permette di varare provvedimenti straordinari che consentono agli speculatori della finta accoglienza di agire senza alcun controllo e scrupolo. Usufruiscono di questo business regioni, comuni, commissioni territoriali, unici gestori dei fondi nazionali per le politiche e i servizi dell’asilo, distribuiti ai faccendieri dell’accoglienza.
La maggior parte di questi signori degli appalti al ribasso hanno trasformato le strutture SPRAR e i CAS, sulla carta destinati a percorsi di integrazione individuale, in veri e propri lager, privando della dignità umana chi è costretto a permanervi: chi cerca infatti di sottrarsi a queste condizioni indegne perde qualsiasi diritto all’assistenza.
Associazioni e cooperative ricevono 35 euro al giorno per ogni persona registrata. Al netto dei 2.50 euro distribuiti a migrante, questi soldi dovrebbero essere utilizzati per il buon funzionamento dei servizi di accoglienza. Ma i recenti fatti di Cona ci dimostrano che l’unico interesse di questi speculatori, al pari dei soci trafficanti di essere umani, è quello di ottenere il massimo profitto dalla disperazione di chi continua a vedere calpestati i propri diritti. Gli uomini, le donne, i bambini confinati in strutture circondate dal filo spinato, vengono stipati oltre l’inverosimile in edifici fatiscenti, gelati d’inverno e incandescenti d’estate. Nei lager dell’accoglienza si muore per l’assenza di assistenza sanitaria, oppure si rimane ostaggio della burocrazia al servizio del profitto che allunga la procedura del riconoscimento d’asilo.
Siamo contrari a modelli di accoglienza finalizzati allo sfruttamento, siamo contrari alle politiche dell’Unione Europea che regola i flussi in base alle proprie necessità di manodopera a basso costo, e reprime, utilizzando lo spettro strumentale del terrore, per recuperare consensi.”.

Si tende a sottolineare anche come “non esistano differenze tra italiani e immigrati, tra clandestini e rifugiati: siamo tutti vittime delle politiche internazionali che determinano disuguaglianze sociali, povertà e guerre. Proprio perché siamo coscienti di tutto ciò, non possiamo che rifiutare la guerra tra poveri, che politicanti e media vari fomentano costantemente.”.

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