Attivismo. Corteo contro la chiusura dello stabilimento Ford a Blanquefort

BORDEAUX – Giovedì 25 ottobre circa 400 persone si sono radunate in “Place de la République” per sostenere gli operai della fabbrica Ford, situata nel comune bordolese di Blanquefort, a rischio chiusura definitiva nel 2019, come annunciato dal gigante automobilistico americano. La mobilitazione è iniziata alle ore 13:00 con organizzazioni politiche, sindacati dipartimentali e regionali, la CGT Métaux, tutti accorsi in piazza per partecipare al corteo cittadino, organizzato dai tre sindacati di Ford-Blanquefort (CGT, FO, CFTC).

Lo stabilimento FIA (Ford Aquitaine Industries) a Blanquefort è stato il primo insediamento del colosso americano sul territorio francese, voluto fortemente da Jacques Chaban-Delmas, storico sindaco di Bordeaux, e inaugurato nel 1973 da Henry Ford II. Il sito, specializzato nella produzione di scatole del cambio automatico, raggiunge il suo apogeo nei primi anni 2000 equipaggiando di scatole del cambio una parte rilevante di veicoli Ford nel mondo. Negli ultimi 10 anni i lavoratori dello stabilimento vivono una situazione tormentata: nel 2007 il sito inizia a ridurre notevolmente la produzione; nel 2009 subentra il gruppo tedesco HZ Holding che preserva la totalità dei posti di lavoro, ma il suo progetto di produzione di ralle di orientamento per pali eolici fallisce immediatamente. Nel 2011 Ford riacquista il sito, annunciando progetti ambiziosi che tuttavia non decollano.

A inizio 2018 iniziano le serie preoccupazioni degli 850 operai della fabbrica: il 27 febbraio Ford comunica l’intenzione di voler bloccare gli investimenti sul sito FAI di Blanquefort, e di stopparne la produzione nel 2019. Il 7 giugno la direzione del gruppo conferma l’eventualità di chiusura del sito per la fine dell’anno prossimo, in caso di assenza di acquirenti (La legge Florange del 2015 obbliga un liquidatore a cercare un acquirente – ndr), e nell’ipotesi di un piano sociale. In un comunicato stampa del 19 settembre, Ford ha annunciato il nome di un potenziale acquirente: l’industriale belga “Punch Powerglide”, specializzato nella produzione di scatole del cambio automatico.

Le forti agitazioni e mobilitazioni degli operai di FIA sono dovute al secco rifiuto di Ford alla proposta di acquisizione di Punch: rifiuto comunicato il 15 ottobre ai sindacati dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire, a Bordeaux. Il 23 ottobre, nella prefettura di Bordeaux, Punch ha presentato il suo piano di recupero del sito alla presenza di rappresentanti locali, statali, e di delegati sindacali di FIA.

Durante il corteo abbiamo chiesto approfondimenti a Philippe Poutou, operaio e delegato CGT del sito FIA.

Qual è stato l’esito dell’incontro con Punch Powerglide del 23 ottobre?

«E’ l’inizio di una discussione che si preannuncia molto difficile tra il potenziale acquirente, lo Stato e noi sindacati: Ford non partecipa al tavolo comune della discussione perché intende chiudere la fabbrica; dunque di fatto si svolgono discussioni bilaterali. Si annunciano delle vere e proprie battaglie da qui a fine novembre perché anche il progetto industriale di Punch non è del tutto chiaro.»

Perché Ford intende chiudere lo stabilimento?

«Ciò che Ford intende fare è di razionalizzare, ovvero di accorpare il sito FIA al grande stabilimento che Ford ha negli Stati Uniti, e che fabbrica le stesse scatole del cambio automatico. Dal 1972 la Ford ha ricevuto molte sovvenzioni governative per garantire la continuità del sito, di cui circa 50 milioni di euro negli ultimi 5 anni: è scandaloso che nonostante le sovvenzioni ricevute possa pensare di chiudere e licenziare! Ford ha proposto il suo piano sociale: noi siamo 850 operai di cui circa 350, secondo il piano, potrebbero usufruire di buone condizioni perché partirebbero in prepensionamento, raggiungibile tuttavia dopo un periodo di disoccupazione; altri 400/450 operai hanno bisogno di conservare il loro posto di lavoro.»

Un potenziale acquirente, Punch Powerglide, è stato trovato, perché Ford rimane ferma sulla sua decisione?

«Perché nei fatti un’acquisizione obbligherebbe Ford ad avere ancora un legame con la fabbrica: da qui ai prossimi 3 anni Punch non ha un progetto per il sito, dunque la transizione dovrebbe passare obbligatoriamente per Ford, che tra i vari impegni dovrebbe garantire un volume di produzione triennale sufficiente a consentire l’inizio dell’attività da parte di Punch: ecco perché Ford vuole solo chiudere il sito.»

Tullio Nese

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