Banca delle Infrastrutture. Scacco matto cinese

MOSCA – Verso un mondo cinocentrico? Probabilmente non sarà una guerra a far passare il testimone di leader mondiale economico e militare dagli Stati Uniti d’America alla Cina, ma una semplice ‘mossa’ finanziaria di una partita a scacchi in realtà iniziata già da diversi anni. Dopo la Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania infatti, cosa che ha mandato su tutte le furie gli americani, anche la Russia ha deciso di aderire al progetto cinese della Banca delle Infrastrutture.

Il passo di Putin rafforza la cooperazione tra Unione Economica Eurasiatica Economica e la Cina, favorendo la libera circolazione delle merci e dei capitali tra i due continenti, senza dimenticare la linea economica tracciata dalla Cina e la Russia, la nuova ‘via della seta’ lanciata dalla leadership cinese.

La Banca delle Infrastrutture avrà dunque almeno 30 Paesi fondatori, e altri ancora sono in arrivo, come l’Australia. Insomma tutti gli alleati statunitensi, tranne il Giappone e la Corea del Sud, ma la scadenza per l’adesione e fissata per il 31 marzo e tutto può ancora accadere. Oltre tale data si potrà accedere come Paesi membri non fondatori. In ogni caso la Cina renderà operativa la Banca delle Infrastrutture entro la fine del 2015 con un capitale sociale di almeno 50 miliardi di dollari.

L’AIIB, Asian Infrastructure Investment Bank, si concentrerà sul finanziamento di progetti per le infrastrutture, tra i quali l’energia, i trasporti, le telecomunicazioni, lo sviluppo urbano e rurale, e l’ambiente. Per questo motivo Washington guarda con preoccupazione a questo progetto finanziario, visto come un rivale della Banca Mondiale guidata dagli Stati Uniti, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Asiatica di Sviluppo, dominata dal Giappone e ancora dagli Stati Uniti, che hanno fatto di tutto per evitare che le Nazioni alleate entrassero nella AIIB, l’Istituto fondato da Pechino.

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