Arte. Report dalla IV Edizione del convegno “Nel blu dipinto di blu”

NAPOLI – Venerdì 2 e sabato 3 marzo si è svolta la IV Edizione del convegno “Nel blu dipinto di blu”, un appuntamento per approfondire il rapporto tra arte e cura. L’evento è stato promosso da Anthea, associazione nazionale di arteterapia, e si è svolto tra l’Università suor Orsola Benincasa e il Foqus, sala dell’omonima Fonfazione situata ai Quartieri spagnoli.

Il convegno è stato strutturato con incontri, confronti, scambi dove mettersi in gioco e in questo scambio aprire nuovi spazi possibili; ha rappresentato anche un impegno dove operatori, docenti, utenti, istituzioni hanno messo qualcosa di proprio per costruire uno spazio espressivo per ‘contagiare’ la città.

La scuola di teatroterapia di Napoli ANTHEA coinvolge psicologi, arteterapeuti e associazioni che per l’occasione si cimentano in dibattiti e performance in cui il teatro definisce lo strumento, la terapia e l’obiettivo. Oltre a confermarsi il legame con il Suor Orsola si sta consolidando il rapporto con l’ordine degli psicologi della Campania, che è diventato promotore di tanti interventi.

Agli incontri di “Nel blu dipinto di blu” sono intervenuti anche gli utenti del Dipartimento di Salute mentale, mettendo in gioco abilità e conoscenze acquisite.

“Quando si parla di arte si pensa a un’esibizione, un’esposizione e invece arte è anche un gruppo che si incontra, interagisce, si separa per poi ritrovarsi. Da anni si parla di un settore, ma il settore sociale è un settore che produce benessere”, apre con queste parole l’incontro Maria D’Ambrosio, docente di Pedagogia del Suor Orsola.

“L’arte è importante non solo nella formazione, ma anche nell’intervento del disagio”, continua Antonella Bozzaotra, presidente dell’Ordine degli psicologi campani.

Dopo questi due interventi introduttivi si è aperta una tavola rotonda dal tema: “La teatroterapia tra incontro con sè ed essere in scena”, moderata da Sara Diamare, psicoterapeuta e docente di danzamovimenterapia a cui hanno preso parte Dario Aquilina, psicoterapeuta, direttore scientifico di Anthea e fondatore del teatro dell’anima, che ha presentato un filmato sul mettere in scena la città; sono intervenute anche Stefania Guerriero e Rossana Calvano del DSM 30, presentando la compagnia dei Masnadieri, e parlando dell’importanza dell’uso del linguaggio teatrale nella salute mentale e di come il gioco rappresenti l’area attraverso cui si costruisce il gruppo.

A conclusione della mattinata, Rodolfo Matto, attore e formatore di clownterapia e yoga della risata, ha tirato fuori il naso rosso, coinvolgendo il pubblico in una breve lezione di yoga della risata.

Nel pomeriggio due laboratori: “Solo me ne vo per la città”, tecniche drammaterapeutiche a cura di Paola Zuradelli, drammaterapista di Milano; e “Io, tu, loro, noi. Il senso della coralità in scena: dinamiche di gruppo”, della compagnia dei Masnadieri.

Il convegno dunque si è spostato al Foqus, dove si è tenuta la performance “Ma non esistono più le mezze stagioni”, del Centro salute mentale distretto 30 – ASL Napoli 1, per la regia e la drammaturgia a cura di Tina Volpicelli.

Sabato 3, sempre al Foqus, la mattina di incontri si è aperta con la lezione della danzamovimentoterapeuta Mila Sanna, sull’integrazione tra psicoterapia psicosomatica e danzamovimentoterapia come fattori facilitatori del processo di conoscenza individuali. A seguire una tavola rotonda moderata dalla musicoterapista Diana Facchini, sul tema della musica, dramma e del movimento nella formazione del teatroterapeuta.

Sono intervenuti tra gli altri Adolfo Ferrato; Paola Zuradelli, che ha toccato il tema degli anziani e dell’arte; e Simonetta Ottone, che ha illustrato il profilo del danzamovimentoterapeuta. Il convegno quindi si è concluso con una performance degli studenti dell’UNISOB del ciclo seminariale “Arte ed educazione per il benessere sociale”, a cura di Aurino, D’Ambrosio, Diamare, Giaccio, Salerno.

Sono stati due giorni ricchi di emozione, dove l’arte è stata strumento di formazione e cura.

Serena Costantino
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Comments

  1. Ultimamente mi sono imbattuta spesso in interviste, post sui social o interventi in radio e tv che mi hanno fatto interrogare sulla percezione dello psicologo, nel senso comune. In particolare per quello che, secondo alcuni, serve, per andare dallo psicologo. Purtroppo ne viene fuori un quadro colmo di pregiudizi sullo psicologo che racconta molto dell‘ineducazione psicologica diffusa.   La questione del coraggio   C’è questa cosa, per esempio, che molti rivelano di aver finalmente trovato il coraggio e di essersi rivolti a uno psicologo.

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