Da Casal di Principe la X Edizione del festival dell’Impegno Civile

CASAL DI PRINCIPE – Ricordare e rivivere sono due concetti che non sempre coincidono, perché se ricordare vuol dire richiamare alla memoria, l’atto del rivivere invece rende il ricordo concreto e lo restituisce alla vita attraverso le azioni. Quindi si tratta di concetti complementari, perché affinchè nulla sia dimenticato, è bene che i ricordi non vengano solo trasmessi a parole, ma anche raccontati a gesti. Questo accade quando le comunità e le associazioni promuovono eventi e iniziative volte a riportare alla luce l’operato di chi ha fatto del bene, come monito per i posteri e per alimentare il proprio impegno civile verso la società. È infatti proprio sull’impegno civile che la X edizione del festival promosso dal Comitato Don Peppe Diana e dal Coordinamento Provinciale di Libera Caserta punta l’attenzione.

Il festival dell’impegno civile, che ha avuto inizio il 12 giugno e si concluderà il prossimo 5 agosto, è la prima manifestazione italiana a essere realizzata sui beni sottratti alla criminalità organizzata. Ben trenta le tappe previste dal programma del Festival, che quest’anno è in giro per l’Italia e coinvolge non solo i comuni campani: una kermesse di spettacoli, musica, teatro, cinema e letteratura che, sotto l’egida degli insegnamenti di Don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994, divulga temi e argomenti che abbiano come sfondo il riscatto sociale. Ma non solo, il festival ha anche l’intento di coinvolgere e rendere protagonista del cambiamento la cittadinanza tutta, al fine di rafforzare una coscienza che rigetti la camorra e che persegua valori di legalità e giustizia sociale.

A tal proposito abbiamo rivolto le nostre domande a Maria Laura Di Biase, che opera all’interno del comitato Don Peppe Diana.

Il programma del festival?

«Ci sono state una trentina di tappe in tutta la regione Campania. Il festival parte dal Casal di principe, ma si estende in tutta la regione. Quest’anno è stato il primo anno che è diventato nazionale e abbiamo avuto anche una tappa a Pisa, una a Milano e una a Sicignano in provincia di Bari.»

Perché anche nazionale?

«Dal momento in cui questi beni sono stati chiusi per molto tanto, si è pensato di organizzare una serie per portarli alla luce. È diventato nazionale perché appunto i beni confiscati non sono un problema o una risorsa di Casal di principe, in provincia di Caserta, ma sono una risorsa di tutti.»

Di quali beni confiscati si parla?

«Sono misti, perchè i beni confiscati sono terreni, sono aziende.»

I temi trattati?

«I temi sono sull’utilizzo sociale dei beni confiscati, la cittadinanza attiva, la legalità, l’economia sociale e le sue declinazioni, e quindi ovviamente la lotta al clima ambientale, al caporalato e di tutto ciò che riguarda queste macro categorie appena menzionate.»

C’è stata parecchia affluenza?

«Chiaro che ci sono alcune tappe che sono un po’ più piccole e altre che hanno una maggiore affluenza, come per esempio per il concerto di Francesco Tricarico a Maiano di Sessa Aurunca il 22 luglio. In quel giorno si è discusso su temi quali il caporalato e le nuove forme di economia sociale.»

Prossime iniziative del comitato Don Peppe Diana?

«Il comitato gestisce da un anno e mezzo Casa Diana, bene confiscato a Casal di principe. Noi come comitato siamo promotori del festival, insieme a Libera di Caserta. Tutto l’anno il comitato si riunisce in casa Don Diana la quale, essendo un bene confiscato, per tutto l’anno si fanno attività con bambini di scuola. Inoltre abbiamo anche un altro progetto che partirà da settembre e prevedrà un laboratorio di innovazione sociale. La nostra specificità sarà che tutti i laboratori serviranno a creare imprese in contesti sociali che utilizzeranno beni confiscati. Crediamo molto in questa iniziativa e da settembre saremo operativi su questo versante.»

Antonella Izzo

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