Basso reddito? Con lo stress, rischio cervello piccolo nei bambini

LOS ANGELES – I bambini che crescono in famiglie a basso reddito possono presentare un cervello più piccolo rispetto a quelli cresciuti in condizioni di benessere. È quanto emerso da una ricerca condotta da neuroscienziati del Children Hospital di Los Angeles.

Il volume del cervello è più piccolo in persone che sono cresciute in situazioni di povertà, associata a casi di stress e depressione in famiglia. Già in passato studi riguardanti lo sviluppo del cervello hanno posto l’attenzione sul miglioramento dell’ambiente nel quale il bambino vive, obiettivo il più delle volte irrealizzabile, soprattutto quando le difficili condizioni economiche portano a stress in famiglia. A tale riguardo, uno studio dell’Università di Yale aveva messo in luce che persino l’impossibilità di acquistare un adeguato approvvigionamento di pannolini poteva generare stress e depressione nelle madri a basso reddito. Questo, irrimediabilmente, innescava una serie di esiti negativi sui bambini.

Su questo argomento si è pronunciato anche il Dottor Charles Nelson dell’Università di Harvard, in un editoriale apparso sul Journal of American Medical Association: “Se vogliamo proteggere il cervello dei nostri figli, dobbiamo proteggere le loro giovani menti. La condizione di povertà deve essere considerata alla pari dell’esposizione al piombo, all’alcol o alla cocaina e, come tale, merita un’attenzione particolare da parte di tutte le autorità sanitarie competenti”. Poi continua provocatoriamente: “Che cosa accadrebbe se il 20% dei nostri bambini venisse a contatto con la cocaina nella prima infanzia? Questa situazione verrebbe trattata come un’emergenza nazionale. La povertà è una emergenza nazionale! I bambini poveri sono biologicamente destinati a una vita di bassi rendimenti e non possiamo accettare questa situazione con rassegnazione. Dobbiamo migliorare i primi anni di esperienza di questi bambini”. In che modo? “Fornendo supporti migliori alle famiglie e rendendo il lavoro dei genitori meno opprimente; nello stesso tempo aiutando i genitori a fornire un corretto apporto nutritivo ai loro figli, immediatamente, e per il resto della loro vita. Interventi di questo tipo hanno carattere di urgenza. Non si può pensare che un bambino su cinque sia a rischio di limitazioni permanenti. I bambini sono l’investimento più importante.”.

Clemente Cipresso

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