Aumenta inquinamento, diminuisce fertilità maschile. I test della “Terra dei fuochi”

NAPOLI – Al XXXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia, svoltosi recentemente a Napoli, è stata confermata la tesi di diminuzione della fertilità maschile causata dal continuo incremento dell’inquinamento ambientale. Grazie allo studio di alcuni ricercatori campani, team guidato da Luigi Montano e con la partecipazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione e l’Istituto per il Sistema Produzione Animale in Ambiente Mediterraneo, è stata dimostrata una precisa correlazione inversa tra la fertilità maschile, accumulo marcatore di danno del DNA (La proteina p53 – ndr) a livello del liquido seminale, e inquinamento ambientale.

Dopo varie ricerche e analisi su campioni di liquido seminale di uomini che risiedono nella cosiddetta “Terra dei fuochi“, il territorio compreso tra la provincia di Napoli e l’area sud-occidentale della provincia di Caserta, è stato dimostrato che essi hanno una maggior concentrazione di proteina p53 rispetto a uomini che vivono in zone meno inquinate, come per esempio quella del Cilento. In altre parole, è stato dimostrato che maggiore è l’inquinamento, maggiore sarà la concentrazione della proteina p53 nel liquido seminale, causa di infertilità maschile. Una scoperta rilevante che darà il via a maggiori studi e ricerche, come il nuovo progetto Eco Food Fertility, in cui sono previste altre valutazioni tossicologiche sul liquido seminale.

L’inquinamento è diventato un problema molto sentito a livello mondiale, esso viene definito come un’alterazione del normale stato di qualità dell’ambiente producendo patologie o danni permanenti per la vita in una determinata area. Attualmente  i comuni campani che sono compresi nel territorio della “Terra dei Fuochi” sono 88, dei quali 55 nella provincia di Napoli e 33 nella provincia di Caserta, con un popolazione esposta rispettivamente di 2.364.468 e 615.819 abitanti.

Le iniziative più importanti adottate dall’ARPAC, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in Campania, riguardano il cosiddetto “Patto Terra dei Fuochi”, che comprende la mappatura dei terreni agricoli della Regione Campania; il Piano Regionale “Terra dei Fuochi”, le cui attività sono iniziate il 12 maggio 2014 e che consistono nel campionamento di matrici vegetali in campo, latte, alimenti zootecnici in allevamento e uova di piccoli allevamenti rurali in 120 Comuni della regione Campania; e infine il Progetto QR-CODE, ovvero un sistema finalizzato a certificare e comunicare la sicurezza alimentare e la qualità dei prodotti che rientra tra le misure volte a sostenere e supportare le aziende del settore agroalimentare campano. Il problema tuttavia continua a gravare sulla salute di  migliaia di persone, provocando conseguenze gravi, spesso mortali.

Iulia Nicoleta Dana

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